sabato 9 aprile 2016

Amoris laetitia: "unità dottrinale nella pluralità pastorale".

Tanto attesa, è arrivata puntualmente Amoris laetitia (AL - “La gioia dell’amore”), l’Esortazione apostolica post-sinodale di papa Francesco “sull’amore nella famiglia”, datata 19 marzo, Solennità di San Giuseppe.
 
L’importante documento, che raccoglie i risultati dei due Sinodi sulla famiglia, celebrati nel 2014 e nel 2015, consta di nove capitoli e 325 paragrafi per complessive 264 pagine. Un testo magisteriale corposo, destinato a rimanere riferimento costante nel cammino ecclesiale, preludio di un grande lavoro che attenderà nei prossimi anni Vescovi e operatori di pastorale familiare.
 
Proprio per questo lo stesso Francesco, che ha dato il via a questo cammino lungo la via della famiglia, avverte che il testo va meditato e interiorizzato, con una ripetuta lettura. Un testo che, procedendo dalla realtà concreta della famiglia, ne fa emergere la bellezza della forma cristiana che la manifesta e della misericordia divina che la ispira. Un testo che è un racconto più che un trattato, obbedendo così alla sua natura pastorale, nel rispetto degli obiettivi sinodali che non erano dottrinali. Da ciò gli imput spirituali e di sapienza pratica utile ad ogni coppia umana o a persone che desiderano costruire una famiglia. Stimoli provenienti da chi per esperienza sa che cosa sia la famiglia e il vivere insieme per molti anni.
 
E, comunque, fermo restando l’unità della dottrina, si dispiega una pluralità pastorale, frutto di un’attenzione alla realtà, al di fuori di astrazioni o proiezioni ideali. L'obiettivo del testo, dunque, non è fare una rivoluzione nella Chiesa, bensì portare avanti una “conversione pastorale misericordiosa” (nn. 201 e 293). Ed è così a partire dal titolo Amoris laetitia, che rappresenta più di un invito a prendere sul serio l'amore con la forza della gioia evocata nella Evangelii gaudium.
 
Tutto ciò è certamente qualcosa di nuovo, di evangelico e senza dubbio di missionario. Come dire di ecclesiale nel senso profondo del termine e prende le distanze da speculari aspettative che vanno in tutt’altra direzione, come annota lo stesso Pontefice: “I dibattiti che si trovano nei mezzi di comunicazione o nelle pubblicazioni e perfino tra i ministri della Chiesa vanno da un desiderio sfrenato di cambiare tutto senza sufficiente riflessione o fondamento, all’atteggiamento che pretende di risolvere tutto applicando normative generali o traendo conclusioni eccessive da alcune riflessioni teologiche” (n. 2).
 
Insomma Amoris laetitia apre un processo di riflessione all'interno di “un'unità di dottrina e di prassi” (n. 3) aperta alle variabili di culture e tradizioni. Il primato di una visione pastorale, dunque, al cui centro è insegnare ad amare, superando la mera visione dottrinale o le considerazioni spirituali, ma incarnando la relazione coniugale dell’uomo con la donna. Il fatto di centrarla sul vincolo indica la necessità di avere come fine primario quella preziosa realtà umana che non può essere ridotta a una considerazione giuridica. Insegnare a realizzare l’amore coniugale, alla luce della teologia del corpo di san Giovanni Paolo II, riaffermando con la ferma delicatezza, che ricorda nello stile Benedetto XVI, la Humanae vitae del beato Paolo VI.
 
Un continuum magisteriale che non lascia spazio ad alcun dubbio. Sulla base di una dottrina chiara sull’amore, perciò, una svolta pastorale i cui contenuti il Papa volutamente espone non in modo esaustivo: “Senza pretendere di presentare qui una pastorale della famiglia, intendo limitarmi solo a raccogliere alcune delle principali sfide pastorali”.