Nella società del 2.0, così ricca di strumenti
comunicativi “in tempo reale”, paradossalmente ma non troppo si rischia di non
comunicare.
Il problema non sono gli strumenti come taluni ,impermeabili
allo sviluppo tecnologico, sono portati a ritenere ed affermare. No, la causa
di tale afasia comprensiva sta in noi stessi.
Nella relazione interpersonale, come si sa, è
fondamentale la capacità di ascolto dell’altro, ossia la capacità di
comprensione verso l’altro. Una capacità che si acquisisce e quindi occorre “imparare”
ad ascoltare in modo “attivo”. Ciò
vuol dire non assumere un atteggiamento di silenzio di fronte all’altro che
magari ci alluviona con la sua logorrea, ma mostrare attenzione a quanto l’altro
dice e farlo in modo visibile con il corpo a partire dagli occhi e dalla postura
corporale. Significa non rimanere zitti ma interloquire con domande, ponendosi
in una condizione di accogliere l’altro, accettandolo, senza la pretesa di interpretarlo
o peggio di giudicarlo.
Si tratta di passare alla cosiddetta fase empatica, che ci consente di “entrare “ dentro l’altro per comprendere il modo con cui questi vive una determinata esperienza. Sentire, quindi, sul campo i bisogni di chi ci parla e ciò che sta provando, sintonizzandosi col suo mondo interiore attraverso i suoi vissuti, le sue idee e senza che il nostro io corra il rischio di sovrastare l’altro.
Si tratta di passare alla cosiddetta fase empatica, che ci consente di “entrare “ dentro l’altro per comprendere il modo con cui questi vive una determinata esperienza. Sentire, quindi, sul campo i bisogni di chi ci parla e ciò che sta provando, sintonizzandosi col suo mondo interiore attraverso i suoi vissuti, le sue idee e senza che il nostro io corra il rischio di sovrastare l’altro.
Come si vede si va ben oltre la semplice simpatia
spontanea, in cui si rimane emotivamente coinvolti dalla situazione ; l’empatia è uno sforzo di comprensione dello
stato emotivo dell’altro, durante il quale permane un lucido e consapevole
distaccamento della nostra identità personale nei confronti dell’interlocutore.
Ma per fare tutto questo è certamente imprescindibile
il presupposto di sapersi ascoltare. Come è possibile , infatti, predisporsi
all’altro pieni di ogni contraddizione? Occorre cioè saper ascoltare se stessi, i propri pensieri, le proprie emozioni,
le proprie sensazioni. E in tal senso è importante quella che invece viene
ritenuta assolutamente negativa: la solitudine.
Un
cristiano, in particolare, non deve temere ciò sul modello di Gesù, che usava
stare in “solitudine“ (alla lettera
ritirarsi) a pregare (cfr. Lc 5,15-16). Ma per noi è pedagogico anche il modo in cui Gesù con semplicità si rapporta con gli altri, adeguandosi alla loro condizione
personale, fatta appunto di sentimenti ed emozioni e situata in un determinato
contesto. E’ cos’ che si opera un vero ascolto
e si accoglie con curiosità e stupore l’altro.
Nessun commento:
Posta un commento