“In realtà, noi viviamo nella carne, ma non combattiamo secondo criteri umani. Infatti le armi della nostra battaglia non sono carnali, 4ma hanno da Dio la potenza di abbattere le fortezze, 5distruggendo i ragionamenti e ogni arroganza che si leva contro la conoscenza di Dio, e sottomettendo ogni intelligenza all'obbedienza di Cristo” (2 Cor 3-5)
San Paolo ammonisce il cristiano ad essere coerente con la fede che professa, sottomettendosi “all'obbedienza di Cristo” e sottraendosi alla sequela dei “criteri umani, ossia di quel modo di essere contemporaneo che i Vescovi italiani negli Orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020 così descrivono: “Le persone fanno sempre più fatica a dare un senso profondo all’esistenza. Ne sono sintomi il disorientamento, il ripiegamento su se stessi e il narcisismo, il desiderio insaziabile di possesso e di consumo, la ricerca del sesso slegato dall’affettività e dall’impegno di vita, l’ansia e la paura, l’incapacità di sperare, il diffondersi dell’infelicità e della depressione. Ciò si riflette anche nello smarrimento del significato autentico dell’educare e della sua insopprimibile necessità. Il mito dell’uomo “che si fa da sé” finisce con il separare la persona dalle proprie radici e dagli altri, rendendola alla fine poco amante anche di se stessa e della vita. Le cause di questo disagio sono molteplici – culturali, sociali ed economiche – ma al fondo di tutto si può scorgere la negazione della vocazione trascendente dell’uomo e di quella relazione fondante che dà senso a tutte le altre: Senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia”. Da ciò un richiamo alla stessa “coerenza” con l'esempio per chi è chiamato direttamente o indirettamente ad educare: “In una società caratterizzata dalla molteplicità di messaggi e dalla grande offerta di beni di consumo, il compito più urgente diventa, dunque, educare a scelte responsabili. Per questo, sin dai primi anni di vita, l’educazione non può pensare di essere neutrale, illudendosi di non condizionare la libertà del soggetto. Il proprio comportamento e stile di vita – lo si voglia o meno – rappresentano di fatto una proposta di valori o disvalori. È ingiusto non trasmettere agli altri ciò che costituisce il senso profondo della propria esistenza. Un simile travisamento restringerebbe l’educazione nei confini angusti del sentire individuale e distruggerebbe ogni possibile profilo pedagogico”. Come dire che l'educazione non conosce confini.
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