domenica 21 dicembre 2014

Tempo di auguri

Nell’odierno breviario sul Sole 24 Ore, il card. Gianfranco Ravasi descrive così il tempo che viviamo: “L’indifferenza è la malattia del nostro tempo, la superficialità ne è l’antidolorofico, l’insensibilità l’esito finale”.

Eppure le espressioni augurali infarcite di "buone feste" e "buon Natale" si sprecano. Mentre la festa si avvicina è il caso di chiedersi: quale festa? Siamo prossimi al Natale. Ma quale Natale? Chi è per ciascuno di noi il protagonista? 
 
Mons. Bruno Forte, sempre sul Sole di oggi, spiega: “Protagonisti di questo incontro siamo noi, col nostro cuore inquieto, e il Dio che non ha esitato a farsi uomo per farci sentire il Suo amore appassionato, la Sua prossimità alle fatiche nella nostra condizione mortale e all’audacia dell’amore, che accetta di giocarsi sull’eterno nella fragilità del tempo. E’ in questo rischio che sta la bellezza della fede: ed è solo accettando di correrlo che si può anche sperimentare lo spalancarsi dell’abisso divini, l’abbraccio benedicente che risponde alla nostra invocazione e alla resa della nostra ricerca”.
 
Ecco un senso, l’unico, a dire e a dirsi: Buon Natale.

martedì 25 novembre 2014

Promuovere la dignità della persona in armonia col "noi-tutti"

Il suo quinto viaggio internazionale, dopo il Brasile dell'estate 2013, la Terra Santa della scorsa primavera, la Corea del sud in agosto e l'Albania del 21 settembre, papa Francesco l’ha dedicato al cuore dell’Europa politica, facendo visita al Parlamento Europeo e al Consiglio d’Europa di Strasburgo.
 
Una scelta significativa, che precede qualsiasi altra visita individuale in uno Stato membro dell'Unione europea.
 
Intervenendo davanti al Parlamento Europeo, papa Francesco per la prima volta ha affrontato il tema dell'Europa, ricordandone le radici cristiane, i valori etici, la difesa dei più deboli. E’ il secondo Papa a visitare il Parlamento europeo dopo Giovanni Paolo II, che vi si recò l'11 ottobre 1988.
 
Il Pontefice, tra l'altro, ha evocato l’immagine della “Scuola di Atene” di Raffaello per descrivere “ l’Europa e la sua storia, fatta del continuo incontro tra cielo e terra, dove il cielo indica l’apertura al trascendente, a Dio, che ha da sempre contraddistinto l’uomo europeo, e la terra rappresenta la sua capacita pratica e concreta di affrontare le situazioni e i problemi”. Il futuro dell’Europa dipende dalla riscoperta del nesso vitale e inseparabile fra questi due elementi. Un’Europa che non è più capace di aprirsi alla dimensione trascendente della vita e un’Europa che lentamente rischia di perdere la propria anima e anche quello spirito umanistico che pure ama e difende”.
 
E se “Promuovere la dignità della persona significa riconoscere che essa possiede diritti inalienabili di cui non può essere privata ad arbitrio di alcuno e tanto meno a beneficio di interessi economici”, papa Bergoglio apre la riflessione sulla tendenza giuridica che porta ad affermare i diritti del singolo “ma senza tenere conto che ogni essere umano è legato a un contesto sociale, in cui i suoi diritti e doveri sono connessi a quelli degli altri e al bene comune della società stessa”.
 
I legislatori europei sono stati, quindi, richiamati ad approfondire una cultura che si basi sui diritti umani per collegare la dimensione individuale a quella “del bene comune” a quel “noi-tutti”, richiamando la Caritas in veritate di Benedetto XVI, “formato da individui, famiglie e gruppi intermedi, che si uniscono in comunità sociale. Infatti, se il diritto di ciascuno non è armonicamente ordinato al bene più grande, finisce per concepirsi senza limitazioni e dunque per diventare sorgente di conflitti e di violenze”.

lunedì 17 novembre 2014

La complementarietà uomo donna alla base del matrimonio e della famiglia

Papa Francesco, rivolgendosi   oggi ai partecipanti al Colloquio internazionale sulla complementarietà tra uomo e donna, promosso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede,  evocando san Paolo (cfr 1 Cor 12), ha notato che  “riflettere sulla complementarietà non è altro che meditare sulle armonie dinamiche che stanno al centro di tutta la Creazione. Questa è la parola chiave: armonia. Tutte le complementarietà il Creatore le ha fatte perché lo Spirito Santo, che è l’autore dell’armonia, faccia questa armonia”.
 
E ricordando che “complementarietà sta alla base del matrimonio e della famiglia, che è la prima scuola dove impariamo ad apprezzare i nostri doni e quelli degli altri e dove cominciamo ad apprendere l’arte del vivere insieme”, il Santo Padre ha aggiunto:” La complementarietà assume molte forme, poiché ogni uomo e ogni donna apporta il proprio contributo personale al matrimonio e all’educazione dei figli. La propria ricchezza personale, il proprio carisma personale, e la complementarietà diviene così di una grande ricchezza. E non solo è un bene, ma è anche bellezza”.
 
E, infine, Francesco ha ammonito: “La famiglia è un fatto antropologico, e conseguentemente un fatto sociale, di cultura, ecc. Noi non possiamo qualificarla con concetti di natura ideologica, che hanno forza soltanto in un momento della storia, e poi decadono. Non si può parlare oggi di famiglia conservatrice o famiglia progressista: la famiglia è famiglia! Non lasciatevi qualificare da questo o da altri concetti di natura ideologica. La famiglia ha una forza in sé”.

lunedì 10 novembre 2014

Il tempio come figura della Chiesa

La festa della Dedicazione della basilica lateranense, celebrata quest’anno nella XXXII domenica del T.O., ci richiama l’importanza per la cristianità di questa chiesa romana, ma anche il senso e la portata nella Chiesa della cattedrale.

 Va detto o ricordato che la casa del Vescovo di Roma, è proprio a san Giovanni in Laterano, la "cattedrale" di Roma, che perciò è la più importante di tutto il mondo perché è da quella "cattedra" che il Pontefice con il suo magistero aiuta e sostiene tutti i credenti in Gesù. E’ stato proprio papa Francesco che ci ha ricordato la natura del ministero petrino, presentandosi la sera della sua elezione dalla loggia della basilica vaticana per la benedizione apostolica Urbi et Orbi come Vescovo della Chiesa di Roma, “che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese”. “Presidenza nella carità” che viene riconosciuta dalle Chiese di tutto il mondo, unendosi in questa festa alla Chiesa di Roma. Analogamente avviene per la festa della Dedicazione della chiesa cattedrale di ogni diocesi, alla quale sono “unite” le parrocchie e le comunità che ne dipendono.
 
Il tempio come figura della Chiesa (cfr. LG 6) diventa un richiamo alla comunità e alla comunione, cui tutti i fedeli in Cristo sono chiamati a vivere e operare con una sincera e costante solidarietà. Sebbene per noi credenti nel Cristo incarnato e Salvatore del mondo sia questi il vero tempio, cioè il luogo nel quale è possibile, per ogni uomo fare esperienza del vero Dio, è anche necessario che l'uomo disponga di uno spazio per vivere la propria fede religiosa con adeguata intimità spirituale. Dedicato appunto al Signore.

lunedì 3 novembre 2014

Orsono 31 anni...

