domenica 24 luglio 2016

"La ricerca del volto di Dio"

È dedicata alla vita contemplativa femminile la Costituzione apostolica Vultum Dei quaerere,   firmata da Papa Francesco il 29 giugno scorso e presentata il successivo 22 luglio, nel giorno in cui la Chiesa ha celebrato per la prima volta la “festa” liturgica di Maria Maddalena.
La Vultum Dei quaerere, “La ricerca del volto di Dio”, viene data con la forma della Costituzione apostolica, cioè di un documento solenne che sottolinea l’importanza della materia e arriva a 66 anni dalla pubblicazione della precedente Costituzione Sponsa Christi (1950) di Pio XII.
 
E’ lo stesso Francesco a precisare la ratio di questo suo atto magisteriale: “A cinquant’anni dal Concilio Vaticano II, dopo le dovute consultazioni e attento discernimento, ho ritenuto necessario offrire alla Chiesa, con particolare riferimento ai monasteri di rito latino, la presente Costituzione Apostolica, che tenesse conto sia dell’intenso e fecondo cammino percorso dalla Chiesa stessa negli ultimi decenni, alla luce degli insegnamenti del Concilio Ecumenico Vaticano II, sia delle mutate condizioni socio-culturali. Questo tempo ha visto un rapido progresso della storia umana: con essa è opportuno intessere un dialogo che però salvaguardi i valori fondamentali su cui è fondata la vita contemplativa, la quale, attraverso le sue istanze di silenzio, di ascolto, di richiamo all’interiorità, di stabilità, può e deve costituire una sfida per la mentalità di oggi. Con questo Documento desidero ribadire il mio personale apprezzamento, unitamente al riconoscimento grato di tutta la Chiesa, per la singolare forma di sequela Christi che conducono le monache di vita contemplativa, che per non poche è vita integralmente contemplativa, dono inestimabile e irrinunciabile che lo Spirito Santo continua a suscitare nella Chiesa” (n.8).
Al documento, che si chiude con 14 articoli dispositivi, seguirà una nuova Istruzione che sarà redatta dalla competente Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica e che riguarderà i temi indicati al n. 12 del documento e cioè: formazione, preghiera, Parola di Dio, Eucaristia e Riconciliazione, vita fraterna in comunità, autonomia, federazioni, clausura, lavoro, silenzio, mezzi di comunicazione e ascesi. La Costituzione, tiene conto del cammino percorso dalla Chiesa negli ultimi decenni e delle mutate condizioni socio-culturali ed è rivolta, appunto, alle religiose contemplative che, secondo le statistiche, sono circa quaranta mila nel mondo, di cui oltre la metà è presente in Europa, dove si trovano anche la maggior parte dei quattro mila monasteri. Segue l’America del Sud e del Nord, l’Asia, l’Africa e l’Oceania.
 
Papa Francesco ha inteso evocare il cammino ecclesiale compiuto attraverso il Magistero conciliare e pontificio, che ha manifestato sempre una particolare sollecitudine nei confronti di tutte le forme di vita consacrata. Per questo il Pontefice ha citato le fonti di riferimento, tra le quali particolare attenzione meritano con riferimento al Vaticano II la Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium e il Decreto sul rinnovamento della vita religiosa Perfectae caritatis. “Il primo colloca la vita consacrata all’interno dell’ecclesiologia del popolo di Dio, al quale appartiene a pieno titolo, per la comune chiamata alla santità e per le sue radici nella consacrazione battesimale. Il secondo chiede ai consacrati un rinnovamento adeguato alle mutate condizioni dei tempi, offrendo i criteri irrinunciabili di tale rinnovamento: fedeltà a Cristo, al Vangelo, al proprio carisma, alla Chiesa e all’uomo di oggi” (n. 7). Così come, aggiunge il Pontefice: “Non possiamo dimenticare l’Esortazione apostolica post-sinodale Vita consecrata, del mio predecessore san Giovanni Paolo II. Questo documento, che raccoglie la ricchezza del Sinodo dei Vescovi sulla vita consacrata, contiene elementi sempre molto validi per continuare il rinnovamento della vita consacrata e rinvigorirne la significatività evangelica nel nostro tempo (cfr soprattutto nn. 59 e 68)” (ibidem).
 
E ancora, il Papa si diffonde con la citazione di altre disposizioni contenute in successivi documenti come il Catechismo della Chiesa Cattolica, promulgato l’11 ottobre 1992 (cfr. n. 7). Nell’illustrare il contenuto della contemplazione, che porta ad avere “una mente limpida, in cui risuonano le vibrazioni del Verbo e la voce dello Spirito quale soffio di brezza leggera (cfr 1 Re 19,12)”, il Papa ricorda tuttavia che “In questa quiete silenziosa e assorta della mente e del cuore si possono insinuare varie tentazioni, per cui la vostra contemplazione può diventare terreno di combattimento spirituale, che voi sostenete coraggiosamente a nome e a beneficio della Chiesa intera, che vi sa sentinelle fedeli, forti e tenaci nella lotta. Tra le tentazioni più insidiose per un contemplativo, ricordiamo quella chiamata dai padri del deserto “demonio meridiano”: è la tentazione che sfocia nell’apatia, nella routine, nella demotivazione, nell’accidia paralizzante” (n. 11).
 
