Mentre scrivo questo post, al Nazareno nella sede del Pd è in corso il faccia a faccia tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, volto a cercare, tra perplessità, mugugni e sghignazzi, un punto d’incontro per le agognate riforme istituzionali.
Riforme su cui tanto si è scritto nel corso di questi anni, ma soprattutto di cui si continua a parlare, fino adesso in modo inconcludente. Che sia veramente la volta buona? Mi associo convintamente a quanti lo sperano, confidando – lo dichiaro – nella concretezza del segretario PD.
Tralasciando gli auspici, colgo invece questo momento per riflettere sul contenuto delle riforme che, comunque le si intenda, incidono sul motore di una comunità politica e cioè sul “potere”, sul potere di stabilire delle regole.
In politica il potere pubblico consiste, riprendendo una definizione di Raymond Aron nella “consegna ad uno o ad alcuni della capacità (riconosciuta legittima) di stabilire regole per tutti, di imporre a tutti il rispetto di queste regole o in conclusione di prendere decisioni obbligatorie, in fatto o in diritto, per tutti”. Per Max Weber “Il potere è la possibilità che un individuo, agendo nell'ambito di una relazione sociale, faccia valere la propria volontà anche di fronte a un'opposizione”.
Anche Vàclav Havel, ne’ Il potere dei senza potere (trad. di Moc bezmocných, Castelvecchi ed.) si sofferma sul senso e sulla genesi dell’opposizione. Havel, scrittore e politico, divenuto anche presidente della Repubblica ceca, è stato un tenace oppositore del regime comunista del suo Paese, sull’onda della repressione seguita alla fine della Primavera di Praga. Esponente di Chartha 77, il manifesto del dissenso in Cecoslovacchia, che vedrà il suo culmine con la Rivoluzione di velluto, che in modo non violento nel 1989 rovesciò il regime cecoslovacco.
Ebbene Havel in quello scritto spiega che il “potere dei senza potere” è il risveglio del bisogno di “vivere nella verità” contro le manipolazioni che, da qualunque parte provengano, tendono ad annullare il valore dell’individuo.
E non solo nella politica- aggiungo - che in fondo resta lo specchio della società.
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