Voglio aprire una parentesi di carattere personale su questo blog. Orsono 31 anni, oggi, che mi trovo in Umbria, ad Assisi e dal 1985 a S. Maria degli Angeli. In questa terra verde ormai ho trascorso l'esatta metà della mia esistenza, dopo aver passato la prima metà nella natia Sicilia tra Gallodoro (ME), che mi diede i natali, e la mia città d’elezione, Messina, ove sono cresciuto e formato culturalmente.
 
 
Formazione che ho proseguito ad Assisi, passando per Roma per gli studi specialistici in diritto canonico, soprattutto sul piano umano, avendo messo su famiglia oltre all'impegno nell'insegnamento e nell'attività prevalente di avvocato canonista. Formazione fatta di relazioni familiari e d'incontro di decine di giovani nell'ambito scolastico ed accademico. Così come per l'ascolto e l'assistenza giudiziale di altrettante persone in difficoltà coniugale.
 
E' il caso di dire con la grazia del Signore, amen.
 
Il Signore disse ad Abram:
"Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò.
Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione.
Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra". (Gn 12, 1-3)

lunedì 20 ottobre 2014

Beato Paolo VI, “il grande timoniere del Concilio”

Ieri papa Francesco, proclamando beato Paolo VI , ha delineato la statura di quel Pontefice che seppe offrire una “umile e profetica testimonianza di amore a Cristo e alla sua Chiesa”.
 
E non può sfuggire ad occhi attenti anche la voluta coincidenza tra questa beatificazione e il Sinodo straordinario sulla famiglia. Sinodo, che come evento partecipato di comunione ecclesiale fu istituito proprio da papa Montini nel 1965 con un preciso fine: “Scrutando attentamente i segni dei tempi, cerchiamo di adattare le vie e i metodi alle accresciute necessità dei nostri giorni e alle mutate condizioni della società” (cfr. Lett. ap. Motu proprio Apostolica sollicitudo).
 
All’omelia della Messa, celebrata davanti a circa settanta mila fedeli, oltre che insieme ai padri sinodali e al papa emerito Benedetto XVI (creato cardinale proprio da Paolo VI nel 1977), papa Bergoglio ha offerto un ulteriore affresco della personalità del neo beato, definito il grande timoniere del Concilio, citandone le parole: «Forse il Signore mi ha chiamato e mi tiene a questo servizio non tanto perché io vi abbia qualche attitudine, o affinché io governi e salvi la Chiesa dalle sue presenti difficoltà, ma perché io soffra qualche cosa per la Chiesa, e sia chiaro che Egli, e non altri, la guida e la salva» (P. Macchi, Paolo VI nella sua parola, Brescia 2001, pp. 120-121).
 
Francesco ha evidenziato, quindi l'umiltà di papa Montini, nella quale : “risplende la grandezza del Beato Paolo VI che, mentre si profilava una società secolarizzata e ostile, ha saputo condurre con saggezza lungimirante - e talvolta in solitudine - il timone della barca di Pietro senza perdere mai la gioia e la fiducia nel Signore”.

domenica 19 ottobre 2014

Questa è la Chiesa, tra sinodalità e collegialità

Con la Messa di stamani a S.Pietro, durante la quale vi è stata anche la beatificazione del servo di Dio papa Paolo VI, si è concluso il Sinodo straordinario sulla famiglia.
 
All’omelia , papa Francesco ha ripreso la natura del Sinodo, che “significa «camminare insieme». E infatti, pastori e laici di ogni parte del mondo hanno portato qui a Roma la voce delle loro Chiese particolari per aiutare le famiglie di oggi a camminare sulla via del Vangelo, con lo sguardo fisso su Gesù. È stata una grande esperienza nella quale abbiamo vissuto la sinodalità e la collegialità, e abbiamo sentito la forza dello Spirito Santo che guida e rinnova sempre la Chiesa chiamata, senza indugio, a prendersi cura delle ferite che sanguinano e a riaccendere la speranza per tanta gente senza speranza”.
 
Nel discorso conclusivo di ieri il Papa ha fatto il punto sui lavori sinodali evocando “un cammino di uomini, con le consolazioni ci sono stati anche altri momenti di desolazione, di tensione e di tentazioni”. E proprio su queste ultime il Santo Padre si è voluto soffermare, elencandole:
 
“- La tentazione dell'irrigidimento ostile, cioè il voler chiudersi dentro lo scritto (la lettera) e non lasciarsi sorprendere da Dio, dal Dio delle sorprese (lo spirito); dentro la legge, dentro la certezza di ciò che conosciamo e non di ciò che dobbiamo ancora imparare e raggiungere. Dal tempo di Gesù, è la tentazione degli zelanti, degli scrupolosi, dei premurosi e dei cosiddetti - oggi- "tradizionalisti" e anche degli intellettualisti. - La tentazione del buonismo distruttivo, che a nome di una misericordia ingannatrice fascia le ferite senza prima curarle e medicarle; che tratta i sintomi e non le cause e le radici. È la tentazione dei "buonisti", dei timorosi e anche dei cosiddetti "progressisti e liberalisti". - La tentazione di trasformare la pietra in pane per rompere un digiuno lungo, pesante e dolente (cf. Lc 4,1-4) e anche di trasformare il pane in pietra e scagliarla contro i peccatori, i deboli e i malati (cf. Gv 8,7) cioè di trasformarlo in "fardelli insopportabili" (Lc 10, 27). - La tentazione di scendere dalla croce, per accontentare la gente, e non rimanerci, per compiere la volontà del Padre; di piegarsi allo spirito mondano invece di purificarlo e piegarlo allo Spirito di Dio. - La tentazione di trascurare il "depositum fidei", considerandosi non custodi ma proprietari e padroni o, dall'altra parte, la tentazione di trascurare la realtà utilizzando una lingua minuziosa e un linguaggio di levigatura per dire tante cose e non dire niente!”.
E comunque il Santo Padre ha esortato a non scoraggiarsi o peggio a scandalizzarsi “ perché nessun discepolo è più grande del suo maestro; quindi se Gesù è stato tentato - e addirittura chiamato Beelzebul (cf. Mt 12, 24) - i suoi discepoli non devono attendersi un trattamento migliore”.  

Del resto,
 
“questa è la Chiesa, la vigna del Signore, la Madre fertile e la Maestra premurosa, che non ha paura di rimboccarsi le maniche per versare l’olio e il vino sulle ferite degli uomini (cf. Lc 10, 25-37); che non guarda l’umanità da un castello di vetro per giudicare o classificare le persone. Questa è la Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica e composta da peccatori, bisognosi della Sua misericordia. Questa è la Chiesa, la vera sposa di Cristo, che cerca di essere fedele al suo Sposo e alla sua dottrina. È la Chiesa che non ha paura di mangiare e di bere con le prostitute e i pubblicani (cf. Lc 15). La Chiesa che ha le porte spalancate per ricevere i bisognosi, i pentiti e non solo i giusti o coloro che credono di essere perfetti! La Chiesa che non si vergogna del fratello caduto e non fa finta di non vederlo, anzi si sente coinvolta e quasi obbligata a rialzarlo e a incoraggiarlo a riprendere il cammino e lo accompagna verso l'incontro definitivo, con il suo Sposo, nella Gerusalemme Celeste”. Ecco perché, “quando la Chiesa, nella varietà dei suoi carismi, si esprime in comunione, non può sbagliare: è la bellezza e la forza del sensus fidei, di quel senso soprannaturale della fede, che viene donato dallo Spirito Santo affinché, insieme, possiamo tutti entrare nel cuore del Vangelo e imparare a seguire Gesù nella nostra vita, e questo non deve essere visto come motivo di confusione e di disagio”.
 