Quanto ai dodici temi della vita consacrata in generale e, in particolare, della tradizione monastica indicati al n. 12, circa la formazione, mentre si precisa che essa "tende a un’armonica condizione di comunione con Dio e con le sorelle, all’interno di una atmosfera di silenzio protetto dalla clausura quotidiana" (n. 13), Francesco ammonisce ad avere "attenzione al discernimento vocazionale e spirituale, senza lasciarsi prendere dalla tentazione del numero e della efficienza" (n. 15). Viene messa in evidenza poi l’importanza e l’utilità per la vita della Chiesa della preghiera di intercessione per coloro che si trovano in stato di disagio e povertà, facendo esperienza della misericordia risanatrice del Signore (cfr. n. 16).
 
E ancora si richiama la centralità della Parola di Dio per la vita monastica sul piano personale e comunitario (cfr. n. 19), unitamente ai sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione, ove il primo “introduce quotidianamente nel mistero dell’amore, che è amore sponsale: «Cristo è lo Sposo della Chiesa come Redentore del mondo” (cfr. n. 22). E “Dall’Eucaristia scaturisce l’impegno di conversione continua, che trova la sua espressione sacramentale nella Riconciliazione. La frequente celebrazione personale o comunitaria del sacramento della Riconciliazione o della Penitenza sia per voi occasione privilegiata per contemplare il volto misericordioso del Padre, Gesù Cristo, per rinnovare il vostro cuore e purificare il vostro rapporto con Dio nella contemplazione. Dall’esperienza gioiosa del perdono ricevuto da Dio in questo sacramento scaturisce la grazia di diventare profeti e ministri di misericordia e strumenti di riconciliazione, perdono e pace, profeti e ministri di cui il nostro mondo oggi ha particolarmente bisogno” (n.23).
 
Il Papa ricorda a proposito della vita fraterna in comunità (cfr. nn. 24-26) “ che gli uomini e le donne del nostro tempo si aspettano da voi una testimonianza di vera comunione fraterna che con forza manifesti, nella società segnata da divisioni e disuguaglianze, che è possibile e bello vivere insieme (cfr Sal 133,1), nonostante le differenze generazionali, di formazione e, a volte, culturali. Le vostre comunità siano segni credibili che queste differenze, lungi dal costituire un impedimento alla vita fraterna, la arricchiscono. Ricordatevi che unità e comunione non significano uniformità, e che si nutrono di dialogo, condivisione, aiuto reciproco e profonda umanità, specialmente nei confronti dei membri più fragili e bisognosi” (n. 26).
 
Dopo aver toccato aspetti riguardanti la vita organizzata delle comunità (cfr. nn. 28-31), Francesco si sofferma sul lavoro, per il quale dice: “Sia per voi ancora e sempre valido il motto della tradizione benedettina “ora et labora”, che educa a trovare un rapporto equilibrato tra la tensione verso l’Assoluto e l’impegno nelle responsabilità quotidiane, tra la quiete della contemplazione e l’alacrità nel servizio” (n. 32). Per il chiasso esteriore ed interiore del nostro tempo, appare quanto mai opportuno il richiamo ad una peculiarità della vita contemplativa data dal silenzio: “…considero importante prestare attenzione al silenzio abitato dalla Presenza, come spazio necessario di ascolto e di ruminatio della Parola e presupposto per uno sguardo di fede che colga la presenza di Dio nella storia personale, in quella dei fratelli e delle sorelle che il Signore vi dona e nelle vicende del mondo contemporaneo. Il silenzio è vuoto di sé stessi per fare spazio all’accoglienza…” (n. 33).
 
E rimanendo su questa lunghezza d’onda il successivo passaggio tocca i mezzi di comunicazione: “Nella nostra società la cultura digitale influisce in modo decisivo nella formazione del pensiero e nel modo di rapportarsi con il mondo e, particolarmente, con le persone. Questo clima culturale non lascia immuni le comunità contemplative. Certamente questi mezzi possono essere strumenti utili per la formazione e la comunicazione, ma vi esorto a un prudente discernimento affinché siano al servizio della formazione alla vita contemplativa e delle comunicazioni necessarie, e non occasione di dissipazione o di evasione dalla vita fraterna in comunità, né danno per la vostra vocazione, né ostacolo per la vostra vita interamente dedita alla contemplazione.
 
Infine l’ascesi, per liberarsi da tutto quello che è proprio della “mondanità” e vivere secondo la logica del Vangelo col dono di sé, rispondendo “alle attese dei fratelli e delle sorelle, nonché alle esigenze morali e spirituali intrinseche a ciascuno dei tre consigli evangelici da voi professati con voto solenne. A questo proposito, la vostra vita interamente donata acquista un forte senso profetico: sobrietà, distacco dalle cose, consegna di sé stessi nell’obbedienza, trasparenza nelle relazioni…” (n. 35).
In conclusione, Papa Bergoglio afferma: “ Il mondo e la Chiesa hanno bisogno di voi, come “fari” che illuminano il cammino degli uomini e delle donne del nostro tempo. Questa sia la vostra profezia. La vostra scelta non è un fuggire dal mondo per paura, come alcuni pensano. Voi continuate a stare nel mondo, senza essere del mondo (cfr Gv 18,19) e, benché separate da esso, mediante segni che esprimono la vostra appartenenza a Cristo, non cessate di intercedere costantemente per l’umanità, presentando al Signore i suoi timori e le sue speranze, le sue gioie e le sue sofferenze” (n. 36).