Così San Paolo inizia il cap. 11 della Lettera agli Ebrei, evocando l’esemplarità
della fede
degli antenati. Tra costoro spicca la figura di Abramo, nella cui fede
paradigmatica siamo stati scelti e portati a compimento in Cristo Signore. E’
edificante “vedere” la sua vita per declinare la propria insieme con Dio.
“[8]Per
fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere
in eredità, e partì senza sapere dove andava. [9]Per fede soggiornò nella terra
promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche
Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. [10]Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui
architetto e costruttore è Dio stesso. [11]Per fede anche Sara, sebbene fuori dell'età, ricevette la
possibilità di diventare madre perché ritenne fedele colui che glielo aveva
promesso.[12]Per questo da un
uomo solo, e inoltre gia segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la
sabbia innumerevole che si trova lungo la spiaggia del mare. [13]Nella fede morirono tutti costoro,
pur non avendo conseguito i beni promessi, ma avendoli solo veduti e salutati
di lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sopra la terra. [14]Chi dice così, infatti, dimostra di essere alla ricerca di una
patria. [15]Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero
avuto possibilità di ritornarvi; [16]ora invece essi aspirano a una
migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non disdegna di chiamarsi loro
Dio: ha preparato infatti per loro una città”.
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