Ribadita la natura teandrica della Chiesa, non riducibile quindi ad un mero aggregato umano, quasi ad un partito, papa Francesco ha richiamato taluni commenti, smentendoli: “ Tanti commentatori, o gente che parla, hanno immaginato di vedere una Chiesa in litigio dove una parte è contro l'altra, dubitando perfino dello Spirito Santo, il vero promotore e garante dell'unità e dell'armonia nella Chiesa. Lo Spirito Santo che lungo la storia ha sempre condotto la barca, attraverso i suoi Ministri, anche quando il mare era contrario e mosso e i ministri infedeli e peccatori”.
 
Una Chiesa al lavoro, fino al  Sinodo del 2015, per  “maturare, con vero discernimento spirituale, le idee proposte e trovare soluzioni concrete a tante difficoltà e innumerevoli sfide che le famiglie devono affrontare; a dare risposte ai tanti scoraggiamenti che circondano e soffocano le famiglie. Un anno per lavorare sulla "Relatio synodi" che è il riassunto fedele e chiaro di tutto quello che è stato detto e discusso in questa aula e nei circoli minori. E viene presentato alle Conferenze episcopali come Lineamenta.”

domenica 12 ottobre 2014

Carità e pastorale giudiziale

Al Sinodo dei vescovi si è chiusa la prima settimana di intensi lavori. Nel corso della sesta Congregazione generale , nel pomeriggio di mercoledì 8 ottobre, “Quanto ai processi di dichiarazione di nullità matrimoniale, in generale è stata riscontrata da molti l’esigenza di snellimento nelle procedure (e di integrare più laici competenti nei Tribunali ecclesiastici), ma è stato anche rilevato il pericolo di superficialità e la necessità di salvaguardare sempre il rispetto della verità e i diritti delle parti. Anche perché – si è detto – il processo non è contrario alla carità pastorale e la pastorale giudiziale deve evitare idee colpevolizzanti, incoraggiando una trattazione serena dei casi. Sempre a proposito della nullità matrimoniale, si è riflettuto sull’ipotesi di ricorrere alla via amministrativa, non sostitutiva di quella giudiziale, bensì complementare ad essa. Si è proposto che spetti al vescovo decidere quali richieste di verifica di nullità trattare per tale via amministrativa”.

Nell’ottava Congregazione generale, sempre con riferimento ai processi di verifica della nullità matrimoniale, è stata ricordata “la Commissione speciale di studio per la riforma del processo matrimoniale canonico, istituita dal Santo Padre Francesco in data 20 settembre 2014, ed è stato poi auspicato il raggiungimento di una procedura più semplice, purché una ed unica per tutta la Chiesa. Sulla doppia sentenza conforme conseguente all’obbligatorietà dell’appello, inoltre, ci si è chiesti se sia possibile ipotizzare di lasciare al discernimento del vescovo la determinazione di ricorrere o meno in appello”.
 
Ma allo stesso tempo ci si è soffermati sulla necessità di un intervento pastorale a monte con una adeguata preparazione al matrimonio, “poiché la sua celebrazione sembra ridursi sempre più alla dimensione sociale e giuridica, invece che religiosa e spirituale. Il percorso preparatorio – è stato notato – spesso viene percepito dai nubendi come un’imposizione, un compito da assolvere senza convincimento e risulta essere troppo breve. Poiché, invece, il matrimonio è una vocazione per la vita, la sua preparazione dovrebbe essere lunga ed approfondita, come avviene per la vita religiosa. E’ stata anche evidenziata, nei nubendi, una frequente mancanza di consapevolezza del valore sacramentale del vincolo matrimoniale. Tanto che la celebrazione del rito matrimoniale, è stato detto, non è automaticamente la celebrazione del sacramento matrimoniale.”

sabato 27 settembre 2014

Fallimento dell'amore, divorziati risposati e Comunione eucaristica

E’ imminente ormai la celebrazione del Sinodo dei Vescovi, in assemblea straordinaria, sulla famiglia. Cresce, quindi, l’attesa a livello di opinione pubblica, soprattutto dopo la discussione attorno al problema se concedere o meno la comunione ai divorziati risposati. Discussione avviata il 28 febbraio scorso con la omelia di Santa Marta   nella quale papa Bergoglio, proprio prima del Concistoro straordinario sulla famiglia aperto dalla ormai altrettanto famosa relazione del cardinale Walter Kasper, trattò del “fallimento dell’amore” e invitò “ a non condannare, ma accompagnare le persone”.

Quanto al card. Kasper, egli ha toccato lo spinoso problema dei matrimoni di persone divorziate, all’interno di una complessa relazione sulla famiglia. Problema che, secondo il porporato non si può ridurre alla questione dell’ammissione alla comunione, ma va affrontato col necessario “discernimento spirituale”, che “non è un facile compromesso tra gli estremi fra rigorismo e lassismo”, bensì come ogni virtù, una perfezione al di là di quegli estremi, il cammino della sana via di mezzo giustificata e della giusta misura”.

 
Eppure tale posizione, postulata in forma propositiva per il confronto sinodale, come ha avuto modo di ribadire lo stesso card. Kasper in una recente assemblea diocesana ad Assisi, ha suscitato forti reazioni per quello che si sa già all’interno del Concistoro, ma anche e soprattutto al di fuori con puntuali interventi e libri.
 
 
Tuttavia, non si può non ricordare come la questione siano ormai anni che viene dibattuta, nel segno di un’urgenza pastorale sempre più incombente. Benedetto XVI l'ha affrontata  in un incontro con il clero della diocesi di Aosta il 25 luglio 2005. E già prima, nel 1998, l’allora cardinale Ratzinger ne aveva parlato in un testo intitolato A proposito di alcune obiezioni contro la dottrina della Chiesa circa la recezione della Comunione eucaristica da parte di fedeli divorziati risposati.


Per tornare al dibattito attuale, l’arcivescovo di Milano, Scola contrario all’eucaristia agli uniti in seconde nozze, ha auspicato con un intervento su la rivista il Regno dal titolo l’antropologia e l’eucaristia una riforma della procedura di nullità matrimoniale sulla falsariga del matrimonio rato e non consumato. Posizione, quest’ultima che, per la verità, aveva delineato lo stesso Kasper, col proporre che “il vescovo possa affidare questo compito a un sacerdote con esperienza spirituale e pastorale quale penitenziere o vicario episcopale”.

giovedì 18 settembre 2014

La Chiesa “in uscita”

All’ udienza generale di ieri mattina, proseguendo la catechesi ai fedeli su ciò che significa Chiesa “cattolica” e “apostolica”, papa Francesco ha riaffermato concetti che danno ancora una volta il senso del suo pontificato e ne rappresentano il programma.
Il Papa ha ricordato che la Chiesa è cattolica, perché è universale, evocando san Cirillo di Gerusalemme, quando afferma: «La Chiesa senza dubbio è detta cattolica, cioè universale, per il fatto che è diffusa ovunque dall’uno all’altro dei confini della terra; e perché universalmente e senza defezione insegna tutte le verità che devono giungere a conoscenza degli uomini, sia riguardo alle cose celesti, che alle terrestri» (Catechesi XVIII, 23).
 
