Papa Francesco, ieri nell’Aula Paolo VI in Vaticano, rivolgendosi con un Discorso ai partecipanti al XXVIII corso sul foro interno organizzato dalla Penitenzieria Apostolica si è soffermato sulla “formazione di buoni confessori”.
Il Santo Padre ha esordito dicendo: “questo della Penitenzieria è il tipo di Tribunale che mi piace davvero! Perché è un “tribunale della misericordia”, al quale ci si rivolge per ottenere quell’indispensabile medicina per la nostra anima che è la Misericordia divina!”.
A tal proposito si ricorda che la Penitenzieria Apostolica
ha competenze stabilite agli artt. 117-120 della Costituzione apostolica Pastor Bonus sulla Curia Romana di san Giovanni Paolo II del 28 giugno 1988
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Dette competenze concernono il foro interno e le indulgenze (art. 117). Per il foro interno, sia sacramentale che non sacramentale, essa concede le assoluzioni, le dispense, le commutazioni, le sanzioni, i condoni ed altre grazie (art. 118). Al medesimo dicastero è demandato quanto concerne la concessione e l'uso delle indulgenze, salvo il diritto della Congregazione della Dottrina della Fede di esaminare tutto ciò che riguarda la dottrina dogmatica intorno ad esse (art.120). Alla Penitenzieria Apostolica è preposto il penitenziere maggiore, che è il cardinale Mauro Piacenza, coadiuvato da un reggente, mons. Krzysztof Józef Nykiel, e da cinque prelati: un teologo, un canonista e tre consiglieri.
Quanto al Discorso
di ieri, papa Bergoglio, nel ricordare che quella del confessionale è una “lunga scuola”, ha spiegato come si diventa “buon confessore”, evidenziando tre aspetti.
Il “buon confessore” - dice il Pontefice- “è un vero amico di Gesù Buon Pastore “, che coltiva la preghiera personale con il Signore, chiedendo incessantemente il dono della carità pastorale”. E infatti, “Un confessore che prega sa bene di essere lui stesso il primo peccatore e il primo perdonato. Non si può perdonare nel Sacramento senza la consapevolezza di essere stato perdonato prima. E dunque la preghiera è la prima garanzia per evitare ogni atteggiamento di durezza, che inutilmente giudica il peccatore e non il peccato”. E ancora, “Nella preghiera è necessario implorare il dono di un cuore ferito…Nella preghiera dobbiamo domandare il prezioso dono dell’umiltà perché appaia sempre chiaramente che il perdono è dono gratuito e soprannaturale di Dio, del quale noi siamo semplici, seppur necessari, amministratori…Nella preghiera, poi, invochiamo sempre lo Spirito Santo, che è Spirito di discernimento e di compassione”.
Ma il confessore, in quanto “uomo dello Spirito” è “uomo del discernimento”, per cui egli “è chiamato a fare sempre e solo la volontà di Dio, in piena comunione con la Chiesa, della quale è ministro, cioè servo”. Al riguardo, “Il discernimento educa lo sguardo e il cuore, permettendo quella delicatezza d’animo tanto necessaria di fronte a chi ci apre il sacrario della propria coscienza per riceverne luce, pace e misericordia…chi si avvicina al confessionale, può provenire dalle più disparate situazioni; potrebbe avere anche disturbi spirituali, la cui natura deve essere sottoposta ad attento discernimento, tenendo conto di tutte le circostanze esistenziali, ecclesiali, naturali e soprannaturali”.
Ecco allora che “il confessionale è anche un vero e proprio luogo di evangelizzazione. Non c’è, infatti, evangelizzazione più autentica che l’incontro con il Dio della misericordia…”. Evangelizzazione che diventa formazione: “Nel pur breve dialogo che intesse con il penitente, il confessore è chiamato a discernere che cosa sia più utile e che cosa sia addirittura necessario al cammino spirituale di quel fratello o di quella sorella; talvolta si renderà necessario ri-annunciare le più elementari verità di fede, il nucleo incandescente, il kerigma, senza il quale la stessa esperienza dell’amore di Dio e della sua misericordia rimarrebbe come muta; talvolta si tratterà di indicare i fondamenti della vita morale, sempre in rapporto alla verità, al bene e alla volontà del Signore. Si tratta di un’opera di pronto e intelligente discernimento, che può fare molto bene ai fedeli”.