martedì 21 dicembre 2010

“Excita, Domine, potentiam tuam, et veni”


"Risveglia, Signore, la tua potenza, e vieni”. Ieri Benedetto XVI ha pronunciato un altro discorso destinato a rimanere nella storia del suo pontificato. L'occasione è stata data dalla consueta cerimonia di presentazione degli auguri natalizi alla Curia romana.
E' dall'inizio del suo ministero petrino che Papa Ratzinger utilizza questo evento per indicare le linee maestre del suo magistero, rivolgendosi di fatto all'intera Chiesa e al mondo. Tra i discorsi, che il Papa scrive di proprio pugno, gli auguri di Natale sono l'occasione per una riflessione sull'anno trascorso.
Egli cominciò nel 2005 focalizzando l'interpretazione e l'attuazione del Vaticano II. Nel 2006 il Papa si soffermò sulla questione riguardante Dio. Nel 2007 Benedetto XVI si occupò della missione della Chiesa presso tutti i popoli della terra, mentre nel 2008 richiamò l'attenzione sullo Spirito Santo "creatore". Nel 2009 si è rivolto ai lontani da Dio, proponendo di aprire per loro "un cortile dei gentili". Quest'anno il Pontefice ha messo al centro della sua riflessione la questione della verità: perché "solo la verità salva" la Chiesa e il mondo. Del 2010, perciò, egli ha richiamato lo scandalo della pedofilia nella Chiesa, il Sinodo per il Medio Oriente con il fenomeno della cristianofobia e la Beatificazione del cardinale Newman.
Il Papa, richiamando una visione di Santa Ildegarda di Bingen a proposito dei peccati dei sacerdoti, ha detto tra l'altro : “Nella visione di sant’Ildegarda, il volto della Chiesa è coperto di polvere, ed è così che noi l’abbiamo visto. Il suo vestito è strappato – per la colpa dei sacerdoti”. Ma Benedetto XVI ha voluto ringraziare anche “i tanti buoni sacerdoti che trasmettono in umiltà e fedeltà la bontà del Signore e, in mezzo alle devastazioni, sono testimoni della bellezza non perduta del sacerdozio”.

domenica 5 dicembre 2010

"Verbum Domini"

“ …nella Chiesa veneriamo grandemente le sacre Scritture, pur non essendo la fede cristiana una «religione del Libro»: il cristianesimo è la «religione della Parola di Dio», non di «una parola scritta e muta, ma del Verbo incarnato e vivente». Pertanto la Scrittura va proclamata, ascoltata, letta, accolta e vissuta come Parola di Dio, nel solco della Tradizione apostolica dalla quale è inseparabile.

Così Benedetto XVI nell'esortazione apostolica postsinodale Verbum Domini , presentata l’11 novembre scorso. In essa vi sono condensati e fatti propri dal Romano Pontefice i lavori della dodicesima assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi - svoltasi dal 5 al 26 ottobre 2008 sul tema "La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa" . L’mportante documento reca la data del 30 settembre 2010, festa di S. Girolamo, autore della cosiddetta Vulgata ossia la traduzione della Bibbia in latino e abbondantemente citato dal Papa.

Il testo, dopo una “ Introduzione” che ne indica gli scopi, è suddiviso in tre sezioni: la prima, intitolata Verbum Dei”, mette in risalto la dimensione trinitaria della rivelazione cristiana; la seconda, “Verbum in Ecclesia, spiega la presenza della Parola di Dio nella vita della Chiesa, passando per la liturgia della parola, l’eucarestia, la preghiera dei salmi, la meditazione e il silenzio; la terza, Verbum Mundo, mette in luce la missione dei cristiani, “destinatari”, ma anche “annunciatori” della Parola di Dio. UnaConclusione”, infine ne sintetizza le idee portanti.