Ma è a proposito del secondo termine, “apostolica”, che il Santo Padre ha usato un’espressione significativa quanto propria:
“ Se la Chiesa è nata cattolica, vuol dire che è nata «in uscita», che è nata missionaria. Se gli Apostoli fossero rimasti lì nel cenacolo, senza uscire a portare il Vangelo, la Chiesa sarebbe soltanto la Chiesa di quel popolo, di quella città, di quel cenacolo. Ma tutti sono usciti per il mondo, dal momento della nascita della Chiesa, dal momento che è disceso su di loro lo Spirito Santo. E per questo la Chiesa è nata “in uscita”, cioè missionaria. È quello che esprimiamo qualificandola apostolica, perché l’apostolo è quello che porta la buona notizia della Risurrezione di Gesù. Questo termine ci ricorda che la Chiesa, sul fondamento degli Apostoli e in continuità con essi - sono gli Apostoli che sono andati e hanno fondato nuove chiese, hanno costituito nuovi vescovi e così in tutto il mondo, in continuità. Oggi tutti noi siamo in continuità con quel gruppo di Apostoli che ha ricevuto lo Spirito Santo e poi è andato in “uscita”, a predicare -, è inviato a portare a tutti gli uomini questo annuncio del Vangelo, accompagnandolo con i segni della tenerezza e della potenza di Dio”.
Ed è per questo che, oggi più che mai, La Chiesa «missionaria» ha bisogno di un governo più agile ed efficiente. Sempre ieri si è conclusa la sesta riunione, del Consiglio dei nove cardinali, il cosiddetto C9 voluto da Papa Francesco per aiutarlo nel governo della Chiesa e la riforma della Curia romana. In particolare sono stati focalizzati i temi del laicato e della famiglia”, della giustizia e della pace, della carità” come anche dei migranti, dell’ecologia e della tutela della vita. Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi ha spiegato che si tratta di capire come strutturare il governo della Chiesa, per dare indicazioni e orientamenti su questi temi con riferimento in questo caso ai pontifici consigli. E’ stata inoltre predisposta una bozza introduttiva della nuova costituzione apostolica che dovrebbe vedere la luce nel 2015. Al termine di questo processo, infatti, il Pontefice promulgherà una costituzione apostolica sostitutiva della vigente Pastor Bonus (1988) che regolamenta l'organigramma della Curia romana.

domenica 14 settembre 2014

L’antidoto contro il peccato

La Chiesa celebra ogni 14 settembre la festa dell’ Esaltazione della Santa Croce, ossia il trionfo della Croce, segno e strumento della salvezza dei credenti in Cristo, come si richiama nel Prefazio della Messa odierna “Nell’albero della Croce tu (o Dio) hai stabilito la salvezza dell’uomo, perché donde sorgeva la morte di là risorgesse la vita, e chi dall’albero traeva vittoria, dall’albero venisse sconfitto, per Cristo nostro Signore”.

Questa celebrazione è antica e risale, con il suo peculiarie significato, all’epoca di Costantino, che “aveva fatto costruire a Gerusalemme una basilica sul Golgota e un’altra sul Sepolcro di Cristo Risorto. La dedicazione di queste basiliche avvenne il 13 settembre dei 335. Il giorno seguente si richiamava il popolo al significato profondo delle due chiese, mostrando ciò che restava del legno della Croce del Salvatore. Da quest’uso ebbe origine la celebrazione del 14 settembre. A questo anniversario si aggiunse poi il ricordo della vittoria di Eraclio sui Persiani (628), ai quali l’imperatore strappò le reliquie della Croce, che furono solennemente riportate a Gerusalemme. L’uso liturgico che vuole la Croce presso l’altare quando si celebra la Messa, rappresenta un richiamo alla figura biblica del serpente di rame che Mosè innalzò nel deserto: guardandolo gli Ebrei, morsicati dai serpenti erano guariti. Giovanni nel racconto della Passione dovette aver presente il profondo simbolismo di questo avvenimento dell’Esodo (cf prima lettura), e la profezia di Zaccaria, quando scrive: «Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto » (Zc 12,10; Gv 19,37). Il simbolo della croce ha sacralizzato per secoli ogni angolo della terra e ogni manifestazione sociale e privata. Oggi rischia di essere spazzato via o peggio strumentalizzato da una moda consumistica. Tuttavia rimane sempre un simbolo che fa volgere lo sguardo a tutti i «crocifissi» di sempre: i poveri, gli ammalati, i vecchi, gli sfruttati…” (http://www.maranatha.it/Festiv2/festeSolen/0914Page.htm).
 
Le letture Nm 21, 4b-9, Fil 2, 6-11, Gv 3, 13-17, proclamate oggi aiutano a penetrare il significato di quel simbolo. Papa Francesco nella omelia di stamani nella basilica vaticana ne ha illustrato i contenuti, ricordando tra l’altro che “chi si affida a Gesù crocifisso riceve la misericordia di Dio che guarisce dal veleno mortale del peccato”.

lunedì 25 agosto 2014

Misericordia: né lassismo né rigorismo.

Ispirandosi oltre a san Francesco, alle parole e ai gesti di Papa Bergoglio, il 72° Corso di Studi Cristiani, svoltosi dal 20 al 24 agosto alla Cittadella di Assisi e organizzato dalla Pro Civitate Christiana  in collaborazione con la Comunità Ecumenica di Bose, Editrice Queriniana ed Exodus, ha avuto come tema “Francesco la profezia delle periferie per una civiltà della misericordia”.
Non un confronto ma la ricerca di punti di assonanza tra le due figure, soffermandosi in particolare su questo Papa che ha fatto “irruzione” con la Chiesa e nella Chiesa. E con papa Francesco guardare al tema ricorrente della ‘misericordia’, partendo dalle periferie della nostra umanità, dunque non solo geografiche.
 
Il là ai lavori è stato dato da Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente della Fondazione ‘Migrantes’, che ha portato il suo ricco contributo di vescovo di frontiera, impegnato com’è con i migranti che giungono a Lampedusa. Mons. Montenegro, che nel suo ministero si è sempre occupato di emarginati, avendo tra l’altro presieduto per diversi anni la Caritas italiana, nella sua relazione ha tratteggiato con sapienza pastorale le direttrici del cristiano oggi alla luce della Sacra Scrittura.
 
