domenica 4 ottobre 2015

Dalla solitudine alla famiglia nella fedeltà, verità e carità.

Con la Santa Messa celebrata stamane in S. Pietro, in questa XXVII Domenica del Tempo Ordinario, papa Francesco ha aperto la XIV Assemblea Generale Ordinaria Del Sinodo Dei Vescovi, che fino al 25 ottobre prossimo tratterà il tema “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”. 

All’importante e attesa assise ecclesiale, “evento di grazia” – come lo ha definito lo stesso Pontefice- partecipano 270 sinodali  provenienti da tutto il mondo, che sono chiamati a confrontarsi in base allo Instrumentum laboris  su aspetti che riguardano “L’ascolto delle sfide sulla famiglia” , “Il discernimento della vocazione familiare”, “La missione della famiglia oggi”. 

Nell’omelia  di oggi Francesco ha enucleato i principi a cui attenersi nella discussione, nel rispetto della missione che la Chiesa è chiamata a vivere nella fedeltà, nella verità e nella carità. Il Papa, evocando Gen 2,20, ha richiamato la condizione di solitudine dell’uomo da cui scorga l’amore per un’altra persona a lui complementare (Gen 2,18) e da cui, insostituibile e infungibile, l’amore dell’uomo per la donna e viceversa.

 “Ecco il sogno di Dio per la sua creatura diletta: vederla realizzata nell’unione di amore tra uomo e donna; felice nel cammino comune, feconda nella donazione reciproca. È lo stesso disegno che Gesù nel Vangelo di oggi riassume con queste parole: «Dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne» (Mc 10,6-8; cfr Gen 1,27; 2,24).” 

E’ da questo amore, gratuito e per sempre, che può nascere la famiglia che la Chiesa è chiamata a custodire e annunciare “nella fedeltà al suo Maestro come voce che grida nel deserto, per difendere l’amore fedele e incoraggiare le numerosissime famiglie che vivono il loro matrimonio come uno spazio in cui si manifesta l’amore divino; per difendere la sacralità della vita, di ogni vita; per difendere l’unità e l’indissolubilità del vincolo coniugale come segno della grazia di Dio e della capacità dell’uomo di amare seriamente”. 

Ma “la Chiesa è chiamata a vivere la sua missione nella verità che non si muta secondo le mode passeggere o le opinioni dominanti. La verità che protegge l’uomo e l’umanità dalle tentazioni dell’autoreferenzialità e dal trasformare l’amore fecondo in egoismo sterile, l’unione fedele in legami temporanei. «Senza verità, la carità scivola nel sentimentalismo. L’amore diventa un guscio vuoto, da riempire arbitrariamente. È il fatale rischio dell’amore in una cultura senza verità» (Benedetto XVI, Enc. Caritas in veritate, 3). "

"E la Chiesa è chiamata a vivere la sua missione nella carità che non punta il dito per giudicare gli altri, ma – fedele alla sua natura di madre – si sente in dovere di cercare e curare le coppie ferite con l’olio dell’accoglienza e della misericordia; di essere “ospedale da campo”, con le porte aperte ad accogliere chiunque bussa chiedendo aiuto e sostegno; di più, di uscire dal proprio recinto verso gli altri con amore vero, per camminare con l’umanità ferita, per includerla e condurla alla sorgente di salvezza”.

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