lunedì 12 agosto 2013

La Chiesa e la comunione ai divorziati risposati

Come hanno raccontato le cronache, durante il volo di ritorno da Rio de Janiero Papa Francesco non si è sottratto al fuoco di domande senza “filtro” dei giornalisti al seguito. 

Tra gli argomenti trattati quello della “comunione ai cattolici divorziati e risposati”. La questione posta investe la pastorale matrimoniale, della quale il Papa ha anticipato che se ne occuperà, tra l’altro, il gruppo degli otto cardinali  da lui costituito proprio per consigliarlo nell’affrontare le problematiche ecclesiali più urgenti . La tematica inoltre sarà al vaglio del prossimo Sinodo dei Vescovi, che approfondirà come "la fede aiuta la famiglia". 

A buona memoria però  va detto che dell’argomento se ne occupò il card. Joseph Ratzinger da prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede già nel 1998 con uno scritto  in cui si precisano gli ambiti del problema:” Se la Chiesa accettasse la teoria che un matrimonio è morto, quando i due coniugi non si amano più, allora approverebbe con questo il divorzio e sosterrebbe l’indissolubilità del matrimonio in modo ormai solo verbale, ma non più in modo fattuale. L’opinione, secondo cui il Papa potrebbe eventualmente sciogliere un matrimonio sacramentale consumato, irrimediabilmente fallito, deve pertanto essere qualificata come erronea. Un tale matrimonio non può essere sciolto da nessuno. Gli sposi nella celebrazione nuziale si promettono la fedeltà fino alla morte. Ulteriori studi approfonditi esige invece la questione se cristiani non credenti — battezzati, che non hanno mai creduto o non credono più in Dio — veramente possano contrarre un matrimonio sacramentale. In altre parole: si dovrebbe chiarire se veramente ogni matrimonio tra due battezzati è ipso facto un matrimonio sacramentale. Di fatto anche il Codice indica che solo il contratto matrimoniale «valido» fra battezzati è allo stesso tempo sacramento (cfr. Codex iuris canonici, can. 1055, § 2). All’essenza del sacramento appartiene la fede; resta da chiarire la questione giuridica circa quale evidenza di «non fede» abbia come conseguenza che un sacramento non si realizzi”.

 E non va dimenticato che la problematica è stata presente nella cura di Papa Benedetto XVI, che ne parlò nell’estate del 2005 ad un incontro con il clero della Diocesi di Aosta: “Nessuno di noi ha una ricetta fatta, anche perché le situazioni sono sempre diverse. Direi particolarmente dolorosa è la situazione di quanti erano sposati in Chiesa, ma non erano veramente credenti e lo hanno fatto per tradizione, e poi trovandosi in un nuovo matrimonio non valido si convertono, trovano la fede e si sentono esclusi dal Sacramento. Questa è realmente una sofferenza grande e quando sono stato Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ho invitato diverse Conferenze episcopali e specialisti a studiare questo problema: un sacramento celebrato senza fede. Se realmente si possa trovare qui un momento di invalidità perché al sacramento mancava una dimensione fondamentale non oso dire. Io personalmente lo pensavo, ma dalle discussioni che abbiamo avuto ho capito che il problema è molto difficile e deve essere ancora approfondito. Ma data la situazione di sofferenza di queste persone, è da approfondire “.

Approfondire un tema si complesso ma nel segno della misericordia, cui si richiama costantemente Papa Francesco:”Con riferimento al problema della Comunione alle persone in seconda unione, perché i divorziati possono fare la Comunione, non c’è problema, ma quando sono in seconda unione, non possono. .. credo che questo problema – chiudo la parentesi – si debba studiare nella cornice della pastorale matrimoniale…Siamo in cammino per una pastorale matrimoniale un po’ profonda. E questo è un problema di tutti, perché ci sono tanti, no? Per esempio, ne dico uno soltanto: il cardinale Quarracino, il mio predecessore, diceva che per lui la metà dei matrimoni sono nulli. Ma diceva così, perché? Perché si sposano senza maturità, si sposano senza accorgersi che è per tutta la vita, o si sposano perché socialmente si devono sposare. E in questo entra anche la pastorale matrimoniale. E anche il problema giudiziale della nullità dei matrimoni, quello si deve rivedere, perché i Tribunali ecclesiastici non bastano per questo. E’ complesso, il problema della pastorale matrimoniale”.

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