mercoledì 25 dicembre 2013

Rallegrarsi nella gioia del Natale

E’ Natale. Viviamo tempi non facili in questa nostra società che vede restringersi gli spazi di ben-essere. E tuttavia permane la cosiddetta atmosfera natalizia, fatta di cornice festosa. 

Ma il Natale non si può ridurre a semplice poesia. E’ più che mai necessario  recuperare o non perdere di vista il senso teologico della venuta di Cristo, per collocare la festa nel suo giusto contesto. Fermiamo e manteniamo il nostro sguardo ammirato sul Bambino, ricordando che la sua fragilità è tenerezza che diventa forza in quanto Verbo incarnato. 

Partiamo da questa certezza con l’aiuto della Rivelazione. L’evangelista Luca ( 2,1-14) si sofferma su alcuni particolari storici che ci garantiscono la storicità e credibilità dell’evento. Gesù che, nel segno delle promesse dell’Antico Testamento, nasce povero in una remota provincia dell’impero romano in modo diverso da quello atteso e sospirato dal popolo ebraico. 
San Leone Magno presenta così il senso e la portata di ciò che accade: “ Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c'è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti. Esulti il santo, perché si avvicina al premio; gioisca il peccatore, perché gli è offerto il perdono; riprenda coraggio il pagano, perché è chiamato alla vita” (Disc. 1 per il Natale, 1-3; Pl 54, 190-193).

Da ciò, quindi, “sgorga un messaggio di speranza in questo mondo che rischia di non sperare più; un fascio di luce in questo mondo che sembra sprofondare nelle tenebre; un elemento di novità in una società che talora ci appare decrepita. Un bambino che nasce è un destino nuovo che si apre, una speranza che si ridesta” (M. Magrassi). 

Col Natale un nuovo inizio è sempre possibile. Per tutti. Per ciascuno di noi. Auguri!

sabato 14 dicembre 2013

Col Signore “il silenzio è musica” che porta gioia

“Il Natale è una festa nella quale si fa tanto rumore. Mentre viviamo questo periodo di attesa sarebbe importante invece riscoprire il silenzio, come momento ideale per cogliere la musicalità del linguaggio con il quale il Signore ci parla. Un linguaggio — ha detto papa Francesco  durante la messa celebrata giovedì mattina, 12 dicembre, nella cappella di Santa Marta — tanto simile a quello di un padre e di una madre: rassicurante, pieno di amore e di tenerezza”. 

Il Papa, richiamando l’incontro del Signore con Elia (cfr 1 Re 19,11-13), ha aggiunto: “è usata una parola bellissima che non si può tradurre con precisione: era in un filo sonoro di silenzio. Un filo sonoro di silenzio: così si avvicina il Signore, con quella sonorità del silenzio che è propria dell’amore”. Ecco perché “Dobbiamo fare silenzio in questo tempo perché, come dice il prefazio, noi siamo vigilanti in attesa”. Col cuore colmo di gioia, come la Chiesa c’indirizza in questa terza domenica di Avvento, detta “domenica della gioia”

Papa Francesco, con la sua recente esortazione apostolica "Evangelii gaudium"  ha voluto sottolineare l'importanza della gioia nella vita di ogni cristiano. La gioia cristiana richiede una vita interiore ed umana sempre più qualificata ed elevata, così da annunciare e testimoniare in questo tempo il Vangelo, appunto con gioia, come il Papa insegna già con le prime parole e dell’Esortazione apostolica: "La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall'isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia".