domenica 25 dicembre 2011

Umiltà e semplicità natalizia


"Oggi il Natale è diventato una festa dei negozi, il cui luccichio abbagliante nasconde il mistero dell’umiltà di Dio, la quale ci invita all’umiltà e alla semplicità. Preghiamo il Signore di aiutarci ad attraversare con lo sguardo le facciate luccicanti di questo tempo fino a trovare dietro di esse il bambino nella stalla di Betlemme, per scoprire così la vera gioia e la vera luce" (Benedetto XVI,omelia santa Messa di mezzanotte del Natale del Signore).

domenica 18 dicembre 2011

La "cresta dei vescovi"

Il presidente della Conferenza episcopale italiana, card. Bagnasco,  nell’intervista rilasciata ieri al Corriere della Sera, a proposito dell’ICI e la Chiesa ha evocato quanto  predicato  in una recente agorà  televisiva in cui si è affermato che  la Chiesa riceve un miliardo di euro e spende 350 milioni per gli stipendi del clero; "il resto è la cresta dei vescovi".  Nessuno in quella trasmissione  del giovedì sera sulla pur lodevole La7 ha sentito il dovere di correggere  l’inesattezza o tendenziosità dell’affermazione che non corrisponde  alla verità del dettato legislativo in materia. L'art. 48 della legge 222/85, istitutiva anche del cosiddetto 8 per mille, prevede che le “quote” di cui all’art. 47 2° comma  versate alla Chiesa cattolica siano utilizzate  “per  esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero , interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo”. Il sostentamento dei sacerdoti in cura d’anime è dunque una e non l’unica voce prevista per gli scopi di quanto acquisito. E infatti, giustamente il card. Bagnasco ha precisato che sul miliardo di euro ricevuti, tolti i 350 milioni per i compensi ai sacerdoti, vescovi compresi, i restanti 650 milioni sono spesi per la Caritas, per i beni culturali, per il Terzo Mondo. E naturalmente per le esigenze di culto. Sparare nel mucchio non aiuta nel sostegno delle proprie ragioni. Mai.




lunedì 12 dicembre 2011

La vera gioia: "gaudere in Domino semper"

Paolo VI, in occasione della Pentecoste del 1975, in cui si celebrava l’Anno Santo, pubblicò l’Esortazione apostolica Gaudete in Domino, sulla “gioia cristiana” e il cui incipit recita “Rallegratevi nel Signore, perché egli è vicino a quanti lo invocano con cuore sincero(Fil 4,4-5).

Nel richiamare il brano paolino, il Pontefice faceva un’analisi della condizione umana che, dopo quasi quarant’anni, rimane di estrema attualità.La società tecnologica ha potuto moltiplicare le occasioni di piacere, ma essa difficilmente riesce a procurare la gioia. Perché la gioia viene d'altronde. È spirituale. Il denaro, le comodità, l'igiene, la sicurezza materiale spesso non mancano; e tuttavia la noia, la malinconia, la tristezza rimangono sfortunatamente la porzione di molti. Ciò giunge talvolta fino all'angoscia e alla disperazione, che l'apparente spensieratezza, la frenesia di felicità presente e i paradisi artificiali non riescono a far scomparire. Forse ci si sente impotenti a dominare il progresso industriale, a pianificare la società in maniera umana? Forse l'avvenire appare troppo incerto, la vita umana troppo minacciata? O non si tratta, soprattutto, di solitudine, di una sete d'amore e di presenza non soddisfatta, di un vuoto mal definito?”.

Ieri, domenica detta “Gaudéte, all’Angelus Benedetto XVI ha evocato il contenuto della “vera gioia”, che non è “ frutto del divertirsi, inteso nel senso etimologico della parola di-vertere, cioè esulare da che gli impegni della vita e dalle sue responsabilità…non è un semplice stato d’animo passeggero, né qualcosa che si raggiunge con i propri sforzi, ma è un dono, nasce dall’incontro con la persona viva di Gesù, dal fargli spazio in noi, dall’accogliere lo Spirito Santo che guida la nostra vita”.

venerdì 2 dicembre 2011

Orsono 30 anni

Il 22 novembre del 1981, Giovanni Paolo II firmava l’esortazione apostolica post sinodale Familiaris Consortio, che, primo documento sulla famiglia, costituisce una pietra miliare del magistero pontificio sul tema della famiglia al servizio della vita.

