L’episodio della trasfigurazione sul Tabor segna un termine del cammino del cristiano. In esso si evidenzia un momento di estasi per i discepoli che accompagnavano Gesù: Pietro, Giacomo e Giovanni. Un momento che è speculare a quello del Getsèmani in cui invece gli stessi discepoli (cfr. Mc 14, 33) si lasciano cogliere dalla tristezza (cfr. Lc 22, 45), rappresentando l’altro stato d’animo che ci pervade nella quotidianità e che fa parte integrante della vita. Non ci sono solo gioie, abbondando le contrarietà. Il Tabor e il Getsèmani sono legati da un filo rosso, che è il cammino dischiuso alla meta della Pasqua.
domenica 20 marzo 2011
domenica 6 marzo 2011
La “via”di oscuri testimoni della speranza
Il tema evangelico di questa domenica si fa stringente per noi cristiani, chiamati a scegliere quotidianamente tra Dio e Mammona e cioè tra la via che porta alla realizzazione del piano di Dio e quella che ignora Dio stesso. Una scelta che oltretutto non può rimanere teorica, richiedendo che s'incarni con un impegno concreto. Non basta “parlare” da profeta inutile, è necessario “fare” compromettendosi, pronti a pagare di persona. Un fare però a cui non deve mancare l'anima onde evitare il rischio concreto della del compiacersi di farisaica memoria.
Il tutto nell'unità della coscienza, come insegnano i Vescovi italiani nel documento Il rinnovamento della catechesi in Italia del 1970 :
“53. La fede deve essere integrata nella vita, come si ama dire per indicare che la coscienza del cristiano non conosce fratture, ma è profondamente unitaria. La dissociazione tra fede e vita è gravemente rischiosa per il cristiano, soprattutto in certi momenti dell’età evolutiva, o di fronte a certi impegni concreti. Si pensi ai momenti forti della preadolescenza e dell’adolescenza; al momento in cui i giovani maturano il loro amore, o entrano nel mondo del lavoro; alle preoccupazioni della vita familiare; agli impegni degli operai e dei professionisti sul piano della giustizia sociale; alle tensioni spirituali, che caratterizzano oggi la pubblica opinione e il comportamento morale. Quante volte il cristiano è costretto ad andare contro corrente! Il messaggio della fede lo può sorreggere, se diviene per lui prospettiva organica e dinamica di tutta l’esistenza, luce di Dio nella sua vita”.
Unità della vita, quindi, nella fede, sfuggendo al mito dell'efficienza, estraneo allo spirito del Vangelo. Il “fare” evangelico infatti dal punto di vista umano, è coronato dall’insuccesso e dallo scacco più paradossale riflessi nella morte infamante sulla croce. Ma il cristiano sa che in quel “fallimento umano” affonda le sue radici il mistero della salvezza e il trionfo della Pasqua.
Fare compromettendosi come tanti oscuri testimoni della speranza. Uno tra tutti appena caduto sul terreno dell'impegno in difesa degli indifesi: Shahbaz Bhatti, ministro cristiano nel Pakistan musulmano, assassinato nei giorni scorsi, il cui motto era, come ricorda Enzo Bianchi,“Voglio servire Gesù da uomo comune".