domenica 31 gennaio 2016

Profezia e quotidianità

Si vivono giorni confusi e chiassosi, densi di contrapposte “testimonianze” muscolari. Giunge provvidenziale, come sempre, la Parola che ci dispensa la Chiesa: 
”Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cembalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo, per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe” (1 Cor 13, 1-3).
E infatti, con Gesù Cristo ogni logica umana viene capovolta nel segno della profezia. Il Regno non sta nel dominio e nella forza, ma nel lasciarsi coinvolgere nella parola e nella vicenda di Gesù di Nazaret . Chi prende la croce su di sé nelle situazioni reali della vita non cerca motivi per scaricare sugli altri le proprie responsabilità, ma si impegna per il servizio di Dio e per il bene degli altri fino al dono supremo di sé. 

La Chiesa, che è comunità profetica in concreto, ci fa vedere Dio attraverso le cose che fa, dando una lettura divina degli eventi umani, denunciando con la vita e non con le parole una società che si costruisce sull’egoismo, sull’arrivismo, sul profitto, sulla negazione pratica di Dio.

domenica 24 gennaio 2016

Rapporto tra comunicazione e misericordia

Come ormai da tradizione, oggi, ricorrenza di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, viene pubblicato il Messaggio del Santo Padre per la 50ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2016, che si celebrerà il prossimo 8 maggio, nella domenica che precede la Pentecoste.
 
La Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali è l'unica  stabilita dal Concilio Vaticano II ("Inter Mirifica", 1963) e viene celebrata in molti paesi, su raccomandazione dei vescovi del mondo.
 
Il tema scelto per quest’anno giubilare da papa Francesco è oltremodo significativo: Comunicazione e misericordia: un incontro fecondo. In modo chiaro, il Pontefice richiama subito il concetto che sottende il documento:
“Ciò che diciamo e come lo diciamo, ogni parola e ogni gesto dovrebbe poter esprimere la compassione, la tenerezza e il perdono di Dio per tutti. L’amore, per sua natura, è comunicazione, conduce ad aprirsi e a non isolarsi. E se il nostro cuore e i nostri gesti sono animati dalla carità, dall’amore divino, la nostra comunicazione sarà portatrice della forza di Dio”.
Questo riguarda particolarmente la Chiesa, chiamata con il linguaggio e le azioni a trasmettere misericordia “così da toccare i cuori delle persone e sostenerle nel cammino verso la pienezza della vita, che Gesù Cristo, inviato dal Padre, è venuto a portare a tutti” e offrire “quel calore che dà sostanza alle parole della fede e che accende nella predicazione e nella testimonianza la “scintilla” che le rende vive”. E infatti,
“Solo parole pronunciate con amore e accompagnate da mitezza e misericordia toccano i cuori di noi peccatori. Parole e gesti duri o moralistici corrono il rischio di alienare ulteriormente coloro che vorremmo condurre alla conversione e alla libertà, rafforzando il loro senso di diniego e di difesa”.  
Papa Bergoglio ricorda la “bontà della comunicazione, in quanto capace di “creare ponti, di favorire l’incontro e l’inclusione…sia nell’ambiente fisico sia in quello digitale”. Da ciò la necessità di affrancarsi dai messaggi di odio delle condanne e delle vendette che ammorbano la nostra società. “ La parola del cristiano, invece, si propone di far crescere la comunione e, anche quando deve condannare con fermezza il male, cerca di non spezzare mai la relazione e la comunicazione”. Perciò l’invito a tutte le persone di buona volontà a “riscoprire il potere della misericordia di sanare le relazioni lacerate e di riportare la pace e l’armonia tra le famiglie e nelle comunità”.
 
