E’ imminente ormai la celebrazione del Sinodo dei Vescovi, in assemblea straordinaria, sulla famiglia.
Cresce, quindi, l’attesa a livello di opinione pubblica, soprattutto dopo la discussione attorno al problema se concedere o meno la comunione ai divorziati risposati. Discussione avviata il 28 febbraio scorso con la omelia di Santa Marta
nella quale papa Bergoglio, proprio prima del Concistoro straordinario sulla famiglia aperto dalla ormai altrettanto famosa relazione del cardinale Walter Kasper, trattò del “fallimento dell’amore” e invitò “ a non condannare, ma accompagnare le persone”.
Quanto al card. Kasper, egli ha toccato lo spinoso problema dei matrimoni di persone divorziate, all’interno di una complessa relazione sulla famiglia. Problema che, secondo il porporato non si può ridurre alla questione dell’ammissione alla comunione, ma va affrontato col necessario “discernimento spirituale”, che “non è un facile compromesso tra gli estremi fra rigorismo e lassismo”, bensì come ogni virtù, una perfezione al di là di quegli estremi, il cammino della sana via di mezzo giustificata e della giusta misura”.
Eppure tale posizione, postulata in forma propositiva per il confronto sinodale, come ha avuto modo di ribadire lo stesso card. Kasper in una recente assemblea diocesana ad Assisi, ha suscitato forti reazioni per quello che si sa già all’interno del Concistoro, ma anche e soprattutto al di fuori con puntuali interventi e libri.
Tuttavia, non si può non ricordare come la questione siano ormai anni che viene dibattuta, nel segno di un’urgenza pastorale sempre più incombente. Benedetto XVI l'ha affrontata in un incontro con il clero della diocesi di Aosta il 25 luglio 2005. E già prima, nel 1998, l’allora cardinale Ratzinger ne aveva parlato in un testo intitolato A proposito di alcune obiezioni contro la dottrina della Chiesa circa la recezione della Comunione eucaristica da parte di fedeli divorziati risposati.
Per tornare al dibattito attuale, l’arcivescovo di Milano, Scola contrario all’eucaristia agli uniti in seconde nozze, ha auspicato con un intervento su la rivista il Regno dal titolo l’antropologia e l’eucaristia una riforma della procedura di nullità matrimoniale sulla falsariga del matrimonio rato e non consumato. Posizione, quest’ultima che, per la verità, aveva delineato lo stesso Kasper, col proporre che “il vescovo possa affidare questo compito a un sacerdote con esperienza spirituale e pastorale quale penitenziere o vicario episcopale”.
Per tornare al dibattito attuale, l’arcivescovo di Milano, Scola contrario all’eucaristia agli uniti in seconde nozze, ha auspicato con un intervento su la rivista il Regno dal titolo l’antropologia e l’eucaristia una riforma della procedura di nullità matrimoniale sulla falsariga del matrimonio rato e non consumato. Posizione, quest’ultima che, per la verità, aveva delineato lo stesso Kasper, col proporre che “il vescovo possa affidare questo compito a un sacerdote con esperienza spirituale e pastorale quale penitenziere o vicario episcopale”.