giovedì 24 novembre 2016

Una pastorale e una cultura della misericordia

Domenica scorsa, Papa Francesco, al termine della Messa celebrata a conclusione dell’Anno Santo straordinario dedicato alla misericordia, ha firmato sul sagrato della basilica vaticana la lettera apostolica “Misericordia et misera” .

Composta da ventidue punti, l’incipit evoca le due parole che “sant’Agostino utilizza per raccontare l’incontro tra Gesù e l’adultera (cfr Gv 8,1-11)”. Con tale racconto, il Papa evidenzia la cifra di questo Giubileo, affermando: “La misericordia, infatti, non può essere una parentesi nella vita della Chiesa, ma costituisce la sua stessa esistenza, che rende manifesta e tangibile la verità profonda del Vangelo”. 

E infatti, il Santo Padre richiama la fondamentale valenza del perdono per il cristiano, in quanto “segno più visibile dell’amore del Padre, che Gesù ha voluto rivelare in tutta la sua vita. Non c’è pagina del Vangelo che possa essere sottratta a questo imperativo dell’amore che giunge fino al perdono. Perfino nel momento ultimo della sua esistenza terrena, mentre viene inchiodato sulla croce, Gesù ha parole di perdono: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34)”. E dunque: “Niente di quanto un peccatore pentito pone dinanzi alla misericordia di Dio può rimanere senza l’abbraccio del suo perdono. È per questo motivo che nessuno di noi può porre condizioni alla misericordia; essa rimane sempre un atto di gratuità del Padre celeste, un amore incondizionato e immeritato. Non possiamo, pertanto, correre il rischio di opporci alla piena libertà dell’amore con cui Dio entra nella vita di ogni persona”. 

Misericordia che, in una società caratterizzata dal “moltiplicarsi delle forme di tristezza e solitudine in cui cadono le persone, e anche tanti giovani”. diventa fonte di gioia alla luce delle parole “dell’Apostolo: «Siate sempre lieti nel Signore» (Fil 4,4; cfr 1 Ts 5,16)”. Tracciando un bilancio del Giubileo, papa Bergoglio si sente di metterne in luce la portata ecclesiale di ascolto volto appunto al perdono: “In questo Anno Santo la Chiesa ha saputo mettersi in ascolto e ha sperimentato con grande intensità la presenza e vicinanza del Padre, che con l’opera dello Spirito Santo le ha reso più evidente il dono e il mandato di Gesù Cristo riguardo al perdono”.

Il Santo Padre scandisce i momenti in cui la misericordia viene celebrata nella liturgia, mentre richiama l’abbondanza con cui la misericordia viene donata con la vita sacramentale e in particolare con la Riconciliazione e l’Unzione dei malati. In tutto ciò “assume un significato particolare anche l’ascolto della Parola di Dio” e con essa “importanza acquista l’omelia”, per cui si raccomanda ai sacerdoti di preparare quest’ultima sperimentando su di sé “la bontà misericordiosa del Signore”. Il Papa esorta a diffondere tra le comunità cristiane la Lectio Divina e a dedicare una domenica interamente alla parola di Dio, mentre nell’esprimere apprezzamento e gratitudine, ha deciso di prorogare “fino a nuova disposizione” il servizio dei circa mille Missionari della misericordia “come segno concreto che la grazia del Giubileo continua ad essere, nelle varie parti del mondo, viva ed efficace”. 

Rivolgendosi poi ai sacerdoti in generale, Francesco chiede: “di essere accoglienti con tutti; testimoni della tenerezza paterna nonostante la gravità del peccato; solleciti nell’aiutare a riflettere sul male commesso; chiari nel presentare i principi morali; disponibili ad accompagnare i fedeli nel percorso penitenziale, mantenendo il loro passo con pazienza; lungimiranti nel discernimento di ogni singolo caso; generosi nel dispensare il perdono di Dio”. Il tutto per sottolineare l’importanza del sacramento della Riconciliazione che “ha bisogno di ritrovare il suo posto centrale nella vita cristiana; per questo richiede sacerdoti che mettano la loro vita a servizio del «ministero della riconciliazione» (2 Cor 5,18) in modo tale che, mentre a nessuno sinceramente pentito è impedito di accedere all’amore del Padre che attende il suo ritorno, a tutti è offerta la possibilità di sperimentare la forza liberatrice del perdono. Un’occasione propizia può essere la celebrazione dell’iniziativa 24 ore per il Signore in prossimità della IV domenica di Quaresima, che già trova molto consenso nelle Diocesi e che rimane un richiamo pastorale forte per vivere intensamente il Sacramento della Confessione”. 

