sabato 27 settembre 2014

Fallimento dell'amore, divorziati risposati e Comunione eucaristica

E’ imminente ormai la celebrazione del Sinodo dei Vescovi, in assemblea straordinaria, sulla famiglia. Cresce, quindi, l’attesa a livello di opinione pubblica, soprattutto dopo la discussione attorno al problema se concedere o meno la comunione ai divorziati risposati. Discussione avviata il 28 febbraio scorso con la omelia di Santa Marta   nella quale papa Bergoglio, proprio prima del Concistoro straordinario sulla famiglia aperto dalla ormai altrettanto famosa relazione del cardinale Walter Kasper, trattò del “fallimento dell’amore” e invitò “ a non condannare, ma accompagnare le persone”.

Quanto al card. Kasper, egli ha toccato lo spinoso problema dei matrimoni di persone divorziate, all’interno di una complessa relazione sulla famiglia. Problema che, secondo il porporato non si può ridurre alla questione dell’ammissione alla comunione, ma va affrontato col necessario “discernimento spirituale”, che “non è un facile compromesso tra gli estremi fra rigorismo e lassismo”, bensì come ogni virtù, una perfezione al di là di quegli estremi, il cammino della sana via di mezzo giustificata e della giusta misura”.

 
Eppure tale posizione, postulata in forma propositiva per il confronto sinodale, come ha avuto modo di ribadire lo stesso card. Kasper in una recente assemblea diocesana ad Assisi, ha suscitato forti reazioni per quello che si sa già all’interno del Concistoro, ma anche e soprattutto al di fuori con puntuali interventi e libri.
 
 
Tuttavia, non si può non ricordare come la questione siano ormai anni che viene dibattuta, nel segno di un’urgenza pastorale sempre più incombente. Benedetto XVI l'ha affrontata  in un incontro con il clero della diocesi di Aosta il 25 luglio 2005. E già prima, nel 1998, l’allora cardinale Ratzinger ne aveva parlato in un testo intitolato A proposito di alcune obiezioni contro la dottrina della Chiesa circa la recezione della Comunione eucaristica da parte di fedeli divorziati risposati.


Per tornare al dibattito attuale, l’arcivescovo di Milano, Scola contrario all’eucaristia agli uniti in seconde nozze, ha auspicato con un intervento su la rivista il Regno dal titolo l’antropologia e l’eucaristia una riforma della procedura di nullità matrimoniale sulla falsariga del matrimonio rato e non consumato. Posizione, quest’ultima che, per la verità, aveva delineato lo stesso Kasper, col proporre che “il vescovo possa affidare questo compito a un sacerdote con esperienza spirituale e pastorale quale penitenziere o vicario episcopale”.

giovedì 18 settembre 2014

La Chiesa “in uscita”

All’ udienza generale di ieri mattina, proseguendo la catechesi ai fedeli su ciò che significa Chiesa “cattolica” e “apostolica”, papa Francesco ha riaffermato concetti che danno ancora una volta il senso del suo pontificato e ne rappresentano il programma.
Il Papa ha ricordato che la Chiesa è cattolica, perché è universale, evocando san Cirillo di Gerusalemme, quando afferma: «La Chiesa senza dubbio è detta cattolica, cioè universale, per il fatto che è diffusa ovunque dall’uno all’altro dei confini della terra; e perché universalmente e senza defezione insegna tutte le verità che devono giungere a conoscenza degli uomini, sia riguardo alle cose celesti, che alle terrestri» (Catechesi XVIII, 23).
 
