martedì 8 settembre 2015

Riforma del processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio

L’attesa riforma del processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio vede la luce con due Motu Proprio di Papa Francesco, Mitis Iudex Dominus Iesus e, in virtù del peculiare ordinamento ecclesiale e disciplinare, per le Chiese orientali Mitis et misericors Iesus.
 
I documenti firmati il 15 agosto (festa dell’Assunta) e pubblicati nella festa odierna della Natività della Madonna, a circa tre settimane dall’inizio del Sinodo dei Vescovi, entreranno in vigore il prossimo 8 dicembre (Immacolata Concezione).
 
La riforma, che interviene dopo tre secoli di quella di Benedetto XIV e la successiva del secolo scorso di S. Pio X, affonda le radici ecclesiologiche nel Concilio Vaticano II e giunge anche a conclusione del lavoro della commissione speciale per la Riforma del processo matrimoniale canonico che fu creata ad agosto del 2014 e ha consegnato le conclusioni al Papa nei mesi scorsi.
 
Premesso che il Vescovo di Roma non è intervenuto sulla casistica della nullità matrimoniale canonica, con la riforma, intanto, se il caso non presenta particolari difficoltà interpretative sarà sufficiente la "certezza morale" raggiunta dal primo giudice, venendo meno così la cosiddetta decisione conforme in favore della nullità del matrimonio di un tribunale superiore. Al riguardo, il prof. Paolo Moneta , che ha fatto parte del coetus preparatorio della riforma, ha dichiarato: “Era una garanzia decisa tre secoli fa da Benedetto XIV con l’obiettivo di frenare gli abusi e custodire l’indissolubilità del matrimonio. Oggi con una migliore organizzazione dei tribunali si è considerata superflua”.
 
E’ prevista, inoltre, la costituzione del "giudice unico, comunque chierico", di cui è investito direttamente nell'esercizio pastorale della sua potestà giudiziale lo stesso Vescovo diocesano, che, dunque, sarà più coinvolto nel giudizio: "Si auspica che nelle grandi come nelle piccole diocesi lo stesso vescovo offra un segno della conversione delle strutture ecclesiatiche e non lasci completamente delegata agli uffici della curia la funzione giudiziaria" in materia matrimoniale".
 
Quanto affermato da Francesco richiama alla mente ciò che disse S. Giovanni Paolo II nel suo ultimo Discorso alla Rota Romana : “I sacri Pastori non possono pensare che l'operato dei loro tribunali sia una questione meramente "tecnica" della quale possono disinteressarsi, affidandola interamente ai loro giudici vicari (cfr CIC, cann. 391, 1419, 1423 § 1).”
Sempre Moneta. ricorda: “il vescovo delegava completamente il suo potere – comunque sempre presente – al vicario giudiziale. Ora si è voluto mostrare che la Chiesa non considera i processi di nullità come pratiche burocratiche, ma che c’è sempre sullo sfondo una sollecitudine pastorale.”
 
Oltre a rendere più agile il processo matrimoniale, "si è disegnata una forma di processo più breve – in aggiunta a quello documentale come attualmente vigente –, da applicarsi nei casi in cui l’accusata nullità del matrimonio è sostenuta da argomenti particolarmente evidenti”. Su questo il Pontefice precisa: “Non mi è tuttavia sfuggito quanto un giudizio abbreviato possa mettere a rischio il principio dell’indissolubilità del matrimonio; appunto per questo ho voluto che in tale processo sia costituito giudice lo stesso Vescovo, che in forza del suo ufficio pastorale è con Pietro il maggiore garante dell’unità cattolica nella fede nella disciplina”.
 
Per quanto riguarda l’eventuale appello alla Sede Metropolitana, Francesco lo spiega col fatto che “tale ufficio di capo della provincia ecclesiastica, stabile nei secoli, è un segno distintivo della sinodalità nella Chiesa”. Così come si evidenzia il ruolo di servizio delle “Conferenze Episcopali, che devono essere soprattutto spinte dall’ansia apostolica di raggiungere i fedeli dispersi" e "avvertano fortemente il dovere di condividere la predetta conversione, e rispettino assolutamente il diritto dei Vescovi di organizzare la potestà giudiziale nella propria Chiesa particolare” con “l’aiuto a mettere in pratica la riforma del processo matrimoniale” in modo che, “salva la giusta e dignitosa retribuzione degli operatori dei tribunali… venga assicurata la gratuità delle procedure, perché la Chiesa, mostrandosi ai fedeli madre generosa, in una materia così strettamente legata alla salvezza delle anime manifesti l’amore gratuito di Cristo dal quale tutti siamo stati salvati”.

Riguardo a ciò va ricordato che la CEI  sin dal 1999 ha istituito  a proprie spese, attingendo ai fondi dell'otto per mille, in ogni Tribunale ecclesiastico regionale la figura del Patrono stabile, avvocato deputato proprio alla consulenza e assistenza gratuita dei fedeli richiedenti la dichiarazione di nullità matrimoniale. 
 
E infine viene mantenuto anche “l’appello al Tribunale ordinario della Sede Apostolica, cioè la Rota Romana, nel rispetto di un antichissimo principio giuridico, così che venga rafforzato il vincolo fra la Sede di Pietro e le Chiese particolari, avendo tuttavia cura, nella disciplina di tale appello, di contenere qualunque abuso del diritto, perché non abbia a riceverne danno la salvezza delle anime”.