martedì 28 maggio 2013

“Una strada di abbassamento”

Così papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta ha definito la strada del Signore, che finisce nella Croce. 

Per questo il Papa ha avvertito che “quando un cristiano non ha difficoltà nella vita – tutto va bene, tutto è bello – qualcosa non va”. 

Da ciò la tentazione del cristiano di seguire Gesù come una proposta culturale, usando questa strada per andare più in alto, per avere più potere. 

“E la storia della Chiesa” – ha proseguito il Santo Padre- “ è piena di questo, cominciando da alcuni imperatori e poi tanti governanti e tante persone, no? E anche alcuni - non voglio dire tanti ma alcuni - preti, alcuni vescovi, no? Alcuni dicono che sono tanti… ma alcuni che pensano che seguire Gesù è fare carriera”. 

Francesco ha ribadito che “tanti cristiani, tentati dallo spirito del mondo, pensano che seguire Gesù è buono perché si può far carriera, si può andare avanti”. Ma questo “non è lo spirito” è, invece, l’atteggiamento di Pietro che parla di carriera e Gesù gli risponde: “Sì, ti darò tutto con persecuzione”. “Non si può togliere la Croce dalla strada di Gesù: sempre c’è”. E tuttavia, ha avvertito, questo non vuol dire che il cristiano deve farsi del male. Il cristiano “segue Gesù per amore e quando si segue Gesù per amore, l’invidia del diavolo fa tante cose”. Lo “spirito del mondo – ha osservato – non tollera questo, non tollera la testimonianza”:

lunedì 20 maggio 2013

La cultura dello scarto: il futuro dell'economia e il ruolo della finanza secondo Papa Francesco

Che a Papa Bergoglio l’economia e i suoi problemi nella società odierna non fossero estranei lo si è capito – è il caso di dirlo – a partire dal nome impostosi e dal modo come si è presentato, urbi et orbi, dopo la sua elezione al Soglio di Pietro. 

Con la sua autenticità, fatta di gesti e parole che trasudano la freschezza dell’uomo di Dio, del prete innamorato del Signore, alla cui scuola della carità si è forgiato in tanti anni di vita religiosa, ministero presbiterale ed episcopale nella “fine del mondo”. 

Dal vissuto, quindi, segnato da uno stile di vita sobrio, rimasto tale anche da Pontefice, il suo insistere sui poveri non solo con un linguaggio semplice e diretto, ma anche coi gesti, facendosi fisicamente prossimo in quel di piazza S. Pietro a chiunque sia debole o segnato dalla sofferenza. 

La settimana scorsa, nel giro di tre giorni, egli è intervenuto ripetutamente sui temi economici e finanziari di fronte a interlocutori diversi. Giovedì 16 maggio, nella Sala Clementina in Vaticano, lo ha fatto in occasione della presentazione delle Lettere di accredito presso la Santa Sede degli Ambasciatori di Kyrgyzstan, Antigua e Barbuda, Lussemburgo e Botswana. 

Nel suo discorso, il Papa, parlando delle cause della crisi economica mondiale, a cominciare dalla speculazione finanziaria, e del dominio del denaro sulle società, ha evocato la “profonda crisi antropologica” che permea il nostro tempo, aggiungendo: “ Nella negazione del primato dell’uomo! Abbiamo creato nuovi idoli. L’adorazione dell’antico vitello d’oro (cfr Es 32,15-34) ha trovato una nuova e spietata immagine nel feticismo del denaro e nella dittatura dell’economia senza volto né scopo realmente umano. La crisi mondiale che tocca la finanza e l’economia sembra mettere in luce le loro deformità e soprattutto la grave carenza della loro prospettiva antropologica, che riduce l’uomo a una sola delle sue esigenze: il consumo. E peggio ancora, oggi l’essere umano è considerato egli stesso come un bene di consumo che si può usare e poi gettare. Abbiamo cominciato questa cultura dello scarto”. 

Il futuro dell'economia e il ruolo della finanza in Europa è stato ancora oggetto dell’udienza privata che, sabato 18, il Pontefice ha concesso alla cancelliera tedesca Angela Merkel. 