Una lectio magistralis  dal titolo "Va', ripara la mia casa" di Enzo Bianchi, ha chiuso il convegno. Il priore di Bose si è soffermato sul carattere riformatore di questo inizio di pontificato:
“Se questa volontà di riforma è vera, occorre però subito chiarire che il Papa non pensa innanzitutto alla riforma delle strutture ecclesiastiche, quali il papato, la curia, le conferenze episcopali, i sinodi... Prima occorre una riforma che tocchi la vita dei cristiani e sappia mutarla: i cristiani devono fare della Chiesa un luogo di dialogo, di partecipazione fervente e viva, di scambio e di confronto libero da paure, uno spazio in cui tutti possano esprimersi ed essere tenuti in considerazione…Riformare è riconoscere i propri peccati e fare la verità in se stessi per esporsi alla misericordia di Dio. Ecco perché Francesco parla di «conversione ecclesiale» (EG 26) e, con sant’Agostino, ne vede l’autore nel Signore Gesù: «“Colui che è stato il tuo formatore, sarà anche il tuo riformatore”. Ogni rinnovamento della Chiesa consiste ssenzialmente in un’accresciuta fedeltà alla sua vocazione» (EG 26)…A me spetta, come vescovo di Roma, rimanere aperto ai suggerimenti orientati a un esercizio del mio ministero che lo renda più fedele al significato che Gesù Cristo intese dargli … Il papato e le strutture centrali della Chiesa universale hanno bisogno di ascoltare l’appello a una conversione pastorale (EG 32). Sì, c’è anche la volontà di una riforma delle strutture della Chiesa, perché risplenda il primato del Vangelo e perché si giunga all’unità, alla comunione visibile voluta da Cristo per la sua Chiesa”.  
E al riguardo Bianchi ha perciò evocato la “postura” e quindi i gesti eloquenti del Papa in linea con la tensione riformatrice:
 “ Elemento non certo periferico a tale proposito, è il fatto che il Papa abbia subito cercato di attuare la riforma a partire dalla sua persona: abitazione, modo di muoversi, nobile semplicità nella liturgia, prossimità vissuta con la gente, con il popolo di Dio, abolizione di ogni insegna principesca; e, su tutto, la sua convinzione intensa, eloquente, piena di forza, che Gesù è Vivente ed è il Signore della Chiesa e del mondo, al quale vanno l’amore e il servizio obbediente, sempre, senza mai avere paura”.  
Ma questo è tempo di misericordia, che nel magistero di Francesco significa non indulgere al rigorismo ma neppure al lassismo. Da ciò un cammino sinodale che dispieghi nella e per la Chiesa le giuste coordinate per la vita spirituale dei fedeli. Ecco perché col salmista possiamo cantare:
Ma io per la tua grande misericordia entrerò nella tua casa; * mi prostrerò con timore nel tuo santo tempio (Sal 5,8)

sabato 16 agosto 2014

Per una Chiesa gioiosa e missionaria: la Chiesa deve farsi “prossima”

Il 12 agosto scorso, solennità di San Rufino, la Chiesa che è in Assisi-Nocera U.-Gualdo T. ha aperto la fase celebrativa del Sinodo diocesano. La cerimonia è iniziata con la lettura da parte del cancelliere vescovile, don Salvatore Rugolo, del decreto di apertura del Sinodo.
 
Papa Francesco, con la benedizione, ha inviato un messaggio, auspicando “per codesta chiesa particolare, rinnovata e gioiosa adesione a Cristo per un fecondo slancio missionario al servizio della nuova evangelizzazione, con un attenzione speciale alle periferie esistenziali".

Il vescovo mons. Domenico Sorrentino, che a norma del diritto ha convocato l’importante assise, nella sua omelia ha sottolineato intanto la particolarità dell’evento, visto che il precedente Sinodo della Chiesa di Assisi venne celebrato nel lontano 1938 e dieci anni dopo quello di Nocera. Ma l’importanza del “camminare insieme” sinodalmente è data dall’unione nella nuova diocesi delle due storie, quella assisana e quella nocerina-gualdese, e da ultimo dal Motu Proprio Totius orbis di Papa Benedetto XVI che ha coinvolto pastoralmente nel servizio alla chiesa diocesana le due basiliche papali di San Francesco e Santa Maria degli Angeli.
Monsignor Sorrentino ha enunciato gli aspetti problematici della comunità diocesana, che, pur in un contesto di fede ancora viva, si dibatte di fronte alle sfide epocali del tempo, a partire dalla fragilità della famiglia senza tralasciare la pesante crisi economica, e dei quali l'assemblea sinodale è chiamata ad occuparsi per prestare aiuto al Vescovo diocesano in ordine al bene della stessa comunità.  
 
“Noi siamo qui oggi, eredi della fede testimoniata col sangue da San Rufino, a dire a Cristo: ‘tu sei la via, la verità, la vita'. Bisogna che questa professione di fede si consolidi nelle nostre coscienze e diventi credibile nel nostro annuncio. Un annuncio al quale papa Francesco chiede di dare il timbro della gioia. Di qui il titolo del nostro Sinodo: “per una Chiesa gioiosa e missionaria". Questa gioia non può risolversi in un sentimento intimistico e solitario: deve essere gioia di Chiesa, gioia di popolo, gioia di famiglia. Qui si apre un altro scenario di sfide epocali. Quello che per millenni ha costituito la forza della pastorale, e cioè la coesione della famiglia e della società, oggi è sempre più lontano. Le relazioni si indeboliscono e si frammentano. Il nucleo stesso della società, la famiglia, è sempre più fragile. Dobbiamo puntare ad essere sempre più “chiesa-famiglia", anche per dare una risposta al cedimento dell’istituto familiare. Infine, in questa nostra società siamo afflitti da una pesante crisi economica. Anche la nostra diocesi, già ferita dal terremoto, ne è stata investita in pieno. Antiche e nuove povertà ci assillano. La disoccupazione cresce. Aziende chiudono o sono in difficoltà. Sotto i nostri occhi giovani senza futuro e magari tentati da paradisi futili e velenosi, immigrati in cerca di accoglienza. Il senso e la gioia della vita sono messi alla prova, e la vita umana non sempre è rispettata nemmeno nel grembo materno. Di fronte a queste enormi sfide, la politica appare, salvo eccezioni confusa e inconcludente. E se poi guardiamo al paesaggio internazionale, lo vediamo segnato da ingiustizie e disuguaglianze clamorose, e, come non bastasse, punteggiato di conflitti sanguinosi. Non abbiamo ancora concluso la nostra preghiera per la pace in Terra Santa, che dall’Iraq ci arrivano le notizie raccapriccianti di migliaia di cristiani in fuga di fronte a una furia persecutoria che non conosce pietà. Per questo la sera del 15 agosto alle 21 abbiamo indetto una veglia di preghiera nella Basilica inferiore di San Francesco. C’è tanta sofferenza in giro. La Chiesa deve farsi “prossima". Annunciare Cristo è anche impegno a toccare la sua “carne” nei poveri".

venerdì 15 agosto 2014

“La glorificazione di Maria con l'assunzione al cielo in anima e corpo”

L'Assunzione di Maria in Cielo è un dogma cattolico nel quale viene affermato che “l'immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”. Il dogma venne proclamato da papa Pio XII il 1º novembre 1950, anno santo, attraverso la costituzione apostolica Munificentissimus Deus.
Si tratta dell'ultimo dogma, finora, proclamato da un Pontefice. Si ricorda il precedente dell’Immacolata Concezione, pronunziato dal papa beato Pio IX l'8 dicembre 1854 con la bolla Ineffabilis Deus, che sancisce come la Vergine Maria sia stata preservata immune dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento. Strettamente connesso a quel dogma questo dell’Assunzione, in quanto - spiega Pio XII – “Ella per privilegio del tutto singolare ha vinto il peccato con la sua concezione immacolata; perciò non fu soggetta alla legge di restare nella corruzione del sepolcro, né dovette attendere la redenzione del suo corpo solo alla fine del mondo”.
 
