domenica 27 dicembre 2015

In cammino verso la Santa Famiglia

Nella Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, che la Chiesa celebra in questa domenica “fra l'ottava di Natale”, ci è data l’occasione per richiamare il disegno di Dio sulla famiglia. Naturalmente questo è possibile se si procede in un’ottica di fede.
 
Più che mai opportuno è farlo in un tempo quale quello che viviamo, in cui si constatano crescenti difficoltà, come la degradazione della sessualità, la visione materialistica ed edonistica della vita, l’atteggiamento permissivo dei genitori, l’indebolirsi dei vincoli familiari e della comunicazione tra generazioni. Per culminare il tutto nella “disintegrazione” della stessa famiglia aperta alla vita e nata dall’amore reciproco di un uomo e di una donna.
 
Del resto, ormai si lega il concetto di famiglia ad una dimensione storico-culturale, che vuole fare giustizia di ogni riferimento trascendente. E tuttavia, la famiglia è la prima cellula della società e della Chiesa. Dio l’ha creata a sua immagine (Gn 1,26) e ha affidato all’uomo il compito di crescere, di moltiplicarsi, di riempire la terra e di sottometterla (Gn 1,28). Questo disegno si avvera quando l’uomo e ha donna, unitisi intimamente, si rendono cooperatori di Dio nell’amore per il servizio della vita.
 
Gli sposi sono chiamati a replicare il loro si nella quotidianità, segnata dalla sofferenza della croce nella speranza della risurrezione. Con lo stile della casa di Nazaret, per dirla col beato Paolo VI, alla famiglia nella Chiesa tocca il compito della evangelizzazione e della catechesi, mentre nella società civile essa è chiamata a testimoniare i valori evangelici annunciati, promuovendo la giustizia sociale, aiutando i poveri e gli oppressi. In questo senso, è fondamentale l’educazione alla libertà, ad un forte senso morale, alla fede e agli autentici valori umani e cristiani.
 
Quest’anno la ricorrenza della Santa Famiglia si carica di un altro speciale significato in coincidenza col Giubileo della Misericordia. Oggi si è celebrato il primo grande evento giubilare dopo l’apertura delle Porte Sante, appunto il Giubileo della famiglia. Un’altra tappa per la famiglia dopo la celebrazione del "doppio" Sinodo 2014-2015, mentre si attende l’Esortazione apostolica, che chiuderà questa lunga e complessa riflessione. Papa Francesco, a conclusione della sua omelia ha detto:
Non perdiamo la fiducia nella famiglia! E’ bello aprire sempre il cuore gli uni agli altri, senza nascondere nulla. Dove c’è amore, lì c’è anche comprensione e perdono. Affido a tutte voi, care famiglie, questo pellegrinaggio domestico di tutti i giorni, questa missione così importante, di cui il mondo e la Chiesa hanno più che mai bisogno”.
 
Nello scrivere questa nota, il pensiero va, perciò, ai giovani che si rendono protagonisti di questa missione nella Chiesa e nella stessa comunità sociale in cui vivono. Consentendomi una digressione personale, rivolgo il mio sguardo a mio figlio Timoteo e a Serena che l’8 dicembre scorso, hanno celebrato il loro matrimonio.

mercoledì 16 dicembre 2015

Quella "Porta"

Domenica scorsa, con l’apertura della Porta Santa in tutte le Chiese particolari del mondo, si è dato avvio all’Anno Giubilare della Misericordia dopo che Papa Francesco l’8 dicembre aveva aperto la  Porta Santa della Basilica di S. Pietro.  E dopo che, per la prima volta, la stessa apertura della Porta Santa nella Basilica vaticana era sta preceduta , nella prima domenica di Avvento, il 29 novembre scorso, da quella della Cattedrale di Bangui (Repubblica Centrafricana). 

Mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti – Vasto, intervenendo su Il Sole 24 Ore, enucleando le ragioni del fatto che il Papa abbia voluto centrare questo Giubileo proprio sul tema della misericordia, le ha individuate a livello storico e teologico. Ciò nel solco del magistero pontificio da san Giovanni XXIII allo stesso Francesco, passando per il beato Paolo VI, S. Giovanni Paolo II, che con l'Enciclica Dives in misericordia aveva evidenziato la necessità della misericordia nella cultura dei nostri giorni, e Benedetto XVI, che proprio alla carità e alla misericordia aveva dedicato l'Enciclica Deus caritas est

Nell'evocare la ragione di carattere storico, Forte scrive: “siamo usciti da poco da un secolo, il Novecento, che, definito da alcuni “il secolo breve” (Eric Hobswam) per la rapidità con cui si sono succeduti eventi epocali quali le due guerre mondiali, il genocidio armeno, la Shoah e la stagione della “guerra fredda”, potrebbe non di meno essere descritto come “il secolo tragico”, segnato come pochi altri dalla violenza, al punto che alla fine di esso un terzo dell’umanità di inizio secolo risultava sterminato dagli eventi drammatici che lo hanno attraversato. È proprio al cuore di questo secolo violento e sanguinario che è risuonato nel mezzo dell'Europa devastata dai totalitarismi e dalla guerra il messaggio ricevuto da una giovane donna polacca, Suor Faustina Kowalska, morta ad appena trentatre anni e canonizzata da Giovanni Paolo II nell'anno 2000: è l'annuncio dell’infinita misericordia di Dio, del suo amore gratuito, tenero e compassionevole per ognuna delle Sue creature, nessuna esclusa. È la rivoluzione del perdono in un mondo stravolto da odi e conflitti e bagnato dal sangue d’innumerevoli vittime… La misericordia di Dio verso ogni uomo e quella di ciascuno verso il suo prossimo è la forza che cambia il mondo e la vita, libera dall'odio ed edifica un'umanità riconciliata per il bene di tutti. La fine del “secolo breve” e gli inizi del terzo millennio non hanno purtroppo modificato gli scenari della violenza: dall’11 Settembre 2001, con l'attacco alle Torri Gemelle, i primi anni del nuovo secolo sono stati un susseguirsi di conflitti e di negazioni dell'altro, tanto da indurre Papa Francesco a parlare di una terza guerra mondiale “a pezzi”. Ecco perché c'è tanto bisogno di misericordia!”.