L’episodio della trasfigurazione sul Tabor segna un termine del cammino del cristiano. In esso si evidenzia un momento di estasi per i discepoli che accompagnavano Gesù: Pietro, Giacomo e Giovanni. Un momento che è speculare a quello del Getsèmani in cui invece gli stessi discepoli (cfr. Mc 14, 33) si lasciano cogliere dalla tristezza (cfr. Lc 22, 45), rappresentando l’altro stato d’animo che ci pervade nella quotidianità e che fa parte integrante della vita. Non ci sono solo gioie, abbondando le contrarietà. Il Tabor e il Getsèmani sono legati da un filo rosso, che è il cammino dischiuso alla meta della Pasqua.
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