Così Pio XII illustra le ragioni della sua decisione: “Poiché la chiesa universale nella quale vive lo Spirito di verità e la conduce infallibilmente alla conoscenza delle verità rivelate, nel corso dei secoli ha manifestato in molti modi la sua fede, e poiché tutti i vescovi dell'orbe cattolico con quasi unanime consenso chiedono che sia definita come dogma di fede divina e cattolica la verità dell'assunzione corporea della beatissima vergine Maria al cielo - verità fondata sulla s. Scrittura, insita profondamente nell'animo dei fedeli, confermata dal culto ecclesiastico fin dai tempi remotissimi, sommamente consona con altre verità rivelate, splendidamente illustrata e spiegata dallo studio della scienza e sapienza dei teologi - riteniamo giunto il momento prestabilito dalla provvidenza di Dio per proclamare solennemente questo privilegio di Maria vergine”.
 
Il Papa ripercorre il cammino compiuto per giungere a tale definizione di fede. Cammino che prende atto delle attese diffuse tra i fedeli, ma anche tra rappresentanti di nazioni o di province ecclesiastiche e tra non pochi padri dello stesso Vaticano I, perché si definisse dal supremo magistero della chiesa anche il dogma della corporea assunzione al cielo di Maria vergine. Come del resto l’argomento fu oggetto di studio di teologi e di congressi mariani sia nazionali sia internazionali. E ancora, il percorso si fece veramente collegiale con il coinvolgimento, attraverso la lettera enciclica Deiparae Virginis Mariae, di tutti i Vescovi, che risposero in maniera “pressoché unanimemente affermativa”.
 
Di questa fede comune della Chiesa si ebbero fin dall'antichità lungo il corso dei secoli varie testimonianze, indizi e vestigia. Pio XII ricorda come da sempre nella comunità dei fedeli, sotto la guida dei pastori, alla luce della s. Scrittura si credeva e professava apertamente che la vergine Maria, dopo la morte, non fu soggetto alla corruzione del sepolcro. E di tale fede vi sono svariate attestazioni, come gli “innumerevoli templi dedicati a Dio in onore di Maria vergine assunta al cielo, e le sacre immagini ivi esposte alla venerazione dei fedeli, le quali pongono dinanzi agli occhi di tutti questo singolare trionfo della beata Vergine. Inoltre città, diocesi e regioni furono poste sotto la speciale tutela e patrocinio della Vergine assunta in cielo; parimenti con l'approvazione della chiesa sono sorti Istituti religiosi che prendono nome da tale privilegio. Né va dimenticato che nel rosario mariano, la cui recita è tanto raccomandata da questa sede apostolica, viene proposto alla pia meditazione un mistero che, come tutti sanno, tratta dell'assunzione della beatissima Vergine”.
 
E ancora “fin dall'antichità si celebra in Oriente e in Occidente una solenne festa liturgica”, che, sulle orme dei santi padri e con l’aiuto della riflessione teologica, consentì “di precisare apertamente e con chiarezza il mistero che è oggetto della festa e la sua strettissima connessione con le altre verità rivelate”.
 
Il tutto avendo come “ultimo fondamento la s. Scrittura, la quale ci presenta l'alma Madre di Dio unita strettamente al suo Figlio divino e sempre partecipe della sua sorte. Per cui sembra quasi impossibile figurarsi che, dopo questa vita, possa essere separata da Cristo - non diciamo, con l'anima, ma neppure col corpo - colei che lo concepì, lo diede alla luce, lo nutrì col suo latte, lo portò fra le braccia e lo strinse al petto. Dal momento che il nostro Redentore è Figlio di Maria, non poteva, come osservatore perfettissimo della divina legge, non onorare oltre l'eterno Padre anche la Madre diletta. Potendo quindi dare alla Madre tanto onore, preservandola immune dalla corruzione del sepolcro, si deve credere che lo abbia realmente fatto”.

sabato 26 luglio 2014

La normalità della vita

Ancora una volta papa Francesco stupisce per la sua “vita normale”.
 
Ieri all’ora di pranzo si è infatti presentato alla sala mensa del Vaticano per condividere il pasto con operai e impiegati ivi presenti.
Si è messo in fila, attendendo il proprio turno, e poi si è recato col vassoio ad un posto non occupato. Le cronache dicono che Francesco ha pranzato al tavolo con sei magazzinieri.
 
E’ anche vero che a Santa Marta, ove risiede, fa colazione e mangia, nella sala comune dell’albergo vaticano, dove trova libero.
 
Il Papa, insomma, col suo esempio richiama continuamente ad essere normali nel trasmettere il Vangelo “come il testimone di una staffetta: per trasmettere l’eredità bisogna consegnarla personalmente, toccare colui al quale si vuole donare”.
Essere credenti e credibili.

mercoledì 23 luglio 2014

"N"

I fondamentalisti musulmani sunniti dell’Isis a Mosul, in Iraq, impongono una "N" in carattere arabo . "N" come «nasara», seguace del Nazareno, cioè cristiano. "N" come marchio di vergogna.
Ebbene con il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio,

 "Vogliamo che si sappia – e sogniamo che tutto il mondo trovi la passione e il coraggio necessari per gridarlo – che quella «N» è stata tracciata anche sulla soglia delle nostre case, sull’uscio delle scuole che frequentano i nostri figli, davanti alle nostre chiese e ai luoghi di culto di chi crede diversamente da noi eppure ci è fratello, sui muri di tutti i civili edifici di città che sogniamo libere, sicure e accoglienti per ogni cittadino, per ogni ospite, per ogni profugo...Quella «N» è la conferma di una promessa impressionante e difficile, di una speranza che sfida le logiche e le paure degli uomini e delle donne di ogni tempo".

Perché " Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo" (Lc 6,22).

domenica 6 luglio 2014

“Un'enciclica tra la gente”

Così l’arcivescovo di Campobasso-Bojano, Giancarlo Bregantini, presentando la visita pastorale di papa Francesco in Molise. Stefania Falasca ha  ripreso le caratteristiche delle visite pastorali del Vescovo di Roma, che costituiscono ormai la cifra di questo pontificato:
“ tutte si svolgono secondo i dettami della «cultura dell’incontro», e tutte, scandite dal tempo dedicato alle multiformi povertà, indicano quelle che sono le scelte prioritarie, privilegiando costantemente gli ultimi, i detenuti, gli ammalati, gli anziani i giovani. I viaggi e le azioni di Francesco divengono le direttrici di un neo-realismo evangelico che, emancipato da ogni pretesa di guidare i processi storici come leader di un soggetto tra gli altri, manifesta la sua consonanza con una visione fatta di studio di contesti e problemi da affrontare, ricerca di soluzioni e conciliazioni possibili, edificazione della pace, costruzione di ponti, diffusione della solidarietà, favorendo il contributo che i battezzati, in quanto cittadini, possono offrire alla costruzione della polis comune, senza creare mondi paralleli”

E cosi è stato in Molise, nella densa – come ci ha ormai abituati il Vescovo di Roma - giornata vissuta ieri in quella terra. A Castelpetroso, per quella che è stata definita una piccola Gmg con i giovani della regione ecclesiastica abruzzese-molisana. E poi la tappa di Isernia per incontrare i detenuti e per la solenne cerimonia d’apertura dell’anno giubilare celestiniano in onore di san Pietro del Morrone, il monaco molisano che rinunciò al papato pochi mesi dopo essere eletto col nome di Celestino V. 

