Viviamo giorni in cui certamente sono diversi i motivi per gridare col profeta Isaia in questa I domenica di Avvento: "Se tu squarciassi i cieli e scendessi!" (63,19). E infatti, non mancano le guerre e gli scontri di piazza; decine di disperati per il bisogno continuano a riempire i fondali del Mediterraneo. Per non dimenticare le "evitabili" calamità naturali e soprattutto la "famigerata" altalena dei mercati finanziari i cui effetti toccano ormai tutti da vicino ipotecando il futuro.
L'Avvento è tempo di attesa non passiva; non è aspettare l'intervento dall'alto o peggio del potente di turno. Per il credente in Cristo si tratta invece di incarnare la propria fede dandone testimonianza operosa, passo dopo passo, nella propria quotidianità. Ecco allora che, al di fuori della semplice pratica devozionistica, il Tempo dell'attesa vigilante, come quella che il Vangelo odierno ci invita a vivere (Mc 13, 33-37), diventa Tempo di speranza.
La migliore conclusione è nella preghiera di colletta "O Dio, nostro Padre, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene...".
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