Lo stesso giorno Francesco ha ripreso il tema della povertà durante la veglia di Pentecoste  con la variegata presenza delle diverse aggregazioni laicali: 
La povertà, per noi cristiani, non è una categoria sociologica o filosofica o culturale: no, è una categoria teologale. Direi, forse la prima categoria, perché quel Dio, il Figlio di Dio, si è abbassato, si è fatto povero per camminare con noi sulla strada. E questa è la nostra povertà: la povertà della carne di Cristo, la povertà che ci ha portato il Figlio di Dio con la sua Incarnazione. 
Una Chiesa povera per i poveri incomincia con l’andare verso la carne di Cristo. Se noi andiamo verso la carne di Cristo, incominciamo a capire qualcosa, a capire che cosa sia questa povertà, la povertà del Signore. E questo non è facile. Ma c’è un problema che non fa bene ai cristiani: lo spirito del mondo, lo spirito mondano, la mondanità spirituale. Questo ci porta ad una sufficienza, a vivere lo spirito del mondo e non quello di Gesù. La domanda che facevate voi: come si deve vivere per affrontare questa crisi che tocca l’etica pubblica, il modello di sviluppo, la politica. Siccome questa è una crisi dell’uomo, una crisi che distrugge l’uomo, è una crisi che spoglia l’uomo dell’etica. 
Nella vita pubblica, nella politica, se non c’è l’etica, un’etica di riferimento, tutto è possibile e tutto si può fare. E noi vediamo, quando leggiamo i giornali, come la mancanza di etica nella vita pubblica faccia tanto male all’umanità intera… Questo succede oggi: se gli investimenti nelle banche calano un po’… tragedia… come si fa? Ma se muoiono di fame le persone, se non hanno da mangiare, se non hanno salute, non fa niente! Questa è la nostra crisi di oggi! E la testimonianza di una Chiesa povera per i poveri va contro questa mentalità”. 

Una precisa e puntuale ammonzione con parole destinate a fare da mattoni sia per la politica estera della Santa Sede sia per il lavoro interno dei cardinali incaricati dal Pontefice di ridisegnare la governance ecclesiale.

mercoledì 15 maggio 2013

Nella settimana dello Spirito Santo

Domenica prossima si celebrerà la solennità di Pentecoste. Quella in corso si può definire perciò la “settimana” dello Spirito Santo. 

Secondo la tradizione cristiana lo Spirito Santo offre sette doni:  sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timore di Dio. Il Catechismo della Chiesa Cattolica cita come riferimento biblico le parole del profeta Isaia (11, 2). 

Papa Francesco nell’udienza generale di oggi  ha ricordato che “E’ proprio lo Spirito Santo, il dono di Cristo Risorto, che ci fa riconoscere la Verità. Gesù lo definisce il “Paraclito”, cioè “colui che ci viene in aiuto”, che è al nostro fianco per sostenerci in questo cammino di conoscenza; e, durante l’Ultima Cena, Gesù assicura ai discepoli che lo Spirito Santo insegnerà ogni cosa, ricordando loro le sue parole (cfr Gv 14,26)”. 

Il Papa ha quindi ammonito a pregare così tutti i giorni: “Spirito Santo fa’ che il mio cuore sia aperto alla Parola di Dio, che il mio cuore sia aperto al bene, che il mio cuore sia aperto alla bellezza di Dio tutti i giorni”.

martedì 7 maggio 2013

Il magistero di S. Marta

Come si sa papa Francesco è rimasto ad abitare nella Domus Sanctae Marthae, usata dai Cardinali durante il conclave, stabilendosi nella suite riservatagli dopo l’elezione. 

Una sistemazione semplice e in comunione con gli altri sacerdoti e vescovi, una cinquantina, che abitano abitualmente nel residence. 

 Il Papa usa l’appartamento pontificio solo per la cosiddetta rappresentanza, oltre che per gli Angelus domenicali.

Le omelie delle Messe feriali celebrate da papa Francesco presso la sua residenza sono diventate un appuntamento atteso, come rileva Stefania Falasca su Avvenire:  “Sono omelie caratterizzate dalla brevitas, mai più di otto minuti, secondo il criterio da sempre adottato da Bergoglio, e che egli prepara ogni mattino dalle sei alle sei e trenta, dopo il tempo non breve dedicato alla preghiera e alla meditazione personale. Traggono tutte ispirazione dalle letture della liturgia del giorno e si articolano alla luce dei passi delle Sacre Scritture per aprire al mistero delle fede e della vita cristiana, al cammino della Chiesa nella storia degli uomini”. 

 Un magistero omiletico che può essere di aiuto a chi ascolta la predica. Ma anche a chi la fa.