Papa Francesco prosegue a instillare la sua la catechesi, giorno dopo giorno con i gesti e con la Parola.
Stamani, durante l’ormai attesa omelia nella Messa celebrata quotidianamente alla Casa Santa Marta, ha ammonito la Chiesa e dunque i cristiani dal non cadere nella tentazione del “progressismo adolescente”, che fa “uscire dalla strada”, rimanendo succubi di certa cultura .
Nell’udienza generale del mercoledì, si è poi soffermato sul termine “Popolo di Dio”, evocando il Concilio Vaticano II e in particolare la Costituzione dogmatica Lumen gentium n. 9 e il Catechismo della Chiesa Cattolica n. 782. Il Papa ha spiegato cosa vuol dire essere “Popolo di Dio”, come si diventa membri di questo popolo, quali sono la legge, la missione e il fine dello stesso.
Con riferimento alla legge, indicata in quella “dell’amore, amore a Dio e amore al prossimo secondo il comandamento nuovo che ci ha lasciato il Signore (cfr Gv 13,34)”, ha aggiunto: “ Un amore, però, che non è sterile sentimentalismo o qualcosa di vago, ma che è il riconoscere Dio come unico Signore della vita e, allo stesso tempo, l’accogliere l’altro come vero fratello, superando divisioni, rivalità, incomprensioni, egoismi…Dentro il popolo di Dio, quante guerre! Nei quartieri, nei posti di lavoro, quante guerre per invidia, gelosie! Anche nella stessa famiglia, quante guerre interne…Pregare per coloro con i quali siamo arrabbiati è un bel passo in questa legge dell'amore. Lo facciamo? Facciamolo oggi!”
Circa la missione, il Santo Padre ha ricordato essere quella “di portare nel mondo la speranza e la salvezza di Dio: essere segno dell’amore di Dio che chiama tutti all’amicizia con Lui; essere lievito che fa fermentare tutta la pasta, sale che dà il sapore e che preserva dalla corruzione, essere una luce che illumina”.
Enunciato il fine di questo popolo, che è il Regno di Dio, Papa Bergoglio ha così concluso: “Cari fratelli e sorelle, essere Chiesa, essere Popolo di Dio, secondo il grande disegno di amore del Padre, vuol dire essere il fermento di Dio in questa nostra umanità, vuol dire annunciare e portare la salvezza di Dio in questo nostro mondo, che spesso è smarrito, bisognoso di avere risposte che incoraggino, che diano speranza, che diano nuovo vigore nel cammino. La Chiesa sia luogo della misericordia e della speranza di Dio, dove ognuno possa sentirsi accolto, amato, perdonato, incoraggiato a vivere secondo la vita buona del Vangelo. E per far sentire l’altro accolto, amato, perdonato, incoraggiato la Chiesa deve essere con le porte aperte, perché tutti possano entrare. E noi dobbiamo uscire da quelle porte e annunciare il Vangelo”.
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