sabato 9 marzo 2013

“Extra omnes”

"Fuori tutti", con questa espressione il Maestro delle cerimonie pontificie , il prossimo martedì pomeriggio , giorno d’inizio del Conclave, ordinerà a tutti quelli che non sono chiamati all'elezione del Romano Pontefice di uscire dalla cappella Sistina, che subito dopo verrà chiusa e sigillata dall'interno. 
Questo rituale, che di fatto pone in assoluta clausura i 115 Cardinali elettori isolandoli dal resto del mondo, si spiega con l’esigenza della segretezza dell’elezione del Papa. Più che mai vale questa tradizione ai tempi d’oggi pervasi dalla comunicazione tecnologica. Non a caso, come già nel 2005, si è opportunamente “bonificata” la Sistina, per evitare qualsiasi inquinamento da e verso il Conclave. 
Considerato il tempo già trascorso e impegnato dal Collegio dei Cardinali nelle congregazioni per dibattere e delineare con le esigenze contemporanee della Chiesa nel mondo la figura del nuovo Papa, è ragionevole pensare che non passerà tanto tempo per assistere alla fumata bianca dal comignolo della Sistina. 
E comunque, per cercare di intuire gli orientamenti del Conclave, sarà certamente utile ascoltare l’omelia che il card. Decano, Angelo Sodano (che pure non entrerà in Sistina in quanto ultraottantenne), pronuncerà martedì mattina presiedendo la Messa pro eligendo Romano Pontifice
Per essere eletto,  al nuovo Papa saranno necessari i 2/3 dei suffragi dei Cardinali, pari a 77 voti. Fermo restando la suprema vigilanza dello Spirito Santo, non è semplice fare previsioni, non ultimo perché la storia delle elezioni pontificie insegna, parafrasando il card. Siri (che se ne intendeva), “I Papi si fanno in Conclave” e frequentemente chi vi è entrato “papa” n'è uscito “cardinale” .
Oltretutto appaiono superate antiche categorie, quali quella determinata dalla distinzione tra “progressisti” e “conservatori”. A questo proposito piace ricordare alcune storiche smentite come per esempio quella riguardante il beato Giovanni XXIII, ritenuto appunto da cardinale un "conservatore". Apparendo molto remote “sorprese” dall’Africa (sebbene auspicate da taluni) o dall’Asia, restano forti le probabilità di un Papa europeo o del nuovo mondo. Sembrerebbe da escludere comunque uno statunitense in ragione dell’appartenenza proprio alla nazione-superpotenza mondiale. Un canadese? Un sudamericano? Oppure, dopo 35 anni, un italiano (magari grande teologo e pastore). 
Per una legge non scritta, se il Papa è italiano, il Segretario di Stato non lo è e viceversa. Se, quindi, ci fosse il Papa italiano, si potrebbe avere il Segretario di Stato americano.

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