Il
presidente della Conferenza episcopale italiana, card. Bagnasco, nell’intervista rilasciata ieri al Corriere della Sera,
a proposito dell’ICI e la Chiesa ha evocato quanto predicato in una recente agorà televisiva in cui si è affermato che la Chiesa riceve un miliardo di euro e spende
350 milioni per gli stipendi del clero; "il resto è la cresta dei
vescovi". Nessuno in quella
trasmissione del giovedì sera sulla pur
lodevole La7 ha sentito il dovere di correggere
l’inesattezza o tendenziosità dell’affermazione che non corrisponde alla verità del dettato legislativo in
materia. L'art. 48 della
legge 222/85, istitutiva anche del cosiddetto 8 per mille, prevede che le “quote”
di cui all’art. 47 2° comma versate alla
Chiesa cattolica siano utilizzate “per esigenze di culto della popolazione,
sostentamento del clero , interventi caritativi a favore della collettività
nazionale o di paesi del terzo mondo”. Il sostentamento dei sacerdoti in cura d’anime
è dunque una e non l’unica voce prevista per gli scopi di quanto acquisito. E
infatti, giustamente il card. Bagnasco ha precisato che sul miliardo di euro
ricevuti, tolti i 350 milioni per i compensi ai sacerdoti, vescovi compresi, i
restanti 650 milioni sono spesi per la Caritas, per i beni culturali, per il
Terzo Mondo. E naturalmente per le esigenze di culto. Sparare nel
mucchio non aiuta nel sostegno delle proprie ragioni. Mai.
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