Domenica prossima saremo chiamati a votare per il rinnovo del Parlamento europeo. Più che mai la partecipazione al voto è d’obbligo quando i nostri destini dipendono da quelli degli altri Paesi dell’Ue e viceversa.
E infatti, si è sulla stessa barca: Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Danimarca, Irlanda, Regno Unito, Grecia, Portogallo, Spagna, Austria, Finlandia, Svezia, Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Rep. Ceca, Slovacchia, Slovenia, Ungheria, Bulgaria, Romania, Croazia.
E proprio il motto dell'Unione europea "Unità nella diversità" ci aiuta a ricordare come attraverso l'UE, si è riusciti a vivere per la prima volta in pace a 70 anni dall’ultimo conflitto che ha insanguinato il continente, conservando nel contempo la ricchezza delle diverse culture, tradizioni e lingue.
Una ragione più che valida per opporsi col voto a chi predica, urlando e inveendo col turpiloquio, lo sfascio. Per dirla con Gad Lerner, "Il dissolvimento dell’unione politica e monetaria -predicato dai vari movimenti populisti e no-euro- accelera la frantumazione preparando un destino di irrilevanza e povertà. L’integrazione federale, la nascita degli Stati Uniti d’Europa, restituirebbe forza contrattuale al vecchio continente che detiene ancora primati economici, tecnologici e culturali di tutto rispetto" .
Aggiungo che per me tutto ciò trova sintesi in Italia nella proposta del Pd, che merita perciò il suffragio degli elettori.
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