mercoledì 20 ottobre 2010

Il Papa ai seminaristi e non solo

Alla fine dell'anno sacerdotale Benedetto XVI ha inviato una lettera ai seminaristi, tratteggiando con il solito stile sobrio e penetrante il cammino di formazione umana e cristiana del sacerdote. E' un'altra perla pastorale di questo Pontificato per chiarezza di sintesi e per il modo come si rivolge all'intelligenza e al cuore di chi la legge. Parla ai candidati al ministero sacro, ma è sicuramente utile a chiunque per il cammino personale nella fede del Cristo. Il Papa aiuta a riflettere sul significato della preghiera quotidiana come strumento di “contatto interiore con Dio, punto di riferimento della nostra vita” e “che si dona a noi nell'Eucaristia”. Così come viene sottolineata l'importanza del sacramento della Penitenza “per opporsi all'abbrutimento dell'anima, all'indifferenza che si rassegna al fatto di essere fatti così”, e, lasciandosi perdonare, imparare a perdonare gli altri. Nell'elencare le diverse discipline che impegnano lo studio dei seminaristi, il Papa ha ricordato l'importanza del diritto canonico “nella sua necessità intrinseca e nelle forme della sua applicazione pratica”e, affermando che “una società senza diritto sarebbe una società priva di diritti”, ha aggiunto:”Il diritto è condizione dell'amore”. Altro che aridità delle norme. E, infine, sul piano della maturazione umana, il riferimento “alla integrazione della sessualità nell'insieme della personalità, intesa cioè non solo come “dono del Creatore”, ma anche come “compito che riguarda lo sviluppo del proprio essere umano”. Benedetto XVI, nell'evocare la banalizzazione della sessualità, non ha omesso di accennare agli abusi sessuali di bambini e giovani da parte di sacerdoti. Fenomeno grave, che ha sfigurato il ministero dei colpevoli oltre alle distruzioni causate alle vittime, ma che non intacca tuttavia la “missione sacerdotale, la quale rimane grande e pura” grazie a “sacerdoti convincenti, plasmati dalla loro fede. Sacerdoti che” testimoniano che in questo stato, e proprio nella vita celibataria, si può giungere ad un'umanità autentica, pura e matura”.E non è poco, anzi, vista la necessità di sacerdoti, anche in questo tempo dominato dalla tecnica e segnato dalla globalizzazione, quali messaggeri tra gli uomini del “Dio che si è mostrato in Gesù Cristo e che ci raduna nella Chiesa universale, per imparare con Lui e per mezzo di Lui la vera vita e per tenere presenti e rendere efficaci i criteri della vera umanità”. Il Dio di cui “gli uomini avranno sempre bisogno”.

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