Il suo quinto viaggio internazionale, dopo il Brasile dell'estate 2013, la Terra Santa della scorsa primavera, la Corea del sud in agosto e l'Albania del 21 settembre, papa Francesco l’ha dedicato al cuore dell’Europa politica, facendo visita al Parlamento Europeo e al Consiglio d’Europa di Strasburgo.
Una scelta significativa, che precede qualsiasi altra visita individuale in uno Stato membro dell'Unione europea.
Intervenendo davanti al Parlamento Europeo, papa Francesco per la prima volta ha affrontato il tema dell'Europa, ricordandone le radici cristiane, i valori etici, la difesa dei più deboli. E’ il secondo Papa a visitare il Parlamento europeo dopo Giovanni Paolo II, che vi si recò l'11 ottobre 1988.
Il Pontefice, tra l'altro, ha evocato l’immagine della “Scuola di Atene” di Raffaello per descrivere “ l’Europa e la sua storia, fatta del continuo incontro tra cielo e terra, dove il cielo indica l’apertura al trascendente, a Dio, che ha da sempre contraddistinto l’uomo europeo, e la terra rappresenta la sua capacita pratica e concreta di affrontare le situazioni e i problemi”. Il futuro dell’Europa dipende dalla riscoperta del nesso vitale e inseparabile fra questi due elementi. Un’Europa che non è più capace di aprirsi alla dimensione trascendente della vita e un’Europa che lentamente rischia di perdere la propria anima e anche quello spirito umanistico che pure ama e difende”.
E se “Promuovere la dignità della persona significa riconoscere che essa possiede diritti inalienabili di cui non può essere privata ad arbitrio di alcuno e tanto meno a beneficio di interessi economici”, papa Bergoglio apre la riflessione sulla tendenza giuridica che porta ad affermare i diritti del singolo “ma senza tenere conto che ogni essere umano è legato a un contesto sociale, in cui i suoi diritti e doveri sono connessi a quelli degli altri e al bene comune della società stessa”.
I legislatori europei sono stati, quindi, richiamati ad approfondire una cultura che si basi sui diritti umani per collegare la dimensione individuale a quella “del bene comune” a quel “noi-tutti”, richiamando la Caritas in veritate di Benedetto XVI, “formato da individui, famiglie e gruppi intermedi, che si uniscono in comunità sociale. Infatti, se il diritto di ciascuno non è armonicamente ordinato al bene più grande, finisce per concepirsi senza limitazioni e dunque per diventare sorgente di conflitti e di violenze”.