Il Papa si rivolge a tutti i membri del Popolo di Dio: ai pastori, al clero, ai consacrati nella vita e ai laici affinché ci sia più familiarità “con le sacre Scritture” attraverso la lettura e la meditazione personale verificata con il Magistero e sviluppata con la Lectio Divina. Il tutto avendo presente “che a fondamento di ogni autentica e viva spiritualità cristiana sta la Parola di Dio annunciata, accolta, celebrata e meditata nella Chiesa”.

giovedì 25 novembre 2010

La sapientia Crucis

La settimana scorsa Benedetto XVI ha creato 24 nuovi Cardinali. Per l’occasione si è svolto un Concistoro ordinario, cui per diritto sono invitati tutti i Cardinali che almeno si trovano nell’Urbe. L’assise è stata anche pubblica nel senso che, per la particolare solennità, sono stati ammessi pure prelati, legati della società civile e altri invitati. Il diritto canonico stabilisce che ad essere promossi Cardinali vengono scelti liberamente dal Romano Pontefice uomini che siano almeno presbiteri e si siano distinti per dottrina, costumi, pietà e prudenza nel disbrigo degli affari ecclesiali.

Scelta, quindi, ponderata alla luce dei compiti prescritti ai cosiddetti "principi della Chiesa" e cioè oltre ad eleggere il Romano Pontefice, assisterlo nel trattare le questioni di maggiore importanza nella cura quotidiana della Chiesa universale.

Il Papa all'omelia della Messa con i nuovi Cardinali ha evocato, parlando di "sapientia Crucis" proprio lo spirito del servizio dei Cardinali, precisando che si tratta di stare con Gesù sulla Croce. Ma Benedetto XVI ha messo in evidenza le difficoltà di tale prospettiva che va contro il "modo di pensare degli uomini" precisando che Papa e Cardinali sono appunto chiamati a "pensare e ad operare secondo la logica della Croce". Il Pontefice ha spiegato ancora: " Per questo sull'anello che oggi vi consegno, sigillo del vostro patto nuziale con la Chiesa, è raffigurata l'immagine della Crocifissione. E per lo stesso motivo il colore del vostro abito allude al sangue, simbolo della vita e dell'amore".

giovedì 11 novembre 2010

Coerenza nell'educazione

In realtà, noi viviamo nella carne, ma non combattiamo secondo criteri umani. Infatti le armi della nostra battaglia non sono carnali, 4ma hanno da Dio la potenza di abbattere le fortezze, 5distruggendo i ragionamenti e ogni arroganza che si leva contro la conoscenza di Dio, e sottomettendo ogni intelligenza all'obbedienza di Cristo(2 Cor 3-5)

San Paolo ammonisce il cristiano ad essere coerente con la fede che professa, sottomettendosi “all'obbedienza di Cristo” e sottraendosi alla sequela dei “criteri umani, ossia di quel modo di essere contemporaneo che i Vescovi italiani negli Orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020 così descrivono: Le persone fanno sempre più fatica a dare un senso profondo all’esistenza. Ne sono sintomi il disorientamento, il ripiegamento su se stessi e il narcisismo, il desiderio insaziabile di possesso e di consumo, la ricerca del sesso slegato dall’affettività e dall’impegno di vita, l’ansia e la paura, l’incapacità di sperare, il diffondersi dell’infelicità e della depressione. Ciò si riflette anche nello smarrimento del significato autentico dell’educare e della sua insopprimibile necessità. Il mito dell’uomo “che si fa da sé” finisce con il separare la persona dalle proprie radici e dagli altri, rendendola alla fine poco amante anche di se stessa e della vita. Le cause di questo disagio sono molteplici – culturali, sociali ed economiche – ma al fondo di tutto si può scorgere la negazione della vocazione trascendente dell’uomo e di quella relazione fondante che dà senso a tutte le altre: Senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia”. Da ciò un richiamo alla stessa “coerenza” con l'esempio per chi è chiamato direttamente o indirettamente ad educare: “In una società caratterizzata dalla molteplicità di messaggi e dalla grande offerta di beni di consumo, il compito più urgente diventa, dunque, educare a scelte responsabili. Per questo, sin dai primi anni di vita, l’educazione non può pensare di essere neutrale, illudendosi di non condizionare la libertà del soggetto. Il proprio comportamento e stile di vita – lo si voglia o meno – rappresentano di fatto una proposta di valori o disvalori. È ingiusto non trasmettere agli altri ciò che costituisce il senso profondo della propria esistenza. Un simile travisamento restringerebbe l’educazione nei confini angusti del sentire individuale e distruggerebbe ogni possibile profilo pedagogico”. Come dire che l'educazione non conosce confini.






sabato 30 ottobre 2010

L'abc dell'amore

Signore, tutto il mondo davanti a te è come polvere sulla bilancia,come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra”.

