A conclusione di una settimana di preparazione con un programma denso di celebrazioni, conferenze ed eventi, sabato 20 maggio è stato inaugurato ufficialmente il Santuario della Spogliazione di Assisi , allocato nell'antica chiesa di Santa Maria Maggiore, già cattedrale e attigua al Vescovado.
Il vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, che è l’artefice pastorale di questa importante iniziativa ecclesiale, destinata a restare nella storia della città serafica e non solo, ha presieduto la santa Messa. All’inizio della celebrazione sono stati letti il decreto di erezione del nuovo Santuario e parte della lettera che Papa Francesco ha inviato a mons. Sorrentino e che porta la data significativa del 16 aprile 2017, giorno della Pasqua di Risurrezione.
“…a duemila anni dall’annuncio del vangelo e dopo otto secoli dalla testimonianza di Francesco, siamo di fronte a un fenomeno di “inequità globale” e di “economia che uccide” (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 52-60). Proprio il giorno precedente il mio arrivo ad Assisi, nelle acque di Lampedusa, si era consumata una grande strage di migranti. Parlando, nel luogo della “spogliazione”, anche con la commozione determinata da quell’evento luttuoso, sentivo tutta la verità di ciò che aveva testimoniato il giovane Francesco: solo quando si avvicinò ai più poveri, al suo tempo rappresentati soprattutto dai malati di lebbra, esercitando verso di loro la misericordia, sperimentò «dolcezza di animo e di corpo» (Testamento, FF 110). Il nuovo Santuario assisano nasce come profezia di una società più giusta e solidale, mentre ricorda alla Chiesa il suo dovere di vivere, sulle orme di Francesco, spogliandosi della mondanità e rivestendosi dei valori del Vangelo… Se in tante regioni del mondo tradizionalmente cristiane si verifica un allontanamento dalla fede, e siamo pertanto chiamati a una nuova evangelizzazione, il segreto della nostra predicazione non sta tanto nella forza delle nostre parole, ma nel fascino della testimonianza, sostenuta dalla grazia”. E ancora Papa Francesco mette in luce il fondamento teologico “Cristo è il modello originario della “spogliazione”, come tu, caro fratello, hai voluto evidenziare, promulgando la tua lettera di istituzione del nuovo Santuario nella solennità del Natale”.
Mons. Sorrentino nella sua omelia del 20 maggio ha ripreso questo aspetto, declinandolo sul piano ecclesiale: “Santuario della spogliazione. Santuario francescano? Senza dubbio. Quello che mancava ancora ad Assisi. Ma, ancor prima, santuario cristologico. È il mistero di Cristo che qui viene annunciato attraverso i gesti e le parole di Francesco…Il Santuario evoca innanzitutto la “spogliazione” di Cristo. In questo termine si può raccogliere quello che la Scrittura indica come “kénosi”, ossia come svuotamento (cf. Fil. 2, 7).
Ed è questa la “missione specifica” del nuovo Santuario, così delineata dal Pontefice e che il Pastore della Chiesa che è in Assisi, Nocera U.-Gualdo T. ha condensato nella sua omelia: “…la missione di annunciare, sulle orme di Francesco di Assisi, il mistero della spogliazione di Cristo e la sfida che ne deriva per la nostra vita personale e sociale, per la nostra esistenza di credenti e per la Chiesa intera”.
Per la qualcosa, il Santuario della Spogliazione di Assisi, affidato alla sollecitudine della Provincia Serafica dei Frati Minori Cappuccini , diventa – secondo l’intento e le parole di mons. Sorrentino _ “il luogo in cui ciascuno di noi viene a innamorarsi di Cristo, come Francesco, deponendo l’abito dell’egoismo, per rivestire quello di un’esistenza spesa nell’amore. Vorrei che qui arrivassero i potenti del mondo a deporre una volta per tutte gli arsenali nucleari, le mine anti-uomo, il commercio di armi che sono la vergogna di un’umanità che vive allegramente sull’orlo del baratro, sottraendo pane e dignità a milioni di esseri umani. Vorrei che qui venissero i mafiosi a deporre la loro prepotenza omicida che fa scorrere sangue e avvelena le fibre intime della società e dell’economia. Vorrei che qui venissero i burattinai della finanza internazionale a deporre i loro irresponsabili giochi che creano, nel mondo globalizzato, disoccupazione, povertà e disagi di una infinità di esseri umani “colpevoli” solo di essere nati poveri! Vorrei che tra queste mura, che trasudano le note del Cantico di Frate Sole, si fermasse quell’incredibile tirannia sull’ambiente che causa enormi e forse irreparabili danni che ancora una volta schiacciano le esistenze più deboli, le costringono ad emigrazioni violente e desertificano le fonti vitali dell’umanità. Vorrei che in questi ambienti che furono testimoni di un dramma di famiglia tutto giocato sul sì o sul no al dio–denaro venissero tanti parlamentari, uomini della scienza e dell’informazione, a interrogarsi sulla loro responsabilità di promuovere una legislazione e una cultura poste interamente a servizio della pace, della famiglia e della vita, e mai complici dell’assassinio di esseri umani nel grembo materno e nella loro fragilità dovuta all’età e alla condizione fisica”.
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