sabato 26 luglio 2014

La normalità della vita

Ancora una volta papa Francesco stupisce per la sua “vita normale”.
 
Ieri all’ora di pranzo si è infatti presentato alla sala mensa del Vaticano per condividere il pasto con operai e impiegati ivi presenti.
Si è messo in fila, attendendo il proprio turno, e poi si è recato col vassoio ad un posto non occupato. Le cronache dicono che Francesco ha pranzato al tavolo con sei magazzinieri.
 
E’ anche vero che a Santa Marta, ove risiede, fa colazione e mangia, nella sala comune dell’albergo vaticano, dove trova libero.
 
Il Papa, insomma, col suo esempio richiama continuamente ad essere normali nel trasmettere il Vangelo “come il testimone di una staffetta: per trasmettere l’eredità bisogna consegnarla personalmente, toccare colui al quale si vuole donare”.
Essere credenti e credibili.

mercoledì 23 luglio 2014

"N"

I fondamentalisti musulmani sunniti dell’Isis a Mosul, in Iraq, impongono una "N" in carattere arabo . "N" come «nasara», seguace del Nazareno, cioè cristiano. "N" come marchio di vergogna.
Ebbene con il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio,

 "Vogliamo che si sappia – e sogniamo che tutto il mondo trovi la passione e il coraggio necessari per gridarlo – che quella «N» è stata tracciata anche sulla soglia delle nostre case, sull’uscio delle scuole che frequentano i nostri figli, davanti alle nostre chiese e ai luoghi di culto di chi crede diversamente da noi eppure ci è fratello, sui muri di tutti i civili edifici di città che sogniamo libere, sicure e accoglienti per ogni cittadino, per ogni ospite, per ogni profugo...Quella «N» è la conferma di una promessa impressionante e difficile, di una speranza che sfida le logiche e le paure degli uomini e delle donne di ogni tempo".

Perché " Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo" (Lc 6,22).

domenica 6 luglio 2014

“Un'enciclica tra la gente”

Così l’arcivescovo di Campobasso-Bojano, Giancarlo Bregantini, presentando la visita pastorale di papa Francesco in Molise. Stefania Falasca ha  ripreso le caratteristiche delle visite pastorali del Vescovo di Roma, che costituiscono ormai la cifra di questo pontificato:
“ tutte si svolgono secondo i dettami della «cultura dell’incontro», e tutte, scandite dal tempo dedicato alle multiformi povertà, indicano quelle che sono le scelte prioritarie, privilegiando costantemente gli ultimi, i detenuti, gli ammalati, gli anziani i giovani. I viaggi e le azioni di Francesco divengono le direttrici di un neo-realismo evangelico che, emancipato da ogni pretesa di guidare i processi storici come leader di un soggetto tra gli altri, manifesta la sua consonanza con una visione fatta di studio di contesti e problemi da affrontare, ricerca di soluzioni e conciliazioni possibili, edificazione della pace, costruzione di ponti, diffusione della solidarietà, favorendo il contributo che i battezzati, in quanto cittadini, possono offrire alla costruzione della polis comune, senza creare mondi paralleli”

E cosi è stato in Molise, nella densa – come ci ha ormai abituati il Vescovo di Roma - giornata vissuta ieri in quella terra. A Castelpetroso, per quella che è stata definita una piccola Gmg con i giovani della regione ecclesiastica abruzzese-molisana. E poi la tappa di Isernia per incontrare i detenuti e per la solenne cerimonia d’apertura dell’anno giubilare celestiniano in onore di san Pietro del Morrone, il monaco molisano che rinunciò al papato pochi mesi dopo essere eletto col nome di Celestino V. 

Ma la visita ha visto innanzitutto, a Campobasso, nell’Università degli Studi del Molise, l’incontro con il mondo del lavoro e dell'industria. Qui il Papa ha evocato il rapporto naturale con l’ambiente che l’uomo tenta di stravolgere:

“Il restare del contadino sulla terra non è rimanere fisso, è fare un dialogo, un dialogo fecondo, un dialogo creativo. E’ il dialogo dell’uomo con la sua terra che la fa fiorire, la fa diventare per tutti noi feconda. Questo è importante. Un buon percorso formativo non offre facili soluzioni, ma aiuta ad avere uno sguardo più aperto e più creativo per valorizzare meglio le risorse del territorio. Questo è il peccato nostro: di sfruttare la terra e non lasciare che lei ci dia quello che ha dentro, con il nostro aiuto della coltivazione”.
 E, quindi, il Santo Padre si è soffermato sulla “dignità” della persona, minata dalla mancanza del lavoro.

 Ai giovani, sul Piazzale del Santuario di Castelpetroso  ha richiamato i danni portati dalla cultura del provvisorio, che non aiuta alla formazione di scelte
 “di vita stabili con legami solidi, costruiti su una roccia d’amore, di responsabilità piuttosto che sulla sabbia dell’emozione del momento”, ammonendoli a non “girare” la vita come in un labirinto e a cercare, invece , “il filo per uscire dal labirinto; cercate il filo: non si può bruciare la vita girando”. E ancora: “La cultura del provvisorio non esalta la nostra libertà, ma ci priva del nostro vero destino, delle mete più vere ed autentiche. E’ una vita a pezzi. E’ triste arrivare a una certa età, guardare il cammino che abbiamo fatto e trovare che è stato fatto a pezzi diversi, senza unità, senza definitività: tutto provvisorio”.
 Francesco, proseguendo nella sua catechesi, ha ricordato l’importanza della presenza del Signore Gesù 
“Se vuoi… seguimi”. “Solo insieme con Gesù, pregandolo e seguendolo troviamo chiarezza di visione e forza di portarla avanti. Egli ci ama definitivamente, ci ha scelti definitivamente, si è donato definitivamente a ciascuno di noi. È il nostro difensore e fratello maggiore e sarà l’unico nostro giudice. Com’è bello poter affrontare le alterne vicende dell’esistenza in compagnia di Gesù, avere con noi la sua Persona e il suo messaggio! Egli non toglie autonomia o libertà; al contrario, irrobustendo la nostra fragilità, ci permette di essere veramente liberi, liberi di fare il bene, forti di continuare a farlo, capaci di perdonare e capaci di chiedere perdono. Questo è Gesù che ci accompagna, così è il Signore!”.