E il Pontefice non tralascia di rivolgersi a quanti hanno responsabilità istituzionali, politiche e di formazione dell’opinione pubblica,
“ affinché siano sempre vigilanti sul modo di esprimersi nei riguardi di chi pensa o agisce diversamente, e anche di chi può avere sbagliato. È facile cedere alla tentazione di sfruttare simili situazioni e alimentare così le fiamme della sfiducia, della paura, dell’odio. Ci vuole invece coraggio per orientare le persone verso processi di riconciliazione, ed è proprio tale audacia positiva e creativa che offre vere soluzioni ad antichi conflitti e l’opportunità di realizzare una pace duratura. «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia [...] Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,7.9)”.
Il Vescovo di Roma, inoltre, ritiene di richiamare anche l’attenzione dei pastori nella Chiesa, di modo che
"Lo stile della nostra comunicazione sia tale da superare la logica che separa nettamente i peccatori dai giusti. Noi possiamo e dobbiamo giudicare situazioni di peccato – violenza, corruzione, sfruttamento, ecc. – ma non possiamo giudicare le persone, perché solo Dio può leggere in profondità nel loro cuore. È nostro compito ammonire chi sbaglia, denunciando la cattiveria e l’ingiustizia di certi comportamenti, al fine di liberare le vittime e sollevare chi è caduto. Il Vangelo di Giovanni ci ricorda che «la verità vi farà liberi» (Gv 8,32). Questa verità è, in definitiva, Cristo stesso, la cui mite misericordia è la misura della nostra maniera di annunciare la verità e di condannare l’ingiustizia. È nostro precipuo compito affermare la verità con amore (cfr Ef 4,15). Solo parole pronunciate con amore e accompagnate da mitezza e misericordia toccano i cuori di noi peccatori. Parole e gesti duri o moralistici corrono il rischio di alienare ulteriormente coloro che vorremmo condurre alla conversione e alla libertà, rafforzando il loro senso di diniego e di difesa”.
Il Papa, prima di concludere il Messaggio, si sofferma sulla differenza tra l’udire “che riguarda l’ambito dell’informazione” e l’ascolto “che rimanda all’ambito della comunicazione” fatta di attenzione, accoglienza e vicinanza. In effetti, “Saper ascoltare è una grazia immensa, è un dono che bisogna invocare per poi esercitarsi a praticarlo”. Non poteva mancare, infine, un riferimento alle moderne forme di comunicazione sociale, che vanno usate col cuore per favorire le relazioni e promuovere il bene della società, evitando così “un’ulteriore polarizzazione e divisione tra le persone e i gruppi”, visto che “L’ambiente digitale è una piazza, un luogo di incontro, dove si può accarezzare o ferire, avere una discussione proficua o un linciaggio morale”.

venerdì 22 gennaio 2016

La verità su matrimonio e famiglia secondo il disegno di Dio

Si è tenuto in Vaticano il consueto discorso   del Santo Padre Francesco in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario del Tribunale della Rota Romana.
 
Il Pontefice, evocando il beato Paolo VI, ha ribadito l'insegnamento della Chiesa sulla verità del matrimonio, che non ammette confusione “con ogni altro tipo di unione” :
“Per mezzo del matrimonio e della famiglia Iddio ha sapientemente unite due tra le maggiori realtà umane: la missione di trasmettere la vita e l’amore vicendevole e legittimo dell’uomo e della donna, per il quale essi sono chiamati a completarsi vicendevolmente in una donazione reciproca non soltanto fisica, ma soprattutto spirituale. O per meglio dire: Dio ha voluto rendere partecipi gli sposi del suo amore: dell’amore personale che Egli ha per ciascuno di essi e per il quale li chiama ad aiutarsi e a donarsi vicendevolmente per raggiungere la pienezza della loro vita personale; e dell’amore che Egli porta all’umanità e a tutti i suoi figli, e per il quale desidera moltiplicare i figli degli uomini per renderli partecipi della sua vita e della sua felicità eterna”.
E infatti,
“ La famiglia, fondata sul matrimonio indissolubile, unitivo e procreativo, appartiene al "sogno” di Dio e della sua Chiesa per la salvezza dell’umanità”.
Una verità , questa, irrinunciabile per la Chiesa, per rimanere fedele al disegno di Dio e il cui servizio è “affidato primariamente al Papa e ai Vescovi”.
“La Chiesa, dunque, con rinnovato senso di responsabilità continua a proporre il matrimonio, nei suoi elementi essenziali – prole, bene dei coniugi, unità, indissolubilità, sacramentalità [6] –, non come un ideale per pochi, nonostante i moderni modelli centrati sull’effimero e sul transitorio, ma come una realtà che, nella grazia di Cristo, può essere vissuta da tutti i fedeli battezzati. E perciò, a maggior ragione, l’urgenza pastorale, che coinvolge tutte le strutture della Chiesa, spinge a convergere verso un comune intento ordinato alla preparazione adeguata al matrimonio, in una sorta di nuovo catecumenato - sottolineo questo: in una sorta di nuovo catecumenato - tanto auspicato da alcuni Padri Sinodali”.