Giorgio Napolitano in visita ufficiale in Vaticano ha incontrato oggi, primo capo di Stato, papa Francesco. Il Pontefice e il Presidente si erano già visti, il 19 marzo in San Pietro, al termine della messa per l’inizio del ministero petrino.
Questa visita ufficiale avviene dopo la rielezione di Napolitano per il suo secondo mandato: la precedente, a Benedetto XVI, era avvenuta il 20 novembre 2006.
Papa Francesco
ha reso il rapporto tra i due Stati, avente “come fine principale il bene del popolo italiano e come sfondo ideale il suo ruolo storicamente unico in Europa e nel mondo con l'immagine dei due colli, “il Quirinale e il Vaticano, che si guardano con stima e simpatia”.
Sia il Pontefice che il Presidente hanno richiamato anche il rapporto di stima e di amicizia di quest’ultimo, nella sua funzione, e Sua Santità Benedetto XVI.
Al centro dei discorsi i temi della libertà' religiosa e della crisi economica che ormai non conosce confini.
A proposito della prima, il Papa ha detto tra l’altro: “Nel mondo di oggi la libertà religiosa è più spesso affermata che realizzata. Essa, infatti, è costretta a subire minacce di vario tipo e non di rado viene violata. I gravi oltraggi inflitti a tale diritto primario sono fonte di seria preoccupazione e devono vedere la concorde reazione dei Paesi del mondo nel riaffermare, contro ogni attentato, l’intangibile dignità della persona umana. E’ un dovere di tutti difendere la libertà religiosa e promuoverla per tutti. Nella tutela condivisa di tale bene morale si trova, inoltre, anche una garanzia di crescita e di sviluppo dell’intera comunità”.
Ma Francesco si è poi soffermato sulla necessità dell’impegno politico soprattutto tra i giovani perché “credenti e non credenti insieme collaborino nella promozione di una società dove le ingiustizie possano essere superate e ogni persona venga accolta e possa contribuire al bene comune secondo la propria dignità e mettendo a frutto le proprie capacità “. E ha aggiunto: “Anche noi, cattolici, abbiamo il dovere di impegnarci sempre di più in un serio cammino di conversione spirituale affinché ci avviciniamo ogni giorno al Vangelo, che ci spinge ad un servizio concreto ed efficace alle persone e alla società”.
Napolitano, richiamando la problematica sociale dell’oggi, ha affermato: “La necessità di una nuova visione dello sviluppo dell'economia e della società si pone per l'Europa nel suo complesso, stimolandone drammaticamente l'unione e chiamandola ad una piena comprensione delle nuove realtà emergenti e delle istanze ancora inascoltate dei popoli di diversi continenti rimasti nel passato ai margini dello sviluppo mondiale.Il cambiamento che s'impone in Italia non può non toccare anche comportamenti diffusi, allontanatisi gravemente da valori spirituali e morali che soli possono ispirare la ricerca di soluzioni sostenibili per i nostri problemi, di prospettive più serene e sicure”.
Da ciò la necessità sempre maggiore di una proficua collaborazione tra Stato e Chiesa, quest’ultima con il “suo magistero educativo" e il suo quotidiano esercizio pastorale : la Chiesa attraverso i suoi Vescovi, e tra essi, in primis, il Vescovo di Roma, il Santo Padre”.
Un rapporto che -ha detto il Presidente- “tra Stato e Chiesa cattolica in Italia non è qualcosa di freddamente istituzionale ma qualcosa di profondamente vissuto, radicato nella storia, e cresciuto, sempre di più, parallelamente al dialogo interreligioso e al dialogo tra credenti e non credenti”.
Nel concludere il capo dello Stato si è così rivolto al Papa: “ Sono certo, Santità, che ci incontreremo con eguale slancio sulla stessa strada tra i due colli, con attenzione a quel che si muove ed evolve attorno a noi, e sempre in spirito di reciproco rispetto, di chiara distinzione e di fattiva collaborazione”.
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