domenica 24 gennaio 2016

Rapporto tra comunicazione e misericordia

Come ormai da tradizione, oggi, ricorrenza di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, viene pubblicato il Messaggio del Santo Padre per la 50ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2016, che si celebrerà il prossimo 8 maggio, nella domenica che precede la Pentecoste.
 
La Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali è l'unica  stabilita dal Concilio Vaticano II ("Inter Mirifica", 1963) e viene celebrata in molti paesi, su raccomandazione dei vescovi del mondo.
 
Il tema scelto per quest’anno giubilare da papa Francesco è oltremodo significativo: Comunicazione e misericordia: un incontro fecondo. In modo chiaro, il Pontefice richiama subito il concetto che sottende il documento:
“Ciò che diciamo e come lo diciamo, ogni parola e ogni gesto dovrebbe poter esprimere la compassione, la tenerezza e il perdono di Dio per tutti. L’amore, per sua natura, è comunicazione, conduce ad aprirsi e a non isolarsi. E se il nostro cuore e i nostri gesti sono animati dalla carità, dall’amore divino, la nostra comunicazione sarà portatrice della forza di Dio”.
Questo riguarda particolarmente la Chiesa, chiamata con il linguaggio e le azioni a trasmettere misericordia “così da toccare i cuori delle persone e sostenerle nel cammino verso la pienezza della vita, che Gesù Cristo, inviato dal Padre, è venuto a portare a tutti” e offrire “quel calore che dà sostanza alle parole della fede e che accende nella predicazione e nella testimonianza la “scintilla” che le rende vive”. E infatti,
“Solo parole pronunciate con amore e accompagnate da mitezza e misericordia toccano i cuori di noi peccatori. Parole e gesti duri o moralistici corrono il rischio di alienare ulteriormente coloro che vorremmo condurre alla conversione e alla libertà, rafforzando il loro senso di diniego e di difesa”.  
Papa Bergoglio ricorda la “bontà della comunicazione, in quanto capace di “creare ponti, di favorire l’incontro e l’inclusione…sia nell’ambiente fisico sia in quello digitale”. Da ciò la necessità di affrancarsi dai messaggi di odio delle condanne e delle vendette che ammorbano la nostra società. “ La parola del cristiano, invece, si propone di far crescere la comunione e, anche quando deve condannare con fermezza il male, cerca di non spezzare mai la relazione e la comunicazione”. Perciò l’invito a tutte le persone di buona volontà a “riscoprire il potere della misericordia di sanare le relazioni lacerate e di riportare la pace e l’armonia tra le famiglie e nelle comunità”.
 
E il Pontefice non tralascia di rivolgersi a quanti hanno responsabilità istituzionali, politiche e di formazione dell’opinione pubblica,
“ affinché siano sempre vigilanti sul modo di esprimersi nei riguardi di chi pensa o agisce diversamente, e anche di chi può avere sbagliato. È facile cedere alla tentazione di sfruttare simili situazioni e alimentare così le fiamme della sfiducia, della paura, dell’odio. Ci vuole invece coraggio per orientare le persone verso processi di riconciliazione, ed è proprio tale audacia positiva e creativa che offre vere soluzioni ad antichi conflitti e l’opportunità di realizzare una pace duratura. «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia [...] Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,7.9)”.
Il Vescovo di Roma, inoltre, ritiene di richiamare anche l’attenzione dei pastori nella Chiesa, di modo che
"Lo stile della nostra comunicazione sia tale da superare la logica che separa nettamente i peccatori dai giusti. Noi possiamo e dobbiamo giudicare situazioni di peccato – violenza, corruzione, sfruttamento, ecc. – ma non possiamo giudicare le persone, perché solo Dio può leggere in profondità nel loro cuore. È nostro compito ammonire chi sbaglia, denunciando la cattiveria e l’ingiustizia di certi comportamenti, al fine di liberare le vittime e sollevare chi è caduto. Il Vangelo di Giovanni ci ricorda che «la verità vi farà liberi» (Gv 8,32). Questa verità è, in definitiva, Cristo stesso, la cui mite misericordia è la misura della nostra maniera di annunciare la verità e di condannare l’ingiustizia. È nostro precipuo compito affermare la verità con amore (cfr Ef 4,15). Solo parole pronunciate con amore e accompagnate da mitezza e misericordia toccano i cuori di noi peccatori. Parole e gesti duri o moralistici corrono il rischio di alienare ulteriormente coloro che vorremmo condurre alla conversione e alla libertà, rafforzando il loro senso di diniego e di difesa”.
Il Papa, prima di concludere il Messaggio, si sofferma sulla differenza tra l’udire “che riguarda l’ambito dell’informazione” e l’ascolto “che rimanda all’ambito della comunicazione” fatta di attenzione, accoglienza e vicinanza. In effetti, “Saper ascoltare è una grazia immensa, è un dono che bisogna invocare per poi esercitarsi a praticarlo”. Non poteva mancare, infine, un riferimento alle moderne forme di comunicazione sociale, che vanno usate col cuore per favorire le relazioni e promuovere il bene della società, evitando così “un’ulteriore polarizzazione e divisione tra le persone e i gruppi”, visto che “L’ambiente digitale è una piazza, un luogo di incontro, dove si può accarezzare o ferire, avere una discussione proficua o un linciaggio morale”.

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