Nella bagarre morale che pervade il nostro tempo, trovo bello soffermarmi su questa Parola dal libro della Sapienza, proclamata nella liturgia di questa XXXI domenica del Tempo Ordinario. Così come puntuale giunge il monito di Benedetto XVI ai 100.000 giovani di Azione Cattolica che gremivano piazza S. Pietro. Proprio nei giorni in cui di amore si parla (e non solo) come bene di consumo con la donna che funge da oggetto, il Papa ha detto: «Voi non potete e non dovete adattarvi a un amore ridotto a merce di scambio, da consumare senza rispetto per sé e per gli altri, incapace di castità e di purezza: questa non è libertà. Molto "amore" proposto dai media, in internet, non è amore, ma è egoismo, chiusura, vi dà l’illusione di un momento, ma non vi rende felici, non vi fa grandi, vi lega come una catena che soffoca i pensieri e i sentimenti più belli, gli slanci veri del cuore, quella forza insopprimibile che è l’amore e che trova in Gesù la sua massima espressione e nello Spirito Santo la forza e il fuoco che incendia le vostre vite, i vostri pensieri, i vostri affetti». Nella stessa circostanza odierna, il card. Bagnasco, presidente della CEI, si è indirettamente rivolto al mondo degli adulti, chiamato ad essere di esempio, dì dire parole “vere e alte”, in quella che secondo gli "Orientamenti pastorali" per il nuovo decennio pubblicati nei giorni scorsi, è una sfida educativa, chiamata a rispondere al bisogno diffuso di educazione completa della persona ad ogni età. Come dire, si ricomincia dall’abc dell’amore

mercoledì 20 ottobre 2010

Il Papa ai seminaristi e non solo

Alla fine dell'anno sacerdotale Benedetto XVI ha inviato una lettera ai seminaristi, tratteggiando con il solito stile sobrio e penetrante il cammino di formazione umana e cristiana del sacerdote. E' un'altra perla pastorale di questo Pontificato per chiarezza di sintesi e per il modo come si rivolge all'intelligenza e al cuore di chi la legge. Parla ai candidati al ministero sacro, ma è sicuramente utile a chiunque per il cammino personale nella fede del Cristo. Il Papa aiuta a riflettere sul significato della preghiera quotidiana come strumento di “contatto interiore con Dio, punto di riferimento della nostra vita” e “che si dona a noi nell'Eucaristia”. Così come viene sottolineata l'importanza del sacramento della Penitenza “per opporsi all'abbrutimento dell'anima, all'indifferenza che si rassegna al fatto di essere fatti così”, e, lasciandosi perdonare, imparare a perdonare gli altri. Nell'elencare le diverse discipline che impegnano lo studio dei seminaristi, il Papa ha ricordato l'importanza del diritto canonico “nella sua necessità intrinseca e nelle forme della sua applicazione pratica”e, affermando che “una società senza diritto sarebbe una società priva di diritti”, ha aggiunto:”Il diritto è condizione dell'amore”. Altro che aridità delle norme. E, infine, sul piano della maturazione umana, il riferimento “alla integrazione della sessualità nell'insieme della personalità, intesa cioè non solo come “dono del Creatore”, ma anche come “compito che riguarda lo sviluppo del proprio essere umano”. Benedetto XVI, nell'evocare la banalizzazione della sessualità, non ha omesso di accennare agli abusi sessuali di bambini e giovani da parte di sacerdoti. Fenomeno grave, che ha sfigurato il ministero dei colpevoli oltre alle distruzioni causate alle vittime, ma che non intacca tuttavia la “missione sacerdotale, la quale rimane grande e pura” grazie a “sacerdoti convincenti, plasmati dalla loro fede. Sacerdoti che” testimoniano che in questo stato, e proprio nella vita celibataria, si può giungere ad un'umanità autentica, pura e matura”.E non è poco, anzi, vista la necessità di sacerdoti, anche in questo tempo dominato dalla tecnica e segnato dalla globalizzazione, quali messaggeri tra gli uomini del “Dio che si è mostrato in Gesù Cristo e che ci raduna nella Chiesa universale, per imparare con Lui e per mezzo di Lui la vera vita e per tenere presenti e rendere efficaci i criteri della vera umanità”. Il Dio di cui “gli uomini avranno sempre bisogno”.