sabato 11 luglio 2015

La “spiritualità dello zapping e la pedagogia del Maestro”

Il discorso che papa Francesco ha rivolto, a Santa Cruz de la Sierra (Bolivia),  ai sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi, rappresenta certamente un fermo richiamo alla coerenza nella vita della gente e in particolare in quella di chi si professa  seguace di Gesù.
 
Questo viaggio apostolico, in quella “fine del mondo” da cui papa Bergoglio proviene, rimarrà tappa miliare di questo pontificato soprattutto per gli interventi di natura sociale che, sebbene da un’estrema periferia, il Pontefice continua a rivolgere al mondo intero senza tema di strumentalizzazioni.
 
 
E tuttavia, è come se giovedì scorso, nel “Coliseo del Colegio Don Bosco”, il Santo Padre si sia fermato per rivolgere lo sguardo all’interno della Chiesa, quasi facendo un ECG al cuore pulsante della stessa. L’occasione l’ha colta commentando l’episodio di Bartimeo tratto da Mc 10, 46-52  e soffermandosi sulla reazione dei discepoli:
Pensiamo alle diverse reazioni dei vescovi, dei preti, delle religiose, dei seminaristi alle grida che sentiamo, o non sentiamo. È come se l’Evangelista volesse mostrarci quale tipo di eco ha trovato il grido di Bartimeo nella vita della gente e nella vita dei seguaci di Gesù. Come reagiscono al dolore di colui che è sul bordo della strada - che nessuno gli fa caso, al massimo gli fanno un’elemosina - di colui che sta seduto sul suo dolore, che non rientra in quella cerchia che sta seguendo il Signore.
Il Papa ha evocato in tal senso il “cuore blindato” di certi cristiani tanto vicini a Gesù:
Si tratta di un cuore che si è abituato a passare senza lasciarsi toccare; un’esistenza che, passando da una parte all’altra, non riesce a radicarsi nella vita del suo popolo, semplicemente perché sta in quella élite che segue il Signore”. Da ciò scaturisce una spiritualità arida che Francesco definisce “dello zapping”, che “Passa e ripassa, passa e ripassa, ma mai si ferma. Sono quelli che vanno dietro all’ultima novità, all’ultimo best seller, ma non riescono ad avere un contatto, a relazionarsi, a farsi coinvolgere, nemmeno con il Signore che stanno seguendo, perché la sordità aumenta!
 Da questo il fecondo insegnamento pastorale di Francesco "Passare senza ascoltare il dolore della nostra gente, senza radicarci nella loro vita, nella loro terra, è come ascoltare la Parola di Dio senza lasciare che metta radici dentro di noi e sia feconda. Una pianta, una storia senza radici, è una vita arida". Ma il Vescovo di Roma va oltre, richiamando “il dramma della coscienza isolata, di quei discepoli e discepole che pensano che la vita di Gesù è solo per quelli che si credono adatti. Alla base c’è un profondo disprezzo per il santo Popolo fedele di Dio: “Questo cieco dove vuole mettersi? Che stia qui”. Sembrerebbe giusto che trovino spazio solo gli “autorizzati”, una “casta di diversi” che lentamente si separa, si differenzia dal suo popolo. Hanno fatto dell’identità una questione di superiorità. Questa identità che è appartenenza si fa superiore; non sono più pastori ma capisquadra: “Io sono arrivato fino a qui, tu stai al tuo posto”.

Personalmente mi ritrovo in tale descrizione con riferimento a certe celebrazioni liturgiche in cui svettano i “posti riservati” a membri di aggregazioni e confraternite varie. Ovvero la mente va alle processioni che si avviano secondo un ordine per cui alla fine vengono chiamati i “fedeli”.
 
Concludendo, il Papa tratta della logica dell’inclusione, che deve sempre sottendere l’annuncio evangelico nel farsi carico dell’altro secondo la
logica propria dell’amore, del patire-con… che nasce dal non avere paura di avvicinarsi al dolore della nostra gente… E questa è la logica del discepolato, questo è ciò che opera lo Spirito Santo con noi e in noi. Di questo siamo testimoni… Non siamo testimoni di un’ideologia, non siamo testimoni di una ricetta, o di un modo di fare teologia. Non siamo testimoni di questo. Siamo testimoni dell’amore risanante e misericordioso di Gesù. Siamo testimoni del suo agire nella vita delle nostre comunità.