Ma la visita ha visto innanzitutto, a Campobasso, nell’Università degli Studi del Molise, l’incontro con il mondo del lavoro e dell'industria. Qui il Papa ha evocato il rapporto naturale con l’ambiente che l’uomo tenta di stravolgere:

“Il restare del contadino sulla terra non è rimanere fisso, è fare un dialogo, un dialogo fecondo, un dialogo creativo. E’ il dialogo dell’uomo con la sua terra che la fa fiorire, la fa diventare per tutti noi feconda. Questo è importante. Un buon percorso formativo non offre facili soluzioni, ma aiuta ad avere uno sguardo più aperto e più creativo per valorizzare meglio le risorse del territorio. Questo è il peccato nostro: di sfruttare la terra e non lasciare che lei ci dia quello che ha dentro, con il nostro aiuto della coltivazione”.
 E, quindi, il Santo Padre si è soffermato sulla “dignità” della persona, minata dalla mancanza del lavoro.

 Ai giovani, sul Piazzale del Santuario di Castelpetroso  ha richiamato i danni portati dalla cultura del provvisorio, che non aiuta alla formazione di scelte
 “di vita stabili con legami solidi, costruiti su una roccia d’amore, di responsabilità piuttosto che sulla sabbia dell’emozione del momento”, ammonendoli a non “girare” la vita come in un labirinto e a cercare, invece , “il filo per uscire dal labirinto; cercate il filo: non si può bruciare la vita girando”. E ancora: “La cultura del provvisorio non esalta la nostra libertà, ma ci priva del nostro vero destino, delle mete più vere ed autentiche. E’ una vita a pezzi. E’ triste arrivare a una certa età, guardare il cammino che abbiamo fatto e trovare che è stato fatto a pezzi diversi, senza unità, senza definitività: tutto provvisorio”.
 Francesco, proseguendo nella sua catechesi, ha ricordato l’importanza della presenza del Signore Gesù 
“Se vuoi… seguimi”. “Solo insieme con Gesù, pregandolo e seguendolo troviamo chiarezza di visione e forza di portarla avanti. Egli ci ama definitivamente, ci ha scelti definitivamente, si è donato definitivamente a ciascuno di noi. È il nostro difensore e fratello maggiore e sarà l’unico nostro giudice. Com’è bello poter affrontare le alterne vicende dell’esistenza in compagnia di Gesù, avere con noi la sua Persona e il suo messaggio! Egli non toglie autonomia o libertà; al contrario, irrobustendo la nostra fragilità, ci permette di essere veramente liberi, liberi di fare il bene, forti di continuare a farlo, capaci di perdonare e capaci di chiedere perdono. Questo è Gesù che ci accompagna, così è il Signore!”.

sabato 28 giugno 2014

Instrumentum laboris del Sinodo dei Vescovi 2014

Nella Solennità della Natività di San Giovanni Battista, è stato presentato  in Vaticano dal card. Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo, l’Instrumentum laboris dell’assise, straordinaria, sulla famiglia che si celebrerà il prossimo ottobre. 

Nella sua presentazione il porporato ricorda le tappe del cammino insieme della Chiesa:
Nell’Assemblea Generale Straordinaria del 2014, i Padri sinodali valuteranno e approfondiranno i dati, le testimonianze e i suggerimenti delle Chiese particolari, al fine di rispondere alle nuove sfide sulla famiglia. L’Assemblea Generale Ordinaria del 2015, maggiormente rappresentativa dell’episcopato, innestandosi sul precedente lavoro sinodale, rifletterà ulteriormente sulle tematiche affrontate per individuare adeguate linee operative pastorali.e culminerà con un successivo documento finale che verrà sottoposto alle decisioni di papa Francesco.

 Il card. Baldisseri illustra genesi e sviluppi dell'Instrumentum Laboris che
nasce dalle risposte al questionario del Documento Preparatorio, reso pubblico nel mese di novembre 2013, strutturato in otto gruppi di domande riguardanti il matrimonio e la famiglia, cui è stata data ampia diffusione. Le risposte, numerose e dettagliate, sono pervenute dai Sinodi delle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris, dalle Conferenze Episcopali, dai Dicasteri della Curia Romana e dall’Unione dei Superiori Generali. Sono pure giunte direttamente alla Segreteria Generale risposte – dette osservazioni – da un numero significativo di diocesi, parrocchie, movimenti, gruppi, associazioni ecclesiali e realtà familiari, nonché quelle di istituzioni accademiche, specialisti, fedeli ed altri, interessati a far conoscere la propria riflessione.
Quanto ai   contenuti, il testo è strutturato in tre parti.
La prima parte è dedicata al Vangelo della famiglia, tra disegno di Dio e vocazione della persona in Cristo, orizzonte entro il quale si rileva la conoscenza e la ricezione del dato biblico e dei documenti del Magistero della Chiesa, incluse le difficoltà, tra le quali la comprensione della legge naturale. La seconda parte tratta le varie proposte di pastorale familiare, le relative sfide e le situazioni difficili. La terza parte è dedicata all’apertura alla vita e alla responsabilità educativa dei genitori, che caratterizza il matrimonio tra l’uomo e la donna, con particolare riferimento alle situazioni pastorali attuali.

domenica 15 giugno 2014

Verso quale progresso?

Con piacere dedico questo spazio ad un'altra riflessione di Marco Guzzi  sul nostro tempo e sulle sue prospettive antropologiche.

" Scendendo nei temi della nostra contemporaneità, dove incontriamo oggi le direzioni di un vero progresso? Nella globalizzazione finanziaria di Bruxelles e di Wall Street o nelle rinnovate difese delle identità o dei dazi nazionali? Nell’ulteriore precarizzazione, detta “flessibilità”, del lavoro, oppure nella tutela dei “vecchi” diritti sindacali? Nella piena liberalizzazione del mercato dei corpi, degli uteri e dei materiali genetici, o nella riscoperta di una nuova ecologia dell’uomo? Nella legittimazione dei matrimoni gay, o nel considerarli “un regresso antropologico”, come dice Papa Francesco?
E nella Chiesa poi chi va per davvero in avanti e chi si sta invece semplicemente perdendo per strada? Chi nega il peccato originale, i miracoli, e la presenza del Satana nella storia, o chi riscopre il mistero di Maria entro il processo della propria liberazione? Chi è cioè per davvero “moderno”, chi sta dalla parte della vera crescita dell’uomo?
Papa Ratzinger sintetizzava così il problema nel 2010: “La questione è: in cosa il secolarismo ha ragione? In cosa dunque la fede deve far proprie le forme e le immagini della modernità. E in cosa deve invece opporre resistenza? Questa grande lotta attraversa oggi il mondo intero”. Se non inizieremo a rispondere in modo più appropriato a queste domande non potremo né rilanciare il progetto moderno di evoluzione dell’uomo, né quello cristiano che lo anima dall’interno". 

