mercoledì 1 gennaio 2014

Presupposti del coesistere e bene comune

Oggi la Chiesa cattolica celebra la solennità di Maria SS. Madre di Dio. E nel nome di Maria che dal 1967 si celebra in tutto il mondo la «giornata delta pace». Il Magistero della Chiesa in modo costante ha sviluppato la propria azione nel mettere in evidenza la pressante necessità di fare della pace una dimensione effettiva della umana convivenza. 

Nel suo primo Messaggio per questa 47^ Giornata Mondiale della Pace, papa Francesco ha innanzitutto espresso “l’augurio di un’esistenza colma di gioia e di speranza”. Dopo avere richiamato la naturale vocazione alla fraternità, che sgorga dalla famiglia attraverso la complementarietà dei suoi membri, il Papa ha ricordato che “Le nuove ideologie, caratterizzate da diffuso individualismo, egocentrismo e consumismo materialistico, indeboliscono i legami sociali, alimentando quella mentalità dello “scarto”, che induce al disprezzo e all’abbandono dei più deboli, di coloro che vengono considerati “inutili”. Così la convivenza umana diventa sempre più simile a un mero do ut des pragmatico ed egoista”. 

E così Francesco precisa:“Penso al dramma lacerante della droga, sulla quale si lucra in spregio a leggi morali e civili; alla devastazione delle risorse naturali e all’inquinamento in atto; alla tragedia dello sfruttamento del lavoro; penso ai traffici illeciti di denaro come alla speculazione finanziaria, che spesso assume caratteri predatori e nocivi per interi sistemi economici e sociali, esponendo alla povertà milioni di uomini e donne; penso alla prostituzione che ogni giorno miete vittime innocenti, soprattutto tra i più giovani rubando loro il futuro; penso all’abominio del traffico di esseri umani, ai reati e agli abusi contro i minori, alla schiavitù che ancora diffonde il suo orrore in tante parti del mondo, alla tragedia spesso inascoltata dei migranti sui quali si specula indegnamente nell’illegalità… Nel contesto ampio della socialità umana, guardando al delitto e alla pena, viene anche da pensare alle condizioni inumane di tante carceri, dove il detenuto è spesso ridotto in uno stato sub-umano e viene violato nella sua dignità di uomo, soffocato anche in ogni volontà ed espressione di riscatto”.

 Ma nel progetto di Dio le cose non stanno così, anzi. E’ papa Bergoglio, a tal proposito, aggiunge: “ Nella famiglia di Dio, dove tutti sono figli di uno stesso Padre, e perché innestati in Cristo, figli nel Figlio, non vi sono “vite di scarto”. Tutti godono di un’eguale ed intangibile dignità. Tutti sono amati da Dio, tutti sono stati riscattati dal sangue di Cristo, morto in croce e risorto per ognuno”. 

Proprio per questo, il Santo Padre ammonisce sul valore fondante della fraternità nel vivere civile: “La fraternità genera pace sociale perché crea un equilibrio fra libertà e giustizia, fra responsabilità personale e solidarietà, fra bene dei singoli e bene comune. Una comunità politica deve, allora, agire in modo trasparente e responsabile per favorire tutto ciò. I cittadini devono sentirsi rappresentati dai poteri pubblici nel rispetto della loro libertà. Invece, spesso, tra cittadino e istituzioni, si incuneano interessi di parte che deformano una tale relazione, propiziando la creazione di un clima perenne di conflitto”.

A questo punto, non si può non pensare alla situazione che viviamo noi italiani nel nostro paese. Ieri su La Stampa Massimo Gramellini così commentava: “Cinismo e dabbenaggine spesso convivono nella stessa persona, pronta a mettere in dubbio la competenza di uno scienziato come a buttarsi tra le braccia del primo millantatore. Le soluzioni facili godono di un’ingannevole popolarità. Dalla moneta all’immigrazione, si pensa che tornare indietro sia il modo migliore per andare avanti. Il Duemila è iniziato da tredici anni, ma il dibattito pubblico, spesso anche quello privato, rimane inchiodato al Novecento: il comunismo, la lira, il bel tempo andato. Peccato che mentre lo si viveva non fosse poi così bello. Ho sentito miei coetanei decantare gli anni Settanta come un’epoca più sicura e tranquilla dell’attuale. Gli anni Settanta: quando si sparava per la strada e si rapivano i bambini. Ogni generazione rimpiange la sua infanzia, però se la nostalgia si trasforma in torcicollo emotivo produce depressione, paralisi e paragoni sterili, spesso storpiati dalla memoria” . 

Appunto, verrebbe da dire, condividendone l’analisi. Eppure per l’Italia il 2013, a differenza dei due precedenti, sul versante della politica economica, è stato l’anno del consolidamento dei conti pubblici, dell’uscita dalla procedura d’infrazione, della drastica riduzione del “famigerato” spread . Il tutto grazie ad un governo con una maggioranza,  ma soprattutto alla vigile ed operativa "guida" del presidente Napolitano, di cui ieri abbiamo ascoltato un discorso così ricco, per dirla con Massimo Giannini, di “tensione morale e attenzione istituzionale". Ed è su questa linea che bisogna attivamente e senza indugi proseguire in questo 2014 appena iniziato, perché tanto rimane da “costruire”. E comunque auguri. A tutti noi.

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