martedì 2 agosto 2016

“Perdono di Assisi, cammino di Chiesa”

Celebrata la festa del Perdono della Porziuncola a S. Maria degli Angeli, per coglierne “il senso e l’attualità nell’attuale contesto storico” è utile riprendere la Lettera pastorale del Vescovo di Assisi-Nocera U.- Gualdo T. , mons. Domenico Sorrentino, data il 29 giugno 2016 e rivolta ai fedeli della Diocesi e ai pellegrini nell’VIII centenario (1216 – 2016) dell’indulgenza.
 
Indulgenza ottenuta da parte di papa Onorio III da san Francesco, che dando la notizia del “perdono”, il 2 agosto 1216, esclamò: «Io vi voglio mandare tutti in Paradiso!».
 
" La Porziuncola “ – scrive mons. Sorrentino – “diveniva una porta del cielo. Aperta soprattutto per i semplici e poveri. Casa dove la presenza di Dio si percepisce come una carezza e le pietre hanno il calore di un grembo materno. Tutto vi dice semplicità, non disturbata, anzi evidenziata, dall’arte che la decora, specialmente nell’Annunciazione in cui la Vergine è tutta ascolto, plasmata dallo Spirito, pronta per l’incarnazione del Verbo di Dio”.
 
Per spiegare il senso dell’indulgenza, il vescovo evidenzia il rapporto col peccato e gli effetti di questo: “Alcune conseguenze di esso ci affliggono persino quando esso è stato perdonato. Difficilmente infatti portiamo nella confessione una contrizione così profonda da aprire alla grazia tutte le fibre del nostro essere. Il peccato lascia in noi delle “scorie” dolorose. La teologia ne parla in termini di “pena”. Espressione che non dev’essere intesa come se si trattasse di punizione inflitta da Dio in nome di una giustizia “vendicativa”. Piuttosto, come spiega il Catechismo della Chiesa Cattolica, si tratta di qualcosa «derivante dalla natura stessa del peccato» (CCC 1472).
 
Peccato, dunque, come “malattia dell’anima”, che va curata: “In funzione di questa “cura”, nell’antica maniera di celebrare il sacramento della riconciliazione, che registrò diverse fasi e forme, erano previsti atti gravosi di penitenza. Col tempo si affermò una diversa pedagogia: una sorta di cura “intensiva” della misericordia, che, sulla base del perdono sacramentale ottenuto col pentimento sincero e il proposito di vita nuova, consiste nell’implorazione ecclesiale, dunque non solo individuale, di una grazia ulteriore che spinga a una risposta sempre più profonda all’amore di Dio. Nasce così l’attuale prassi dell’indulgenza” che “ espande in noi l’efficacia del perdono sacramentale, favorendo un’apertura a Dio così profonda, da disporre il nostro cuore all’incontro definitivo con Lui, quando lo vedremo così come Egli è (cf 1Gv 3,2)”.
 
Il pastore di Assisi-Nocera U.-Gualdo T. aggiunge che rivere l’indulgenza in Porziuncola “sotto lo sguardo tenero della Madre, è un po’ come lasciarci curare in un singolare “ambulatorio”, in cui Gesù, il medico divino, nella misura della nostra docilità, toglie da noi il “cuore di pietra” e ci dona un “cuore di carne”: il suo stesso cuore! «Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo» (Ez 36,36)”.
 
Indulgenza che diventa così “una energia interiore con cui lo Spirito Santo dà nuova forza al nostro impegno”. Ma l’indulgenza, attraverso la preghiera “fatta in fraterna unità” è pure  un fatto ecclesiale, andando oltre il semplice impegno individuale: “«Se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà» (Mt 18,19). Preghiera, a maggior ragione, efficace, quando vi è coinvolta, attraverso il ministero del Papa, l’intera Chiesa. Da Onorio III, che concesse questo dono alla Porziuncola, a papa Francesco, che viene a visitarla per ricevere egli stesso questo dono, brilla in Porziuncola il servizio del successore di Pietro all’unità e alla santità della Chiesa: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa» (Mt 16,18). Gesù non cessa di onorare la sua promessa”.  

E infatti, “ Con l’indulgenza si fa una singolare esperienza della comunione ecclesiale, quella che il Simbolo degli Apostoli chiama anche “comunione dei santi”. Legame profondo che ci unisce a Cristo e tra di noi, e che ha nell’Eucaristia il fondamento e il vertice”.  

E ancora, “…nell’implorare l’indulgenza, è la preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre. Anche qui in sintonia col Poverello, che amò tanto il Vicario di Cristo. È provvidenziale a tal fine che, in questo Anno della misericordia, papa Francesco abbia scelto di venire alla Porziuncola, pellegrino tra i pellegrini. Lo accogliamo con gioia. Aderiamo al suo magistero. Preghiamo per lui…”.
 
E infine, ma non da ultimo, nel segno della solidarietà, “L’indulgenza fu per Francesco anche un regalo per la gente più umile e priva di mezzi, in un tempo in cui procurarsi questo beneficio spirituale imponeva costosi e lunghi pellegrinaggi. Francesco chiese al Papa una indulgenza “senza obolo”. A misura dunque dei nullatenenti!”.
 
 
 
 

 

 

 

 
 
 
 
 
 

 

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