La Familiaris consortio è stata il frutto dottrinale e pastorale del primo Sinodo dei Vescovi del Pontificato di Giovanni Paolo II, riunitosi nell'ottobre del 1980 e che si è occupato dei "compiti della famiglia cristiana nel mondo di oggi". Tale Sinodo sulla famiglia ebbe luogo dopo il Sinodo sull'Evangelizzazione, da cui ebbe origine l'Esortazione Apostolica Evangelii nuntiandi, e dopo il Sinodo sulla Catechesi, che ispirò l'Esortazione Apostolica Catechesi tradendae. "Esso è stato la naturale continuazione dei due precedenti: la famiglia cristiana, infatti, è la prima comunità chiamata ad annunciare il Vangelo alla persona umana in crescita e a portarla attraverso una progressiva educazione e catechesi, alla piena maturità umana e cristiana" (Familiaris consortio, 2). E ancora è utile ricordare come questi documenti sinodali hanno trovato la loro fonte nel Vaticano II con la Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes del 7 dicembre 1965.

Con la Familiaris consortio la pastorale familiare e anche la riflessione teologica sul matrimonio e sulla vita sono state fortemente sviluppate, così come i movimenti di spiritualità coniugale si sono moltiplicati. E tuttavia non si può dire che oggi la famiglia non conosca ombre, anzi.

Dal divorzio all’aborto, dal trattamento dell'infertilità femminile alle manipolazioni sugli embrioni umani, dalla pillola contraccettiva alla pillola che è anche abortiva, mentre si vanno imponendo altri "modelli" di famiglia, compreso quello omosessuale, e altri "stili di vita" basati sul non impegno, sulla non permanenza, sulla non fedeltà. Il tutto in ossequio all'esaltazione dell'individuo, dei suoi interessi e del suo piacere.

domenica 27 novembre 2011

L'attesa vigilante

Viviamo giorni in cui certamente sono diversi i motivi per gridare col profeta Isaia in questa I domenica di Avvento: "Se tu squarciassi i cieli e scendessi!" (63,19). E infatti, non mancano le guerre e gli scontri di piazza; decine di disperati per il bisogno continuano a riempire i fondali del Mediterraneo. Per non dimenticare le "evitabili" calamità naturali e soprattutto la "famigerata" altalena dei mercati finanziari i cui effetti toccano ormai tutti da vicino ipotecando il futuro.
L'Avvento è tempo di attesa non passiva; non è aspettare l'intervento dall'alto o peggio del potente di turno. Per il credente in Cristo si tratta invece di incarnare la propria fede dandone testimonianza operosa, passo dopo passo, nella propria quotidianità. Ecco allora che, al di fuori della semplice pratica devozionistica, il Tempo dell'attesa vigilante, come quella che il Vangelo odierno ci invita a vivere (Mc 13, 33-37), diventa Tempo di speranza.
La migliore conclusione è nella preghiera di colletta "O Dio, nostro Padre, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene...".

giovedì 17 novembre 2011

“Governo di impegno nazionale”

Così il sen. Monti nel discorso al Senato per la fiducia ha definito il proprio ministero, promosso e voluto dal capo dello Sta­to e che trova vasta eco favorevole nell'opinione pubblica. Un governo di tecnici con l’anima, per dirla col direttore di Avvenire, cioè "con le idee chiare e con valori saldi". Rettori, giuristi, avvocati, professori, banchieri, prefetti, ammiragli, che hanno poco da dire e molto da fare per portare il Paese fuori dalle secche economiche e non, operando una transizione ardua. All'insegna di precise parole d'ordine quali credibilità, crescita, coesione e ricerca, il passaggio dal Cavaliere al Professore sta anche in questo, che rappresenta auspicabilmente la fine della politica spettacolo con buona pace di tanti presenzialisti tv che hanno tanto da dire e poco da fare.







domenica 30 ottobre 2011

L'essenzialità di Assisi 2011

Ciò che per iniziativa di Benedetto XVI si è verificato giovedì 27 tra la basilica della Porziuncola di S. Maria degli Angeli e il sagrato di S. Francesco ad Assisi è destinato a rimanere nella memoria storica per i contenuti e i segni espressi.

