Paolo VI, in occasione della Pentecoste del 1975, in cui si celebrava l’Anno Santo, pubblicò l’Esortazione apostolica Gaudete in Domino, sulla “gioia cristiana” e il cui incipit recita “Rallegratevi nel Signore, perché egli è vicino a quanti lo invocano con cuore sincero” (Fil 4,4-5).
Nel richiamare il brano paolino, il Pontefice faceva un’analisi della condizione umana che, dopo quasi quarant’anni, rimane di estrema attualità. “La società tecnologica ha potuto moltiplicare le occasioni di piacere, ma essa difficilmente riesce a procurare la gioia. Perché la gioia viene d'altronde. È spirituale. Il denaro, le comodità, l'igiene, la sicurezza materiale spesso non mancano; e tuttavia la noia, la malinconia, la tristezza rimangono sfortunatamente la porzione di molti. Ciò giunge talvolta fino all'angoscia e alla disperazione, che l'apparente spensieratezza, la frenesia di felicità presente e i paradisi artificiali non riescono a far scomparire. Forse ci si sente impotenti a dominare il progresso industriale, a pianificare la società in maniera umana? Forse l'avvenire appare troppo incerto, la vita umana troppo minacciata? O non si tratta, soprattutto, di solitudine, di una sete d'amore e di presenza non soddisfatta, di un vuoto mal definito?”.
Ieri, domenica detta “Gaudéte”, all’Angelus Benedetto XVI ha evocato il contenuto della “vera gioia”, che non è “ frutto del divertirsi, inteso nel senso etimologico della parola di-vertere, cioè esulare da che gli impegni della vita e dalle sue responsabilità…non è un semplice stato d’animo passeggero, né qualcosa che si raggiunge con i propri sforzi, ma è un dono, nasce dall’incontro con la persona viva di Gesù, dal fargli spazio in noi, dall’accogliere lo Spirito Santo che guida la nostra vita”.
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