Guzzi ha tenuto tra febbraio e marzo scorsi un Corso all’Istituto di Teologia della Vita Consacrata “Claretianum”, dell’Università Lateranense di cui si riportano qui i temi affrontati:


Una Nuova Evangelizzazione per la conversione della Chiesa 
http://www.youtube.com/watch?v=GQLPII0IsnE
 La svolta antropologica dall'Io bellico all'Io relazionale
http://www.youtube.com/watch?v=S9H1usNWdqY
 Dalla rappresentazione alla realizzazione dei misteri della salvezza 
http://www.youtube.com/watch?v=D7CLZ77FT0g
 Vangelo della Nuova Umanità: nuovi itinerari iniziatici 



domenica 8 giugno 2014

Nella vita non accontentarsi di un “pareggio” mediocre

Piazza S. Pietro e via della Conciliazione ieri sono diventati come uno stadio immenso, anzi un vero villaggio dello sport con campi di calcio a 5, da basket e volley, animati da decine di migliaia di persone, in particolare giovani,provenienti da tutta Italia in occasione della celebrazione del 70° anniversario del Centro Sportivo Italiano

Evento che ha visto il suo culmine nel pomeriggio con l’incontro con Papa Francesco, il quale, dopo avere assistito ad alcune esibizioni sportive, ha rivolto un intenso discorso  per sottolineare la dedizione del Csi nel promuovere lo sport come esperienza educativa. 

Nell’evidenziare, quindi, l’intrinseca dimensione educativa, con la scuola, dello sport, il Papa ha evocato l’importanza del lavoro per affrancare i giovani dalle dipendenze della droga o dell’alcol. 

Ma quale sport? Qui Francesco è stato chiaro e diretto: “E’ importante, cari ragazzi, che lo sport rimanga un gioco! Solo se rimane un gioco fa bene al corpo e allo spirito. E proprio perché siete sportivi, vi invito non solo a giocare, come già fate, ma c’è qualcosa di più: a mettervi in gioco nella vita come nello sport. Mettervi in gioco nella ricerca del bene, nella Chiesa e nella società, senza paura, con coraggio ed entusiasmo. Mettervi in gioco con gli altri e con Dio; non accontentarsi di un “pareggio” mediocre, dare il meglio di sé stessi, spendendo la vita per ciò che davvero vale e che dura per sempre. Non accontentarsi di queste vite tiepide, vite “mediocremente pareggiate”: no, no! Andare avanti, cercando la vittoria sempre!”. 

E per fare questo, occorre anche dell’altro: “Vi auguro anche di sentire il gusto, la bellezza del gioco di squadra, che è molto importante per la vita. No all’individualismo! No a fare il gioco per se stessi. Nella mia terra, quando un giocatore fa questo, gli diciamo: “Ma questo vuole mangiarsi il pallone per se stesso!”. No, questo è individualismo: non mangiatevi il pallone, fate gioco di squadra, di équipe. Appartenere a una società sportiva vuol dire respingere ogni forma di egoismo e di isolamento, è l’occasione per incontrare e stare con gli altri, per aiutarsi a vicenda, per gareggiare nella stima reciproca e crescere nella fraternità”. 

Sono particolarmente grato per queste parole, che rappresentano un richiamo sempre attuale per la mia esperienza da dirigente, vissuta per circa 20 anni della mia giovinezza nel Csi a Messina .

mercoledì 28 maggio 2014

Vince la speranza contro la rabbia

In due giorni fiumi di parole si sono già spesi per descrivere l’epocale vittoria del Pd nella tornata elettorale di domenica alle europee, condita coi risultati favorevoli anche laddove si è votato per le amministrative. 

In un colpo solo Matteo Renzi e il Pd hanno restituito al mittente un sonoro “vaffa” col risultato delle urne che ha assegnato il 40,8 dei suffragi ai democratici e lasciando dietro di quasi venti punti il M5S. 

La maggioranza relativa degli italiani, che ha partecipato al voto, con la testa e col cuore ha premiato la governabilità per contare di più in Europa. Ed era quello che Renzi aveva predicato in questi mesi, adoperandosi per passare dalle parole ai fatti. Ed è stato creduto. 

Adesso si può dire: vincendo da solo e realizzando quella vocazione maggioritaria connaturata, piaccia o non piaccia, allo stesso Pd, visto come baricentro di un sistema di governo. Buon lavoro presidente.

giovedì 22 maggio 2014

"Unità nella diversità"

Domenica prossima saremo chiamati a votare per il rinnovo del Parlamento europeo. Più che mai la partecipazione al voto è d’obbligo quando i nostri destini dipendono da quelli degli altri Paesi dell’Ue e viceversa. 

E infatti, si è sulla stessa barca: Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Danimarca, Irlanda, Regno Unito, Grecia, Portogallo, Spagna, Austria, Finlandia, Svezia, Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Rep. Ceca, Slovacchia, Slovenia, Ungheria, Bulgaria, Romania, Croazia. 

E proprio il motto dell'Unione europea "Unità nella diversità" ci aiuta a ricordare come attraverso l'UE, si è riusciti a vivere per la prima volta in pace a 70 anni dall’ultimo conflitto che ha insanguinato il continente, conservando nel contempo la ricchezza delle diverse culture, tradizioni e lingue. 

Una ragione più che valida per opporsi col voto a chi predica, urlando e inveendo col turpiloquio, lo sfascio. Per dirla con Gad Lerner,  "Il dissolvimento dell’unione politica e monetaria -predicato dai vari movimenti populisti e no-euro- accelera la frantumazione preparando un destino di irrilevanza e povertà. L’integrazione federale, la nascita degli Stati Uniti d’Europa, restituirebbe forza contrattuale al vecchio continente che detiene ancora primati economici, tecnologici e culturali di tutto rispetto" . 

Aggiungo che per me tutto ciò trova sintesi in Italia nella proposta del Pd, che merita perciò il suffragio degli elettori.

mercoledì 14 maggio 2014

La Sapienza

Per questo pregai e mi fu elargita la prudenza; 
implorai e venne in me lo spirito della sapienza. 

Senza frode imparai e senza invidia io dono, 
non nascondo le sue ricchezze. 

 Essa è un tesoro inesauribile per gli uomini; 
quanti se lo procurano si attirano l'amicizia di Dio, 
sono a lui raccomandati per i doni del suo insegnamento 

In essa c'è uno spirito intelligente, santo, 
unico, molteplice, sottile, 
mobile, penetrante, senza macchia, 
terso, inoffensivo, amante del bene, acuto, 

libero, benefico, amico dell'uomo, 
stabile, sicuro, senz'affanni, 
onnipotente, onniveggente 
e che pervade tutti gli spiriti 
intelligenti, puri, sottilissimi. 

 Sebbene unica, essa può tutto; 
pur rimanendo in se stessa, tutto rinnova 
e attraverso le età entrando nelle anime sante, 
forma amici di Dio e profeti. 
Nulla infatti Dio ama se non chi vive con la sapienza.
 (Sap 7.13-14.22-23.27)