Già nel titolo la commemorazione del venticinquesimo anniversario della "prima Assisi", l'incontro voluto fortemente dal beato Giovanni Paolo II, riprendendo il grido accorato di Paolo VI -non più la guerra, non più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei Popoli e dell'intera umanità! - lanciato davanti alle Nazioni Unite il 4 ottobre 1965 , quando Papa Montini dichiarò la Chiesa di Roma esperta in umanità, ha avuto come tema "Pellegrini della verità, pellegrini della pace". Col pellegrinaggio, esperienza piuttosto comune a quasi tutte le religioni del mondo e comunque non priva di manifestazioni anche non religiose, si è evocato un qualcosa che porta con sé un desiderio, uno sforzo, una ricerca, che insomma spinge ciascuno a non fermarsi.

E poi, a segnare un’altra importante novità nel solco di questo pontificato, mentre nel 1986, tutti i capi delegazione erano leader religiosi, ad Assisi 2011 Benedetto XVI, invitando un uomo politico e tre filosofi che si dichiarano pubblicamente non credenti, ha deliberatamente voluto includere l'intera famiglia umana.

Quanto poi ai contenuti il Papa, tra l’altro, ha detto: “Come cristiano, vorrei dire a questo punto: sì, nella storia anche in nome della fede cristiana si è fatto ricorso alla violenza. Lo riconosciamo, pieni di vergogna. Ma è assolutamente chiaro che questo è stato un utilizzo abusivo della fede cristiana, in evidente contrasto con la sua vera natura. Il Dio in cui noi cristiani crediamo è il Creatore e Padre di tutti gli uomini, a partire dal quale tutte le persone sono tra loro fratelli e sorelle e costituiscono un’unica famiglia. La Croce di Cristo è per noi il segno del Dio che, al posto della violenza, pone il soffrire con l’altro e l’amare con l’altro. Il suo nome è “Dio dell’amore e della pace” (2 Cor 13,11). È compito di tutti coloro che portano una qualche responsabilità per la fede cristiana purificare continuamente la religione dei cristiani a partire dal suo centro interiore, affinché – nonostante la debolezza dell’uomo – sia veramente strumento della pace di Dio nel mondo”.

Di questo incontro di Assisi, come ha ricordato il direttore de L'Osservatore Romano , "resteranno l'essenzialità, fatta di immagini cariche di simboli e di parole", che ha avvicinato tutti i presenti a Francesco, figura che oltrepassa ogni appartenenza religiosa e ideologica. Del resto, per esempio, vedersi passare davanti il Pontefice di Roma che, camminando in mezzo agli altri leader religiosi, si avvia per prendere, pellegrino tra i pellegrini, posto sul pulmino che lo ha portato dalla Porziuncola alla piazza della basilica di S. Francesco è un fatto che lascia un segno indelebile nelle coscienze.

sabato 22 ottobre 2011

Cattolici, tra pre-politica e politica

Lo scorso 17 ottobre, nelle antiche stanze del convento di Montesanto a Todi, si è svolto sul tema “La buona politica per il bene comune” il seminario nazionale del Forum delle associazioni cattoliche del mondo del lavoro ( Acli, Compagnia delle Opere, Cisl, Mcl, Coldiretti, Confcooperative, Confartigianato) . Erano presenti anche altre importanti componenti associative del mondo ecclesiale, quali Azione Cattolica, Sant'Egidio, Focolarini, Rinnovamento e Neocatecumenali. Un universo in movimento di circa 15 milioni di aderenti.

E’ da qualche tempo ormai che la Chiesa in Italia auspica un cambio di passo nell’approccio politico. Già nel 2008 a Cagliari Benedetto XVI lanciò un appello per una ''nuova generazione'' di cattolici impegnati in politica. Il Papa proprio di recente durante il suo viaggio in Calabria ha ribadito l'auspicio che "scaturisca una nuova generazione di uomini e donne capaci di promuovere non tanto interessi di parte, ma il bene comune". E non a caso dopo gli ultimi richiami in sede CEI ad un "ricambio d’aria" nella polis, lo stesso card. Bagnasco, aprendo i lavori di Todi si è soffermato sull'impegno ''pre-politico'' dei laici credenti, nella cultura, nella società, nell'educazione a partire dei "valori non negoziabili" per il perseguimento del "bene comune".

