Da
qualche giorno (il 4 di questo mese) sono entrato nel “club” dei sessantenni.
Una bella età tutto sommato, in cui il tempo passato è certamente di più di ciò
che rimane davanti.
“ Gli anni della nostra vita
sono settanta,
ottanta per i più robusti,
ma quasi tutti sono fatica, dolore;
passano presto e noi ci dileguiamo ” (Sal 90 [89], 10).
Settant'anni
erano tanti al tempo in cui il Salmista scriveva queste parole, e non erano in
molti ad oltrepassarli; oggi, grazie ai progressi della medicina nonché alle
migliorate condizioni sociali ed economiche, in molte regioni del mondo la vita
si è notevolmente allungata. Resta, però, sempre vero che gli anni passano in
fretta; il dono della vita, nonostante la fatica e il dolore che la segnano, è
troppo bello e prezioso perché ce ne possiamo stancare".
Questo l’incipit della Lettera che nel 1999 il beato Giovanni Paolo II rivolse agli anziani. E’ vero, ancora di più oggi, dopo quasi tre lustri di tempo dal documento pontificio, che a questa età ancora rimane da fare, bisogna cioè essere attivi (riforma Fornero docet). E questo risulta giusto alla luce delle mutate condizioni socio-economiche (allungamento della speranza di vita, decremento demografico, ecc.). Ma non solo.
Per la Parola di Dio l'anzianità non è proprio un tempo di decadimento, come ammonisce san Paolo: " Perciò non ci scoraggiamo; ma, anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno. Perché la nostra momentanea, leggera afflizione, ci produce un sempre più grande, smisurato, peso eterno di gloria, mentre abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono, poiche le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne"(2Cor. 4,16-18).
Nell’A.T. la vecchiaia è corona del giusto ( Pr 10,27 ), per cui "I giusti nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno vegeti e rigogliosi" ( Sal 92,15 ), come Abramo e gli altri patriarchi amici di Dio. E così il giusto muore "sazio di giorni" ( Gen 25,8 ) cosciente che la sua vita è stata piena ( Sir 44,14-15 ). Esemplare la nascita di Isacco da un uomo vecchio e da una donna sterile e anch’ella vecchia, con cui si manifesta la potenza di Dio, dove l’uomo è ricondotto a credere che solo Dio è la sorgente della vita e nessun altro. E ancora nel corpo di Abramo, segno di morte, Dio si rivela sorgente di vita, segno di una nuova creazione che avverrà per i credenti nella Pasqua di Gesù, quando Dio risuscita il corpo senza vita di Gesù (cfr. Rm 4,17-21).
E allora con Karl Barth ricordiamo che “La vecchiaia si offre all’uomo come la possibilità straordinaria di vivere non per dovere, ma per grazia”, e dire così grazie per il passato e si al futuro.