domenica 31 gennaio 2016

Profezia e quotidianità

Si vivono giorni confusi e chiassosi, densi di contrapposte “testimonianze” muscolari. Giunge provvidenziale, come sempre, la Parola che ci dispensa la Chiesa: 
”Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cembalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo, per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe” (1 Cor 13, 1-3).
E infatti, con Gesù Cristo ogni logica umana viene capovolta nel segno della profezia. Il Regno non sta nel dominio e nella forza, ma nel lasciarsi coinvolgere nella parola e nella vicenda di Gesù di Nazaret . Chi prende la croce su di sé nelle situazioni reali della vita non cerca motivi per scaricare sugli altri le proprie responsabilità, ma si impegna per il servizio di Dio e per il bene degli altri fino al dono supremo di sé. 

La Chiesa, che è comunità profetica in concreto, ci fa vedere Dio attraverso le cose che fa, dando una lettura divina degli eventi umani, denunciando con la vita e non con le parole una società che si costruisce sull’egoismo, sull’arrivismo, sul profitto, sulla negazione pratica di Dio.

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