Per questo, “ perché nessun ostacolo si interponga tra la richiesta di riconciliazione e il perdono di Dio, concedo d’ora innanzi a tutti i sacerdoti, in forza del loro ministero, la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto. Quanto avevo concesso limitatamente al periodo giubilare viene ora esteso nel tempo, nonostante qualsiasi cosa in contrario. Vorrei ribadire con tutte le mie forze che l’aborto è un grave peccato, perché pone fine a una vita innocente. Con altrettanta forza, tuttavia, posso e devo affermare che non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere e distruggere quando trova un cuore pentito che chiede di riconciliarsi con il Padre. Ogni sacerdote, pertanto, si faccia guida, sostegno e conforto nell’accompagnare i penitenti in questo cammino di speciale riconciliazione”. Così come il Papa ha deciso di prorogare la decisione adottata all’inizio del Giubileo di considerare valida la confessione dei fedeli con i sacerdoti appartenenti alla Fraternità San Pio X (lefebvriani). 

“Siamo chiamati a far crescere una cultura della misericordia, basata sulla riscoperta dell’incontro con gli altri: una cultura in cui nessuno guarda all’altro con indifferenza né gira lo sguardo quando vede la sofferenza dei fratelli. Le opere di misericordia sono “artigianali”: nessuna di esse è uguale all’altra; le nostre mani possono modellarle in mille modi, e anche se unico è Dio che le ispira e unica la “materia” di cui sono fatte, cioè la misericordia stessa, ciascuna acquista una forma diversa. Le opere di misericordia, infatti, toccano tutta la vita di una persona. E’ per questo che possiamo dar vita a una vera rivoluzione culturale proprio a partire dalla semplicità di gesti che sanno raggiungere il corpo e lo spirito, cioè la vita delle persone. È un impegno che la comunità cristiana può fare proprio, nella consapevolezza che la Parola del Signore sempre la chiama ad uscire dall’indifferenza e dall’individualismo in cui si è tentati di rinchiudersi per condurre un’esistenza comoda e senza problemi. «I poveri li avete sempre con voi» (Gv 12,8), dice Gesù ai suoi discepoli. Non ci sono alibi che possono giustificare un disimpegno quando sappiamo che Lui si è identificato con ognuno di loro”.

“ Questo è ...  per tutti e per ognuno, perché nessuno possa pensare di essere estraneo alla vicinanza di Dio e alla potenza della sua tenerezza. È il tempo della misericordia perché quanti sono deboli e indifesi, lontani e soli possano cogliere la presenza di fratelli e sorelle che li sorreggono nelle necessità. È il tempo della misericordia perché i poveri sentano su di sé lo sguardo rispettoso ma attento di quanti, vinta l’indifferenza, scoprono l’essenziale della vita. È il tempo della misericordia perché ogni peccatore non si stanchi di chiedere perdono e sentire la mano del Padre che sempre accoglie e stringe a sé. Alla luce del “Giubileo delle persone socialmente escluse”, mentre in tutte le cattedrali e nei santuari del mondo si chiudevano le Porte della Misericordia, ho intuito che, come ulteriore segno concreto di questo Anno Santo straordinario, si debba celebrare in tutta la Chiesa, nella ricorrenza della XXXIII Domenica del Tempo Ordinario, la Giornata mondiale dei poveri”.

E ancora,  il Papa decreta l'istituzione di una Giornata mondiale dei poveri, e di una giornata del perdono, nella IV domenica di quaresima; nuove opere per esprimere la "misericordia come valore sociale"; e dispone che ogni diocesi scelga una domenica da dedicare a Bibbia e lectio divina.

Nessun commento:

Posta un commento