Si tratta di procedere dalla coscienza rettamente formata perché il discorso sui valori non negoziabili diventi cultura e prassi politica e non viceversa. Solo così, soprattutto in una società multietnica e multiculturale, si può incontrare l'altro per costruire la città. Per evitare poi di ritrovarsi in una condizione di irrilevanza, tra pre-politica e politica dall'incontro di Todi è emersa, accanto all'esigenza di un nuovo protagonismo dei cattolici, la certezza della necessità di una ''ricomposizione'' del quadro politico che vada oltre l'attuale struttura dell’offerta politica, rivelatasi rissosa e improduttiva.

lunedì 10 ottobre 2011

Per annunciare il logos della nostra fede

Benedetto XVI, nel recente incontro con i seminaristi di Freiburg im Breisgau, trattando della preparazione al sacerdozio, si è soffermato sull’importanza dello studio. Importanza che deriva,soprattutto in questo tempo “razionalistico e condizionato dalla scientificità”, dalla necessità di “essere informati, comprendere, avere la mente aperta, imparare”.

Imparare “a giudicare, a seguire mentalmente un pensiero – e a farlo in modo critico – “. Ma, come sempre, il Papa richiama la complementarietà della fede con la ragione, per “far sì che, nel pensare, la luce di Dio ci illumini e non si spenga”. E infatti, il Santo Padre precisa le coordinate della stessa fede che “non è un mondo parallelo del sentimento, che poi ci permettiamo come un di più, ma è ciò che abbraccia il tutto, gli dà senso, lo interpreta e gli dà anche le direttive etiche interiori, affinché sia compreso e vissuto in vista di Dio e a partire da Dio”. Da qui l’essenzialità dello studio, proprio per “far fronte al nostro tempo ed annunciare ad esso il logos della nostra fede”. Uno studio non acritico “nella consapevolezza, appunto, che domani qualcun altro dirà qualcosa di diverso” ed “essere studenti attenti ed aperti ed umili, per studiare sempre con il Signore, dinanzi al Signore e per Lui”.

Con questa consegna inizio oggi, nell’Istituto Teologico di Assisi, le mie lezioni sul II libro del Codice di diritto canonico che tratta "Il popolo di Dio".

domenica 2 ottobre 2011

Ripartire da Berlino

Nel recente viaggio apostolico nella “sua” Germania, Benedetto XVI ha lasciato altri semi del proprio magistero. In particolare ha avuto eco il discorso che il Pontefice il 22 settembre ha tenuto a Berlino, al Bundestag, il Parlamento federale tedesco. Ancora una volta più che di un discorso si è trattato di una lezione con lo stile di Papa Ratzinger, che, lasciando per un attimo la teologia, si è addentrato nella filosofia del diritto, dissertando con intensità e umanità allo stesso tempo su contenuti complessi nei dettagli ma semplici nel messaggio. Per dirla in breve alla portata di tutte le menti di buona volontà. Come giustamente è stato ricordato dopo Rastisbona nel 2006 e dopo Parigi nel 2008, la terza grande lezione di questo pontificato.

Visti i tristi e squallidi giorni in cui si dibatte la politica di casa nostra, non è male, per esempio, ripartire dai fondamenti illustrati in questo discorso, per riscoprire il rapporto tra politica e diritto e soprattutto i compiti rispettivamente della politica e del politico.

Il Papa, prima di ogni altra considerazione, ha richiamato il racconto, tratto dal Primo Libro dei Re, del giovane re Salomone in occasione della sua intronizzazione, al quale Dio concesse di avanzare una richiesta: “ Che cosa chiederà il giovane sovrano in questo momento? Successo, ricchezza, una lunga vita, l’eliminazione dei nemici? Nulla di tutto questo egli chiede. Domanda invece: “Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male” (1Re 3,9). Con questo racconto la Bibbia vuole indicarci che cosa, in definitiva, deve essere importante per un politico. Il suo criterio ultimo e la motivazione per il suo lavoro come politico non deve essere il successo e tanto meno il profitto materiale. La politica deve essere un impegno per la giustizia e creare così le condizioni di fondo per la pace. Naturalmente un politico cercherà il successo senza il quale non potrebbe mai avere la possibilità dell’azione politica effettiva. Ma il successo è subordinato al criterio della giustizia, alla volontà di attuare il diritto e all’intelligenza del diritto. Il successo può essere anche una seduzione e così può aprire la strada alla contraffazione del diritto, alla distruzione della giustizia. “Togli il diritto – e allora che cosa distingue lo Stato da una grossa banda di briganti?” ha sentenziato una volta sant’Agostino. Noi tedeschi sappiamo per nostra esperienza che queste parole non sono un vuoto spauracchio. Noi abbiamo sperimentato il separarsi del potere dal diritto, il porsi del potere contro il diritto, il suo calpestare il diritto, così che lo Stato era diventato lo strumento per la distruzione del diritto – era diventato una banda di briganti molto ben organizzata, che poteva minacciare il mondo intero e spingerlo sull’orlo del precipizio. Servire il diritto e combattere il dominio dell’ingiustizia è e rimane il compito fondamentale del politico”.

