Egli lo ha fatto col un discorso al Movimento per la vita , che ha
incoraggiato a portare avanti il proprio impegno “con lo stile della vicinanza, della prossimità: che ogni donna si senta
considerata come persona, ascoltata, accolta, accompagnata”.
Ascoltare,
accogliere, accompagnare. E infatti,” la parola non sarà persuasiva, se resta
senza uno sguardo nuovo e sincero che l’accompagna”. La migliore catechesi è
quella che si dà con l’esempio. Come quello di papa Bergoglio, che non
tralascia occasione per lasciarci un segno. Nella giornata della “Festa del
perdono” in S. Pietro si è inginocchiato davanti ad un confessore come un penitente
qualunque. E la foto che lo ha colto ha fatto il giro del mondo, lasciando il
segno su un sacramento trascurato e poco frequentato.
E
così il Papa pubblicamente ha chiesto
perdono in nome della Chiesa ferita, richiamando col discorso alla delegazione dell'Ufficio internazionale cattolico dell'infanzia (BICE), la triste e grave vicenda degli abusi sessuali operati da sacerdoti su
minori, per cui ha detto di farsene carico e di chiedere
perdono per il danno compiuto. “La Chiesa
è cosciente di questo danno. E’ un danno personale e morale loro, ma di uomini
di Chiesa. E noi non vogliamo compiere un passo indietro in quello che si
riferisce al trattamento di questo problema e alle sanzioni che devono essere
comminate. Al contrario, credo che dobbiamo essere molto forti”.
Ma il Santo Padre,
nell’evocare la dimensione educativa, ha
ribadito anche che occorre “sostenere il
diritto dei genitori all’educazione morale e religiosa dei propri figli. E a
questo proposito vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di
sperimentazione educativa con i bambini. Con i bambini e i giovani non si può
sperimentare. Non sono cavie da laboratorio! Gli orrori della manipolazione
educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non
sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che,
con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla
strada dittatoriale del “pensiero unico”. Per
questo, il Papa ha auspicato un’attenzione alla formazione antropologica, onde
“saper rispondere ai problemi e alle
sfide posti dalle culture contemporanee e dalla mentalità diffusa attraverso i
mass media”.
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