Ma è a proposito del secondo termine, “apostolica”, che il Santo Padre ha usato un’espressione significativa quanto propria:
“ Se la Chiesa è nata cattolica, vuol dire che è nata «in uscita», che è nata missionaria. Se gli Apostoli fossero rimasti lì nel cenacolo, senza uscire a portare il Vangelo, la Chiesa sarebbe soltanto la Chiesa di quel popolo, di quella città, di quel cenacolo. Ma tutti sono usciti per il mondo, dal momento della nascita della Chiesa, dal momento che è disceso su di loro lo Spirito Santo. E per questo la Chiesa è nata “in uscita”, cioè missionaria. È quello che esprimiamo qualificandola apostolica, perché l’apostolo è quello che porta la buona notizia della Risurrezione di Gesù. Questo termine ci ricorda che la Chiesa, sul fondamento degli Apostoli e in continuità con essi - sono gli Apostoli che sono andati e hanno fondato nuove chiese, hanno costituito nuovi vescovi e così in tutto il mondo, in continuità. Oggi tutti noi siamo in continuità con quel gruppo di Apostoli che ha ricevuto lo Spirito Santo e poi è andato in “uscita”, a predicare -, è inviato a portare a tutti gli uomini questo annuncio del Vangelo, accompagnandolo con i segni della tenerezza e della potenza di Dio”.
Ed è per questo che, oggi più che mai, La Chiesa «missionaria» ha bisogno di un governo più agile ed efficiente. Sempre ieri si è conclusa la sesta riunione, del Consiglio dei nove cardinali, il cosiddetto C9 voluto da Papa Francesco per aiutarlo nel governo della Chiesa e la riforma della Curia romana. In particolare sono stati focalizzati i temi del laicato e della famiglia”, della giustizia e della pace, della carità” come anche dei migranti, dell’ecologia e della tutela della vita. Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi ha spiegato che si tratta di capire come strutturare il governo della Chiesa, per dare indicazioni e orientamenti su questi temi con riferimento in questo caso ai pontifici consigli. E’ stata inoltre predisposta una bozza introduttiva della nuova costituzione apostolica che dovrebbe vedere la luce nel 2015. Al termine di questo processo, infatti, il Pontefice promulgherà una costituzione apostolica sostitutiva della vigente Pastor Bonus (1988) che regolamenta l'organigramma della Curia romana.

domenica 14 settembre 2014

L’antidoto contro il peccato

La Chiesa celebra ogni 14 settembre la festa dell’ Esaltazione della Santa Croce, ossia il trionfo della Croce, segno e strumento della salvezza dei credenti in Cristo, come si richiama nel Prefazio della Messa odierna “Nell’albero della Croce tu (o Dio) hai stabilito la salvezza dell’uomo, perché donde sorgeva la morte di là risorgesse la vita, e chi dall’albero traeva vittoria, dall’albero venisse sconfitto, per Cristo nostro Signore”.

Questa celebrazione è antica e risale, con il suo peculiarie significato, all’epoca di Costantino, che “aveva fatto costruire a Gerusalemme una basilica sul Golgota e un’altra sul Sepolcro di Cristo Risorto. La dedicazione di queste basiliche avvenne il 13 settembre dei 335. Il giorno seguente si richiamava il popolo al significato profondo delle due chiese, mostrando ciò che restava del legno della Croce del Salvatore. Da quest’uso ebbe origine la celebrazione del 14 settembre. A questo anniversario si aggiunse poi il ricordo della vittoria di Eraclio sui Persiani (628), ai quali l’imperatore strappò le reliquie della Croce, che furono solennemente riportate a Gerusalemme. L’uso liturgico che vuole la Croce presso l’altare quando si celebra la Messa, rappresenta un richiamo alla figura biblica del serpente di rame che Mosè innalzò nel deserto: guardandolo gli Ebrei, morsicati dai serpenti erano guariti. Giovanni nel racconto della Passione dovette aver presente il profondo simbolismo di questo avvenimento dell’Esodo (cf prima lettura), e la profezia di Zaccaria, quando scrive: «Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto » (Zc 12,10; Gv 19,37). Il simbolo della croce ha sacralizzato per secoli ogni angolo della terra e ogni manifestazione sociale e privata. Oggi rischia di essere spazzato via o peggio strumentalizzato da una moda consumistica. Tuttavia rimane sempre un simbolo che fa volgere lo sguardo a tutti i «crocifissi» di sempre: i poveri, gli ammalati, i vecchi, gli sfruttati…” (http://www.maranatha.it/Festiv2/festeSolen/0914Page.htm).
 
Le letture Nm 21, 4b-9, Fil 2, 6-11, Gv 3, 13-17, proclamate oggi aiutano a penetrare il significato di quel simbolo. Papa Francesco nella omelia di stamani nella basilica vaticana ne ha illustrato i contenuti, ricordando tra l’altro che “chi si affida a Gesù crocifisso riceve la misericordia di Dio che guarisce dal veleno mortale del peccato”.