domenica 11 settembre 2011

Fede e patriottismo di Ester

Nessun dubbio che le donne nella Scrittura siano protagoniste di rilievo. Seguendo il consiglio di Benedetto XVI, un altro “libretto” ci offre la possibilità di appurare ciò. Si tratta del testo di Ester, che fa parte dei libri storici dell’A.T., suddiviso in appena 10 capitoli e tramandato in due forme diverse. L’una presente nel testo ebraico e l’altra, più estesa perché contiene lunghe aggiunte, nella versione greca dei LXX (Settanta). È un'opera assai cara agli Ebrei, che insieme a Rut, al Cantico dei Cantici e al Qoelet lo hanno inserito tra i cinque ''rotoli'' biblici letti in occasione di particolari festività liturgiche. In particolare, Ester è proclamato durante la festa di Purim.

L’importanza di Ester nell’economia della Scrittura è inversamente proporzionale alla estensione del libro, visto che il suo nome viene citato nella Bibbia, caso unico, ben 55 volte. Si racconta la storia di una giovane eroina di Israele, che al tempo della dominazione persiana divenne regina di Persia, con l’aiuto dello zio tutore, Mardocheo. Ester venne a conoscenza degli intrighi di corte e della cospirazione contro giudei suoi connazionali, da parte di Aman funzionario di corte, nemico giurato degli Ebrei. Ester, rivelatasi donna prudente di grande pietà e risolutezza allo stesso tempo, caratterizzata dalla sua fede e dal suo patriottismo, anziché rinchiudersi nei suoi agi regali, si dedicò al servizio delle aspirazioni e delle speranze della sua gente, salvandola appunto con la fede e la preghiera dallo sterminio. Un altro esempio per donne e uomini del nostro tempo.


sabato 3 settembre 2011

Provvidenza e prossimità di Dio

Nell’ Antico Testamento, tra i libri storici vi è quello di Tobia in cui si racconta una storia familiare: quella di Tobi, divenuto cieco , di suo figlio Tobia e dell’angelo Raffaele. Quest’ultimo, mandato da Dio, guida Tobia da Ninive alla casa di Raguele, gli fa sposare la figlia di quest’ultimo, Sara, e procura il rimedio per guarire dalla cecità il vecchio Tobi.

Un’altra storia edificante della parola di Dio, che evidenzia i doveri verso i morti e la pratica dell’elemosina. Il tutto sullo sfondo della famiglia fondata sul matrimonio e sull’azione divina, che, accettata dall’uomo, diventa provvidenza e prossimità di Dio nella vita quotidiana.

giovedì 25 agosto 2011

In compagnia di Rut, la moabita, e non solo

Durante questo tempo di ferie ho accolto il suggerimento del Santo Padre di iniziare a scoprire alcuni libri della Bibbia, che normalmente non sono conosciuti.

Il grande Papa teologo, reduce dalla memorabile esperienza della GMG madrilena, com’è nel suo stile pedagogico offre una chiara indicazione metodologica: “tenere a portata di mano, durante il periodo estivo o nei momenti di pausa, la santa Bibbia, per gustarla in modo nuovo, leggendo di seguito alcuni suoi Libri, quelli meno conosciuti e anche quelli più noti, come i Vangeli, ma in una lettura continuata. Così facendo i momenti di distensione possono diventare, oltre che arricchimento culturale, anche nutrimento dello spirito, capace di alimentare la conoscenza di Dio e il dialogo con Lui, la preghiera. E questa sembra essere una bella occupazione per le ferie: prendere un libro della Bibbia, così avere un po' di distensione e, nello stesso tempo, entrare nel grande spazio della Parola di Dio e approfondire il nostro contatto con l'Eterno, proprio come scopo del tempo libero che il Signore ci dà”.

Personalmente ho iniziato col breve libro di Rut, “ una straniera che conosce Dio e sperimenta la sua provvidenza”. Di origine moabita, Rut, alla morte del marito sposa , in applicazione alla legge del levirato, un parente di quest’ultimo. Dal suo matrimonio nasce Obed, che sarà nonno di Davide.

Una lettura edificante per capire come viene ricompensata la fiducia in Dio, la cui misericordia, estendendosi anche su una straniera, non conosce confini. Insomma, pane per questi tempi.

venerdì 12 agosto 2011

Il braccio del seminatore


"Fratelli, tenete presente questo: chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia "( 2 Cor 9, 6-7).

L'effetto della semina dipende dall'ampiezza della "bracciata". La pigrizia e l'avarizia, trattenendo il braccio, impediscono di essere solidali con gli altri e con Dio.

mercoledì 10 agosto 2011

Al mare di agosto

Non è un bel vedere e non solo da un punto di vista estetico, mentre le orecchie vengono assalite dalla logorrea dei vicini di ombrellone. E il mare per raggiungerlo devi slalomizzare tra teli, spiaggine e imprescindibili lettini. Per i comuni mortali che non hanno alternative è così, bellezza, ad agosto, al mare.

martedì 19 luglio 2011

Gemiti inesprimibili ma efficaci

Quante volte ci si blocca con la preghiera di supplica, non sapendo cosa chiedere. Ciò dipende dalla situazione personale di ciascuno, dal momento particolare di sofferenza che si vive nella fragilità umana, presi dai mille problemi che affastellano la mente. Non si sa come pregare in modo conveniente. Ma qual è il modo conveniente?

San Paolo, evocando la forza dello Spirito, ne presenta i frutti dell’intercessione : “Fratelli, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio.( Rm 8, 26-27).

Si tratta allora di fare spazio spazio dentro al nostro cuore allo Spirito e lasciarsi ispirare circa le cose essenziali che ci mancano e che contano davanti al Padre.

sabato 2 luglio 2011

"Senescit et se nescit"

Un vecchio non deve far dire di sé: senescit et se nescit, ossia che invecchia e non impara a conoscersi”.

Così il card. Gianfranco Ravasi ha introdotto il proprio quotidiano “Mattutino” di qualche giorno fa su Avvenire. Tratta della vecchiaia o meglio del modo come si vive quella che fino a qualche tempo si indicava come terza età e ormai, con l'aumento di aspettativa di vita, è definita quarta fase dell'esistenza. Un tema per me, vista l'anagrafe, intrigante che mi spinge ad una riflessione sul senso e sull'uso del tempo che scorre.

Al riguardo, il card. Ravasi scrive, riprendendo Alphonse Karr, vis­suto nell'Ottocento: “Se, infatti, spezziamo il verbo senescit, che è l'«invecchiare» normale, scandito dal flusso del tempo, ci troviamo di fronte a un se nescit, che è invece il verbo dell'i­gnoranza. Certo, gli anni portano con sé anche l'appannamento mentale e la de­bolezza generale dell'organismo, ma c'è un patrimonio che non dev'essere disper­so, quello appunto della sapienza, «distil­lata» passando oltre le tempeste della vi­ta, persino attraverso gli errori ma so­prattutto nella ricerca e nell'esperienza di anni”.

Sapienza distillata con il salmista (Sal 89/90) , che canta al Signore "Ai tuoi occhi, mille anni sono come il giorno di ieri che è passato" e quindi invoca "Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore".

mercoledì 8 giugno 2011

Gli occhi del cuore (ma Boris non c’entra)

Si, a scanso di equivoci, la serie televisiva trasmessa da Fox non è l’oggetto di questo post, che invece trae spunto dalla Lettera di S. Paolo agli Efesìni (1, 17ss.), proclamata domenica scorsa, solennità dell’Ascensione del Signore.

Fratelli, il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore.


Si tratta di resistere alle sollecitazioni del mondo, di purificare il cuore, uscendo da sé:
"Beati i puri di cuore perché vedranno Dio"(Mt 5,8).
Il cuore dunque, organo vitale, non semplicemente strumento di sussulti emotivi ma soprattutto custode della coscienza e della ragione pensante.
Solo così, per dirla con Chiara Lubich, "si può vedere Dio, cioè capire la sua azione nella nostra vita e nella storia, sentire la sua voce nel cuore". Essere e rimanere in Lui.

martedì 24 maggio 2011

Matrimonio e crisi delle forme relazionali

LA STAMPA nei giorni scorsi si è soffermata sui dati pubblicati dall'Istat secondo i quali nel biennio 2009-2010 è stato registrato un calo record dei matrimoni. Prevale ancora il rito religioso, ma i matrimoni civili sono aumentati rispetto al recente passato, così come cresce il trend delle unioni di fatto. Matrimonio, quindi, in crisi. Marco Guzzi in una recente " visione " dedicata ai tre figli in occasione delle sue “nozze d'argento” ricorda , come “ circa la metà dei matrimoni celebrati negli USA sono ormai secondi matrimoni, e in 15 paesi della Unione Europea in 15 anni sono falliti più di 10 milioni di unioni coniugali”.

Guzzi richiama pure la superficiale analisi che si fa di tale fenomeno col supporto di due interpretazioni. “La prima sostiene in pratica che le coppie scoppiano in quanto saremmo diventati tutti più egoisti, più individualisti, meno capaci di fare sacrifici, e avanti così con una sfilza di asserzioni retoriche e di analisi infondate e spesso assurde sui “bei tempi andati”, in cui queste meravigliose “famiglie cristiane” producevano poi, non si sa come, società capaci di massacrarsi vicendevolmente ad ogni generazione e dominate da valori e pratiche sociali ben poco evangelici…” La seconda opinione, più postmoderna e politicamente corretta, ci dice che invece i matrimoni non durano più di qualche fugace stagione, o luna di miele, semplicemente perché saremmo diventati tutti più liberi, più sinceri, più fedeli ai nostri sentimenti, per cui andremmo felicemente dove ci porta il cuore… Peccato però che questa umanità così tanto “liberata” risulti poi sempre più infelice, depressa, psicolabile, e soggetta a dipendenze di ogni tipo…”.

La verità – prosegue Guzzi- è che “Stiamo riformulando le caratteristiche dell’essere maschio e dell’essere femmina, il che ovviamente mette in crisi tutte le forme relazionali tra i due sessi a tutti i livelli, dal piano erotico a quello del lavoro o della gestione della casa. Da qui deriva l’attuale crisi del matrimonio”. E resta perciò fuori luogo ogni confronto col passato in cui la “solidità” della famiglia “non era fondata sull’intensità relazionale, e cioè sul vero amore, ma spesso solo sulla forza delle consuetudini e dei divieti sociali”.



giovedì 12 maggio 2011

L'homo orans verso l'Altro e verso l'Oltre

Dalla settimana scorsa il Papa dedica l'udienza del mercoledì ad una catechesi sulla preghiera. Ieri Benedetto XVI si è soffermato sul senso religioso dell'uomo, per sua natura “homo religiosus” allo stesso modo dell'essere “homo sapiens e homo faber”. Il Santo Padre, infatti, citando il Catechismo della Chiesa cattolica , ha ribadito che “il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell’uomo”.

E infatti, per Benedetto XVI “L’uomo “digitale” come quello delle caverne, cerca nell’esperienza religiosa le vie per superare la sua finitezza e per assicurare la sua precaria avventura terrena”. Ancora oggi, in un'epoca “ in cui sono evidenti i segni del secolarismo” e ”Dio sembra sparito dall’orizzonte di varie persone o diventato una realtà verso la quale si rimane indifferenti”. E tuttavia ci sono chiari segni di un’esigenza di spiritualità, volta al superamento di una “ visione puramente orizzontale, materiale della vita umana”.

La preghiera, dunque, “espressione del desiderio che l’uomo ha di Dio”. Evocare l'uomo “orans”, ha spiegato il Pontefice, significa “tenere presente” che la preghiera “è un atteggiamento interiore, prima che una serie di pratiche e formule, un modo di essere di fronte a Dio prima che il compiere atti di culto o il pronunciare parole”.

Richiamando infine il “mettersi in ginocchio”, il Papa lo ha definito “un gesto che porta in sé una radicale ambivalenza: posso essere costretto a mettermi in ginocchio, ma posso anche inginocchiarmi spontaneamente, dichiarando il mio limite e, dunque, il mio avere bisogno di un Altro”. In questo “guardare ad un Altro, in questo dirigersi oltre”, per il Papa “sta l’essenza della preghiera, che va a di là del “sensibile” e del “contingente”.